venerdì 29 dicembre 2006

Non ho un buon romanzo da leggere. E' colpa di K se ci penso giusto ora. E' merito del fatto che non devo più lavorare. Passerò le prossime due settimane a curarmi da certe piccole nevrosi vecchie e nuove; mi ci vorrebbero almeno un paio di romanzi. Due romanzi ce li ho, abbandonati sul comodino: uno è Mao II di De Lillo, l'altro - ahimé - L'ombra del vento di Zafon. Il secondo ce l'ho per via di un cattivo consiglio. Il primo fu una scelta abbastanza arbitraria.
Non leggo mai romanzi commerciali. E' un dato di fatto, non sto qui a giudicare chi li legge né chi li scrive. Ma con Zafon mi sembra di leggere un riassunto, un'interminabile quarta di copertina., una serie di suggerimenti emotivi per lettori incapaci. Con De Lillo, che è commerciale in un senso diverso, mi sembra di assistere ad una messinscena fallita, mi sembra di ascoltare con imbarazzo una barzelletta di quelle che più vanno avanti e più sai che non riderai.
Credo di aver chiuso con entrambi.
Dovrò comprare qualche romanzo in edizione italiana. Se ne trovano anche a Barcellona, a prezzo ovviamente maggiorato. Le uscite di K sono ricche di suggerimenti, e ne terrò conto.

Che dire. L'anno termina un po' diversamente da com'era incominciato; certe paure hanno ceduto il passo a consapevolezze più o meno amare, passando per una spensierata confusione. Certe idee poco chiare si sono rivelate idee chiaramente sbagliate, che però mi hanno suggerito altre idee, torbidamente giuste.
C'è di che essere soddisfatti e rimborsati. Higuerra è pronto - o quasi - a dipingersi il nuovo anno con un tocco meno romantico ma non per questo meno sincero.

Una domanda: preferireste perdere il portafoglio o il bisogno di possederlo?

giovedì 28 dicembre 2006


Il sangue delle donne

C'è una pubblicità di assorbenti che va in onda in questi giorni sulle emittenti di tutta Italia.
Una ragazza dinamica e molto carina sta riordinando una pila di libri tutti uguali, e dal titolo in bella evidenza, sugli scaffali della libreria in cui lavora.
In certi giorni, si sa, si è più nervose e sembra andare tutto storto: i libri le scappano di mano e cadono. La aiuta a raccoglierli un ragazzone bello che ci prova spudoratamente con lei.
Alla fine trova pure un modo simpatico per invitarla a cena. La ragazza sorride. Non sappiamo se accetta ma sembra proprio di sì.
FINE.
Il resto della storia lo immagino così: i due vanno a cena. Lui ha preparato tutto per benino. Fa il mollicone tutta la serata.
Ma noi sappiamo già che non gliela darà perchè ha le sue cose.
Ah ah ah! Rodolfo Valentino, beccati questa!
Quando guardo 'ste pubblicità penso che il futuro sarà pure donna, intanto mi sono evitato una bella rogna tutti i mesi.

Ma ho scopero qualcosa di curioso e molto più interessante, almeno per me: il libro che cade dagli scaffali ESISTE DAVVERO!
Si chiama veramente "BILICO", ha la stessa copertina gialla e il titolo a caratteri neri cubitali. L'ho trovato in una libreria di Ostia.
L'ha scritto una donna: Paola Barbato.
Adesso, Paola Barbato è un nome noto ai lettori di Dylan Dog. In pochi anni ha scritto una manciata di ottime sceneggiature che l'hanno eletta "erede di Tiziano Sclavi", il mitico creatore dell'investigatore dell'incubo.
Ha anche firmato, senza sfigurare affatto, la storia bellissima de " Il numero 200", che segnava un traguardo molto atteso dei lettori della serie.
Se volete saperne di più vi lascio qualche link:

http://rizzoli.rcslibri.corriere.it/rizzoli/_minisiti/bilico/autrice.shtml
http://unoenessuno.blogspot.com/2006/06/incontro-con-paola-barbato.html
http://www.ubcfumetti.com/interview/0308.htm

"Bilico" è il suo primo romanzo. Lo pubblica Rizzoli. Si parla già di adattamento cinematografico.
Non so se è bello, non l'ho letto.
Non è ancora uscito in edizione economica.

Adesso mi chiedo: ma come cavolo ci è finito il romanzo della Barbato in uno spot di assorbenti?
Non lo so.
Però la Barbato è una donna e il suo romanzo è un thriller.
Tra le due cose c'è uno strano legame di sangue al femminile.

mercoledì 27 dicembre 2006


Che Dio lo fulmini!



Questo invece e` il mio regalo di buon natale a tutti, il santo pupazzetto e i pupazzetti viaggiatori. Qui il natale viene il sette di gennaio da buona tradizione ortodossa quindi non penso di essere in ritardo.
Bella pupazzetti! Bella tovarish!

martedì 26 dicembre 2006

La vita, la morte, la cocaina, i tarallucci e il vino (pranzo di Natale in tre atti)


I

Ahhh yes, la vita, vida, life, vie, Leben…
Mentre si dibatte sulla sacralità o meno della vita… il caso Welby che con puntualità luciferina si infiamma ( o si spegne) proprio sotto Natale, lasciandoci con uno sbotto di fiele in bocca che poco si adatta al clima di festa; e con qualche accenno di discussione, rancore anti-clericale, che finisce masticato per benino insieme alle porzioni sempre molto abbondanti del cenone e termina disciolto dai succhi gastrici della nostra coscienza-stomaco provocando un’acidità indesiderata ma passeggera...
Mentre il caro Higuerra ci augura a tutti “buona vita” in virtù della sua recente e spero definitiva redenzione dal suo cammino di peccatore…
Mentre io mi sento tremare ogni qual volta sento pronunciare questa parola: VITA!, perché assomiglia a un affronto chiamarla a voce piena…
La mia concezione di sacralità della vita ha uno strano senso religioso. E’ come per gli ebrei che non possono pronunciare il nome di dio…
Soltanto: la vita mi spaventa.
Mi spaventa chi nomina la vita come se lasciasse intendere il suo dominio su di essa e non invece il suo esserne totalmente soggiogato e alla sua mercè…
Mi spaventa la vita quando si conta in respiri o rantoli che scivolano via e ognuno sembra l’ultimo, quando si ostina a non andarsene da chi non desidera altro che morire…Mi spaventa quando mi accorgo che sto perdendo tempo, che indugiare nella sofferenza non porta a niente…
Mi spaventa la sua pigrizia…
Mi ha spaventato quella ragazza che, seduti a un tavolino di un bar, mentre sorseggiavo Coca Cola mi ha detto: “ Io voglio soprattutto vivere!”. Avrei voluto ammalarmi di lei perché cambiasse il mio dna, mi indicasse la strada che porta ai luoghi oscuri e alle piazze assolate, mi salvasse con un bacio dalla mia maledizione di rospo.
La vita vera assomiglia all’affanno…
O è una gomma da masticare che lascia un succo, macchia i denti e intanto ti avvelena…
E’ il vento forte che ti spinge all’indietro…
E’ l’onda che ti trascina a riva…
A volte è nel sapore delle sigarette…
Ma è anche nella pausa della lancetta prima di scattare per un nuovo secondo.
E’ dovunque, in ogni angolo. E intanto la si cerca dappertutto e sembra irraggiungibile.


II

Mi è stato fatto un solo regalo a Natale. Devono aver capito che non sono facile da accontentare e hanno smesso di regalarmi cose inutili.
Però quest’anno sul fondo di un pacchettino ho trovato “Gomorra” di Roberto Saviano.
Bang! Colpito in pieno! 1000 punti!
Non me l’aspettavo proprio.
Grazie!
Tralascio qualsiasi altra lettura e mi ci tuffo a testa bassa.
La scrittura è fluida quanto basta, molto dettagliata, ha gli accenti del reportage e i colori del romanzo d’orrore. Saviano è documentatissimo, sembra conoscere bene l’argomento trattato e – maledetto!- è giovanissimo (classe 1979!).
Quello che mi colpisce è l’ampiezza del suo discorso. La camorra non è un fatto limitato, locale. E’ una criminalità ramificata, potente e vicinissima a chiunque. Non è una realtà segreta e inaccessibile ma il lato complementare e oscuro del mondo conosciuto.
I boss non sono dei briganti ottocenteschi ma evoluti, oscuri, aggiornatissimi imprenditori di alta finanza. Applicano per davvero, e senza l’ingerenza e i controlli dello stato, il principio del liberismo economico più sfrenato. Sono una multipotenza che fattura cifre da capogiro, arriva dovunque nel mondo. Sono anche un enorme laboratorio d’osservazione e studio nel reale per le teorie economiche, sociali e filosofiche.

I criminali, tutti, sono un esempio concreto di nichilismo attivo. La criminalità non discute ma realizza davvero un completo ribaltamento di tutti valori e di ogni morale. La vita di un criminale è un feroce e limpidissimo esempio di volontà di potenza; e al tempo stesso una corsa verso la morte, attraverso la morte- una sfida persa in partenza. Il più delle volte verso una morte violenta.
La morte è dovunque in “Gomorra”, già dalla prima pagina.
La cosa più sorprendente è che Saviano è chiaro che ha paura, una paura maledetta. Le morti che descrive sono atroci: cadaveri ammassati, crani che si spaccano, omicidi con la motosega, mitragliate che falciano sedicenni, colpi in fronte o al cuore, sangue, interiora, escrementi, cattivi odori.
Saviano ha paura della morte. “La morte è schifosa”, lo dice lui. Eppure si è scritto la sua condanna a morte lunga trecento pagine e diventata un best-seller che io leggo comodamente seduto in poltrona.


III

Ma tra le molteplici prospettive di fuga che offre il suo libro quella che mi ha colpito di più è una piccola parentesi. Riguarda l’evoluzione del mercato degli stupefacenti e l’ascesa della cocaina come droga di massa.
Riporto il passo alla lettera:

“Il mercato secondiglianese ha superato le vecchie rigidità dello smercio di droga; riconoscendo nella cocaina la nuova frontiera. In passato droga d’élite, oggi grazie alle nuove politiche economiche dei clan è divenuta assolutamente accessibile al consumo di massa […]. Il 90% dei consumatori di cocaina secondo le analisi del gruppo Abele sono lavoratori o studenti.
La coca si è emancipata dalla categoria di sballo, diviene sostanza usata durante ogni fase del quotidiano, dopo le ore di straordinario, viene presa per rilassarsi, per avere ancora la forza di fare qualcosa che assomigli a un gesto umano e vivo e non solo un surrogato di fatica.
[…]
Un solvente della fatica, un anestetico del dolore, una protesi della felicità.

Ci sono rimasto secco.
Mi ha detto qualcosa che era sotto i miei occhi ma non riuscivo a mettere a fuoco.
Adesso, da qualche anno ho incontrato davvero un numero sempre maggiore di gente che fa uso di coca. Gente insospettabile: coetanei, studenti, colleghi; il direttore della testata giornalistica per cui ho lavorato, padre di famiglia e di sani principi, non disdegna la botta abituale; soprattutto nel sottobosco del cinema e della televisione. Però quasi tutta gente comunissima.
Ho imputato questo ai rischi del mestiere e della maggiore età.

Un amico mi ha detto un giorno: “La cocaina sarebbe la droga ideale per te.” Intendeva dire che sono un tipo poco dinamico e incline alla depressione. Ma questa cosa la sapevo già: me l’hanno detta- in altri termini- mia madre, insegnanti, psicologi, gente incontrata su un treno e mai più rivista, le donne che ho amato.
Non ho mai fatto uso di coca, sia ben inteso. Neanche voglio colpevolizzare chi lo fa. Non voglio intavolare un discorso sulla liberalizzazione o meno. Fate come vi pare, fate quello che volete.
Io la coca non la prendo soprattutto perché mi fa paura. Come la vita.
Anzi, la cocaina assomiglia pure alla vita. Alla vita che sembra sottintesa nella parola, alla vita che è brama di vita, che ognuno vorrebbe sentire battere forte nel petto e che si avvicina pericolosamente alla morte.
Per quel che mi riguarda ho capito una cosa molto scema. Mi sento vivo con la musica alta nelle cuffie. Mi sento rinascere con un riff di chitarra, anche dei più stupidi ma di potenza efficace. Mi sento vibrare quando sento Jeff Buckley cantare “Grace”, o quando i Rammstein suonano “Du hast”, nella rullata di batteria di “LA woman”, nell’urlo primitivo di qualche voce del rock. Certe volte anche un gruppo di merda come i Placebo (nome azzeccatissimo!) può funzionare alla grande.
Aveva ragione Elio. Il jazz, la fusion… si vabbè: ma il rock’n roll!
Sarà pure musica del demonio, come diceva un certo Ratzinger in tempi non sospetti, ma mi ha salvato la vita in più occasioni.

domenica 24 dicembre 2006

A natale siamo tutti come eravamo. Il che vuol dire che le belle persone non smettono di essere tali.
Te quiero Maga

sabato 23 dicembre 2006


Sto girando un film.
I miei film sono sempre scrausi, ma a volte mi dico che da cento film più o meno scrausi si potrebbe tirar fuori un portfolio decente, almeno dal punto di vista quantitativo. Il punto è che nella mia carriera di regista ho girato una manciata di cortometraggi, nessuno dei quali, tra l'altro, passerà alla storia.
Desesperecer mi aiuta nelle riprese; le nostre collaborazioni parigine avevano sortito risultati mediocri ma anche divertenti. Oggi la sfida è girare i cinque minuti di cinema più noiosi della storia. E' divertente ma mica è facile.

venerdì 22 dicembre 2006

w.lowcostgeneration.blogspot.com
se vi va visitatelo
ancora niente foto ma pensero` anche a quello
al piu` presto
Cari amici miei, quelli che conosco e quelli che ancora debbo conoscere (ogni sconosciuto e` solo un probabile amico che ancora non si conosce e qui vi lancio il primo sassolino cari sconosciuti miei...) molti sapevano che avevo una in mente qualcosa, pochi sapevano cosa e molti si immaginavano qualcosa, che sicuramente era sbagliato. Ma non ha importanza perche era proprio quello che volevo.
Diciamo solo che ora (anche se temporeneamente ho creato un mio blog. Basta che digitate lowcostgeneration al posto di cafeabsurd e ne saprete di piu`...
Ora il mio blog e` ancora vuoto, solo oggi e iniziata la mia avventura, quindi e` ancora vuoto (provvedero` al piu presto forse anche domani) ma posso dirvi con molta gioia che il freddo che congela la fiamma della sigaretta la fa durare indubbiamente di piu` (e questo mi fa indubbiamente felice poiche` e` al pieno con il pensiero low cost, massimo sforzo e maggior risultato) e che scrivere in latino utilizzando una tastiera cirillica e` al quanto complicato ma faccio del mio meglio... Ragazi miei in poche parole torna a casa russia!
Vi bacio tutti con l`alito di vodka che e gia` impregnato dopo la prima sera trascorsa (che e` ancora non e` finita tra l`altro) e con il cuore pieno di lacrime di gioia.
Dasvidanie dalla patria di tutte le snaporize del mondo.
Il vecchio Greg.
PS< Bak ti voglio bene come a pochi ma dovrai aspettarmi ancora!!!
PPS> K Ci vediamo quando torno, in bocca al lupo per la casa...
PPPS? Ci sono riuscito a stupirti?
PPPPS+ Sganas questo e` il paese per te...

mercoledì 20 dicembre 2006

Se c' è una cosa che ho imparato dopo il mio post domenicale è che bisogna diffidare il più possibile delle frasi e delle espressioni fatte, che tanto per fare un esempio concreto, "dicono tutto e niente". E bisogna pure evitare poeticismi, oscuri passaggi letterari e sintattici, metafore ardite e incomprensibili.
Finisce che il messaggio non viene recepito, qualcuno finisce per non dormirci la notte, si tira avanti una settimana sul significato o meno di una parola o di una frase. Per rimediare alle mie colpe ho deciso di cospargermi il capo di cenere, lasciando che per un giorno chiuque voglia possa ciccare la sua sigaretta su di me.
Oggi sono pieno d'amore.
Prendetene tutti e fateci quel che vi pare.

E' arrivato Safety Man!
C'è il problema ineluttabile del diventare adulti. Erroneamente si dice "diventare grandi". Erroneamente lo si diventa.
Ci ho provato anch'io a mettermi cravatte e giacche per vendere ferramenta, ma non era edificante dire mille e più bugie al giorno. Eppure sembravano tutti più fieri di me.
Sinceramente diventare adulti non è altro che imparare ad occuparsi di se stessi, che non è solo pagare le bollette o avere sempre, almeno, un paio di mutande pulite nel cassetto ... eccezion fatta per chi il cassetto lo tiene ben chiuso per non far scappare i sogni repressi in più tenere età.
Ho cercato esempi da imitare ma le biografie dei grandi spesso parlano di coincidenze e botte di culo, o semplicemente riducono ad un fatto lineare e semplice la costruzione di una carriera ...
ad esempio ... un momento solo che cerco su google ...
... non c'è niente di ...
meglio wikipedia ... un attimo di pazienza ...
... non cambiate blog ...
... ecco, ci siamo quasi ...
Sì, ad esempio ... Stanley Kubrick:

Le origini

Nasce il 26 luglio 1928 nel quartiere newyorkese del Bronx da genitori ebrei. Il padre è un medico austriaco emigrato in America in seguito alla Prima Guerra Mondiale. Fin da bambino Kubrick si appassiona ai miti dell'antica Grecia ed alle fiabe nordiche, ma soprattutto al gioco degli scacchi e alla musica jazz. Per un certo periodo, prima di cominciare ad occuparsi di cinema, sbarca il lunario anche grazie a gare di scacchi e impara a suonare la batteria.


Già questo "fin da bambino" la dice lunga, poi "sbarcava il lunario" giocando a scacchi ...

1928-1950: Kubrick e "Look"

All'età di tredici anni riceve in regalo da parte del padre una macchina fotografica. Fin da da bambino rimane affascinato dalla tecnica fotografica e nel 1942 vende alcune foto alla rivista Look. Dopo aver conseguito faticosamente il diploma, comincia a lavorare per Look come fotografo.

A 19 anni trascorre cinque sere a settimana nella sala di proiezione del Museum of Modern Art di New York a guardare vecchi film. Quattro anni dopo essere stato assunto al giornale, decide di dedicarsi anche al cinema. Nel 1949 dirige il cortometraggio Day of the Fight, autoprodotto con soli 3900 dollari raggranellati tra parenti ed amici, e che rivende alla RKO per 4000 dollari.

Il successivo cortometraggio, Flying Padre, viene finanziato dalla RKO per 1500 dollari.


Capite cosa voglio dire? Bisogna essere un buddha on un JC per avere una vita brillante e piena di soddisfazioni ... ?
Il fatto è che è tutta una menzogna. Non si può sognare una biografia così ed ottenerla ...
Certo, è anche vero che nessun biografo scriverebbe mai che Kubrick aveva la moquette nel gabinetto e faceva la cacca leggendo la settimana enigmistica con le pantofole di Titti e Silvestrino. MA NEMMENO MI DEVI RACCONTARE LA BALLA CHE BASTA ANDARE IN GIRO CON UNA MACCHINA FOTOGRAFICA, POI ENTRARE NELLA STANZA DEL CAPOREDATTORE DI VOGUE, INFINE VENDERGLI DUE FOTO COSI' ... la vigilanza ti picchia molto prima e poi ti scaraventa in strada.
No, non sono un fanatico della meritocrazia. Voglio solo difendermi dalla pubblicità sleale che gli oligarchi del sistema mi vogliono propinare.
Ammetto che in un primo momento mi deprimeva molto tutto ciò, non Kubrick in sè, ma in generale questo "Ah, si! Lui era un grande, non come te misera merda ... per domani studiare la biografia e una poesia dell'autore a memoria!".
Così impari le parole degli altri a memoria e non hai più neuroni liberi per provare a creare qualcosa di tuo ... Nessuno ti chiede più cosa vuoi fare da grande - il pompiere, l'astronauta, il macellaio, ... - e nemmeno se vuoi diventarlo.
Arrivi anagraficamente ad un età in cui la scuola finisce. I tuoi genitori ti guardano, si guardano, poi ti riguardano e sentenziano: "OK! Ora sei grande ... vai a lavorare!".

O-<-<


Per una volta ci sta bene non dormire, per una ragione che non è stare in giro a fare il matto, che non è stare in buona o cattiva compagnia, che non è aver bevuto qualche caffè di troppo, che non è avere un impegno che non si può rimandare all'indomani.
La ragione è una straordinaria lucidità, ed è una cosa, questa, che capita davvero poche volte nella vita, e bisogna saperla cavalcare.
Diciamo che il beluga è un mammifero acquatico; fuori dell'acqua non sopravvive ma non può stare manco troppo a lungo in apnea.
E' vero, poi, gli spartiacque non ce li si crea da soli, e non ce li impone alcun sistema; gli spartiacque, come tutto, vengono a caso. E il caso non ha affatto il gusto del complotto, anzi, è l'unica forma di giustizia in cui credo, fermo restando che la sua azione andrebbe giudicata, se così si può dire, sull'eternità del tempo.
Non c'è più alcun filo da tirare per sbrogliare la matassa, e non c'è alcuna matassa. C'è solo da evitare di annoiarsi, avvilirsi e abbrutirsi inutilmente.
Qualche giorno fa ho dato il preavviso a quelli del lavoro che mi licenzio; il 1° gennaio del 2007 sarò a spasso, con la seconda e ultima busta paga spagnola in tasca. L'ultima per ora, sia ben chiaro. Poi, per due settimane, mi godrò il sicuro spettacolo di una Barcellona in dissolvenza, dissolvenza che mi auguro sia il meno possibile incrociata con quel che viene dopo.
Il 13 di gennaio con tutta probabilità suonerò in concerto con i Superfoley, il gruppo pop di cui faccio parte in qualità di batterista da due mesi, e che presto dovrà fare a meno di me.
Sì, perché il 15 di gennaio torno a Roma e ci resto, diciamo a tempo indeterminato. Non sono bravo a tener segrete le notizie importanti. Non sarò mai contattato da una loggia massonica per un colloquio di lavoro.
A Roma dovrò scrivere una tesi di laurea e appurare un certo numero di cose di cui, per me, sono già assolutamente certo: scrivere un articolo per una rivista, suonare la batteria tre volte a settimana, lavorare da cameriere, uscire tutte le cazzo di sere, dare un peso più giusto al tempo ed al denaro, smettere di dormire, subire nella distanza eppure molto da vicino l'agonia di una storia d'amore, son tutte cose che una volta che ne hai capito il meccanismo puoi farle, volendo, in qualsiasi posto del mondo e in qualsiasi momento. Quel che conta è non perdere mai il senso dell'orientamento e della priorità. E in questo, solo in questo, non mi sento ancora del tutto a mio agio, malgrado l'Anagrafe mi consegni senza appello a quell'età adulta di cui recentemente s'è parlato in questa sede.
E poi arriva il giorno che trovo una gigantesca gomma da cancellare.

martedì 19 dicembre 2006


Hybris

Qualcuno di VOI saprebbe dirmi se c'è un modo di personalizzare degnamente i modelli grafici di blogspot?

Inter(n)o giorno.

"Café Absurd, è tutto il giorno che sono qui.

Strano Ottobre questo, a seguito di interminabili piogge settembrine … ingiustificate oltretutto. E giù a dar colpa al clima che è cambiato, all’inquinamento, al buco nell’ozono (o si dice “dell’ozono”?) etc etc. I giovani d’oggi non hanno più rispetto e si stava meglio quando si stava peggio. Spero che il futuro mi garantisca almeno le briciole da gettare ai piccioni.

Oggi il Mason è pimpante di gioia dopo essersi tolto la sottisfazione di elargire pernacchie sottovoce al capitano di Confindustria, ieri ospite alla Luiss.

Eh si, perché Mason ha capito tutto (o chi per lui), almeno con una bella laurea in economia sarà costretto a lavorare e guadagnare, e non lo dico con invidia ma bensì con lode. Lui è proprio un bravo ragazzo.

Come sempre parcheggia male il vecchio pandino (simbolo dell’implorata pensione che non arriva mai) e sgrattando sul suolo la porta-a-vetro del baretto allarga il ghigno più del solito accompagnando il gesto con un’alzata di sopracciglio sx (la sua sx). Io rispondo col segnale e lui inizia un miscuglio di parole e riso ormai da tempo sulla punta della lingua.

- A regà, nun potete capì …

Così inizia le frasi il Mason, “A regà, nun potete capì …”. Viene voglia di rispondegli “Vabbè, e che ce lo racconti a fa”, ma lui non se lo merita. Il Mason è troppo un bravo ragazzo.

Fiskiper, senza voltarsi (cosa che ha imparato a fare grazie ai films di Coppola), reagisce in compostezza, senza smettere di ciccare la sigaretta e penetrare con lo sguardo la mia minacciosa e suicida regina.

- Ch’è successo stavolta?

- Ieri in facoltà c’era un’ospite importante, indovina …

- Chi? Berlusconi, Fazio?

- Ci sei quasi, si trattava di L-U-C-A-C-O-R-D-E-R-O-D-I-M-O-N-T-E-Z-E-M-O-L-O!!!

- Mecojo…

Replicò Fiskiper con tono ironico.

- E vuoi saperne di più? Sono riuscito ad entrare, spernacchiarlo ripetutamente e ad andarmene senza essere picchiato dai gorilla che assediavano l’aula magna.

- Ecco, adesso ti rispetto un po’ di più.

- E a te Haikel, come va?

Guardandomi scorge uno sguardo affranto e solcato da profonde occhiaie.

- Beh, ringraziando Dio ancora non ho un lavoro e quindi ho tempo da perdere, ma putroppo sono alla seconda settimana di Ramadan e quindi il tempo da perdere tortura ogni singolo pensiero con polli arrosto, pesci al forno, pastasciutte e litri di vino rosso che invocano in coro il mio nome intonando una dolce melodia. Quindi scusami se non sono di buonumore neanche oggi, almeno per questo mese ho una giustificazione valida.

Beh, non volevo trattarlo male, ne tantomeno rovinargli la giornata, ma tanto poi ci pensa Fiskiper a difendermi e puntualmente …

- Lascialo stare, oggi è cosciente di perdere rovinosamente … guarda, già tenta la carta del suicidio.

- No, è che mi sono entusiasmato lì in aula. E poi era così, per sfogarsi, visto che il sessantotto è finito presto e a noi non è rimasto niente.

- Mah, mi verrebbe da dire che il sessantotto non sia mai finito e che siano state sconfitte sia le destre che le sinistre …

- Basta – interrompo io – non mi rompete i coglioni di prima mattina …

- Veramente sono le 11.

Il mio sguardo freddo e stanco fulmina il Mason

- Te sei un futuro membro della borghesia romana, e te – rivolgendomi a Fiskiper – sei un proletario di destra. Vista l’imminente scomparsa delle categorie sociali a favore della “famigliola del Mulino Bianco” e vista la contradditoria applicabilità di un socialismo di destra, vi consiglio di starvene un po’ zitti che sto pensando a come salvare il culo del mio re.

A questo punto avrei voluto che entrasse Nanni Moretti e mi scritturasse come sceneggiatore per i suoi comizi da girotondino. Eppure io non sono di sinistra, io i soldi li vorrei, e vorrei pure la barca a vela e l’appartamento in centro.
Ha fatto bene Beluga ad andarsene in quel di Parigi."

O-<-<

Ps. Non è affatto vero.


lunedì 18 dicembre 2006

Vorrei scorgere un giorno LeCannu, mettendomi in balcone verso sera, spiarlo giocare con una mela ogni volta diversa di colore. Vederlo correre, un istante dopo, di colpo, all'altro lato della strada, senza che altri, salvo lui ed io e la mela, ne sappiano il motivo. E che Falena mi desse, una volta, nel tempo di una sigaretta o due, un paio di consigli su qualcosa di cui persino lui s'intende poco. Mi piacerebbe che Arduino Kakor si decidesse a scrivere quel libro di cui mi riferì nel '78. Sul vino era, mi pare. Sì, sul ruolo del vino e del formaggio nella storia del terrorismo nel nostro Paese. Che K mi raccontasse la trama di un film che ha visto solamente lui, cosicché mi passi la fantasia di esserne il secondo spettatore. Che Sgamas mi rinfrescasse le idee su come ci si merita un applauso nell'uscire di scena. Un tempo abbiamo fatto del cattivo teatro insieme; ed io son sempre stato suppergiù un allievo distratto e smemorato. E infine, che il Maestro Bak sapesse che tutte quelle idee che son venute fuori oggi pomeriggio in un caffè hanno un senso diverso dal previsto, perché i burocrati han deciso, pare, che Denti non sarà il mio relatore per la tesi di laurea quinquennale.


bo bo booo! manifestazione d'allegria
ci simu beddi
Il buongiorno, dice, si vede dal mattino; non avendo visto il mattino mi accontenterò di un buon pomeriggio e magari in serata, per evitare sorprese, vado a letto presto.

E' piacevole svegliarsi e trovare sul proprio blog notizie del caro concittadino HaikelBak. Il quale, vincendo una doppia sfida, posta un pupazzetto-disco-ballerino-animato-bisex. Io, che il Bak lo conosco, dico che quando gli vengono fuori cose così allora il mondo, seppure per pochi istanti, sta girando nel verso giusto. Linko il suo nuovo blog nell'apposita sezione.

Con questo post eguaglio, dopo mesi e mesi di rincorsa ed alterne fortune, il numero di pubblicazioni di http://noneraprevisto.blogspot.com , il grande blog di LeCannu; mi accontento di questo piccolo traguardo, non potendo facilmente raggiungere le stratosferiche cifre della sua utenza! :)
Vero è che LeCannu ultimamente ha un po' rallentato; vorrà dire che ha qualcosa di meglio da fare che curare il suo spazio virtuale, e ne siamo felicissimi.

Alterni Saluti

Accetto la sfida di K e di Higuerra ...
Scusate, oggi sto usando il blog come fosse una chat. Bisognerebbe provare l'inverso ...

Sono caduto anch'io nella tentazione di inaugurare un blog.

haikelbak.blogspot.com

domenica 17 dicembre 2006

Polemiche a parte, questa domenica è ottimista e ritardata.
Sto cucinandomi qualcosa che somiglia ad un pranzo. Forse più tardi uscirò e andrò camminando fino a piazza Catalogna, che se la Fnac è aperta mi compro una cassetta miniDV e inizio a fare il videoidiota in giro.
La mia Canon non ha ripreso un solo secondo della vita di questa città, da quando ci abito. Un tempo, trovandomi lontano da casa, non avrei fatto altro che girare e girare.

Ma boh, forse non andrò alla fnac e non comprerò alcuna cassetta.
E' quasi buio e la mia Canon di notte non ci vede bene.

Essere Sestessovich (relativamente ai commenti al post De Profundis di un blogghista di merda, redatto da K)

Caro anonimo, non a caso dicevo che gli spartiacque mi piace impormeli da solo. Per me non si tratta di conformarsi al senso comune, si tratta di godersi il piacere della "differenza". Calarsi in mondi e personaggi differenti è quello per cui vale la pena vivere. Per me, intendo. Fermo restando che non capisco cosa mai significhi non essere sé stessi. Proprio non ci arrivo.
Poi, se essere se stessi significa sentirsi a disagio quando si incontra il "differente", allora davvero non mi interessa.
I poeti maledetti non vanno di moda - del resto non vanno di moda neanche le Metamorfosi di Ovidio e l'Ovomaltina - ma "essere se stessi" oramai lo dicono solo a Miss Italia.

www.myspace.com/haikelbak

Sono ovunque ... nella città ... ti dico cosa devi e non devi fare, cosa ti può capitare se non mi presti attenzione, dove puoi e dove non puoi andare ...
Caro amico metropolitano, come vedi ho preso voce in capitolo e ti osservo da ogni angolo di strada. Anche tu devi comportarti da pupazzetto modello.
Ti ho visto, sai, quando attraversavi con il rosso ... eppure mi ero ben illuminato per illustrarti il da (non) farsi. Ti tengo d'occhio!

O-<-<

De profundis di un blogghista di merda.

Bello "Fight club", davvero.
Ha una storia che, non so come, fa centro in pieno. Per niente banale.
Lo pensavo mentre ero in macchina qualche settimana fa.
La macchina è diventata il mio pensatoio ideale. Concentrato sulla guida, deconcentrato dalle luci e dal flusso tutto intorno i pensieri mi sgorgano da dentro senza troppi filtri.
Mi sono detto: "Caro Cristian, è inutile che ti sbatti tanto qua e là. E' molto probabile che tu nella vita non combinerai mai un cazzo di importante."
Mi sono vergognato subito di questo pensiero.

Però ho capito che a un certo punto dell'esistenza uno è costretto a fare una scelta. La scelta è spesso quella di mettere la testa a posto. Basta con le stronzate e il cazzeggio giovanile, è ora di crescere!
Di solito a questo punto, uno si dedica con impegno al lavoro, mette i soldi da parte invece di sperperarli, cerca di rendersi autonomo.
E' una cosa nobile diventare adulti, ma è una scelta conformista.
Abbiamo passato tutta la prima parte delle nostre vite a imitare i grandi, a giocare con le bambole, a giocare al dottore o al soldato.
Diventare grandi vuol dire soltanto che adesso quella maschera te la sei meritata, è tua di diritto. Ma il gioco è finito e non è più divertente.
Certo, ci sono pure adulti molto spiritosi e apparentemente spensierati ma in genere sono guardati con sospetto.

Tyler Durden si presenta nel momento in cui ti accorgi di quello che hai perso. E' nel momento in cui ti risulta penoso guardarti allo specchio per quello che sei. Uno si crea un'identità fittizia a suo piacimento per continuare a sopravvivere.
Un tempo me ne fottevo, poi ho capito che facevo solo finta.
Un tempo mi ubriacavo volentieri, se potevo. Oggi lo trovo stupido.
"Che fai? Esci con noi stasera?"
"No, vado a dormire presto. Domattina mi devo svegliare all'alba. Lavoro, io. Sono un tipo serio."

Ci vuole molto coraggio, determinazione, delle doti innate e soprattutto una lucidità prodigiosa per scegliere in tempo di diventare Tyler Durden e non l'anonimo protagonista del romanzo/film.
L'immaturità, una serie di comunissime coincidenze mancate, certe promesse-miraggio ti spingono sulla strada più sicura.
Il lavoro mi ha dato stabilità. Psicologica, prima. Economica, in parte, col tempo. E' diventato un'ossessione. Mi ha dato abbastanza e io gli ho dato moltissimo.
Ho detto, me ne vado di casa e sono stato orgoglioso di me stesso. Adesso mi ritrovo a dover fare i conti sempre e in continuazione. A dovermi guardare sempre intorno. Ad avere il respiro corto, l'angoscia nelle tasche e nè il tempo nè la forza o la convinzione per una qualsiasi ipotesi di ribellione.
Insomma, vivo a casaccio, lasciandomi rimescolare col mestolo nel pentolone grande e cuocio a fuoco lento.
Benvenuto nel mondo crudele, no?
Beh, forse era pure ora. Ho 25 anni, cazzo.

Poi l'altro giorno ero nella metropolitana, aspettavo seduto il convoglio. Hanno passato negli altoparlanti "Una vita da mediano" di Ligabue e l'ho risentita con curiosità.
Davvero, Luciano, ma cosa ti passava per la testa quando l'hai scritta? Non ho mai sentito una canzona più trishte, rassegnata di quella: un canto alla sconfitta, all'anonimità, alla dignità invisibile degli ultimi.
Per fortuna che ero di buon umore e tutto si è risolto con una risata scacciapensieri, altrimenti avrei meditato se buttarmi o no sotto al treno.
Adesso invece sono in camera, ho le cuffie. Ascolto Vasco Rossi col volume alto.
"Voglio una vita spericolata..." si vabbè!
Però ho voglia di mettermi a cantare anch'io a squarciagola e sognare la vita spericolata che non credo avrò mai.


Certo, per voi è domenica mattina. Uno si sveglia, dice: "Fammi dare un'occhiata al mio blog preferito" e si ritrova il poema epico di uno squilibrato.
Perdonatemi.
Davvero.
Ma se siete arrivati sani e salvi fin quaggiù vi ringrazio di cuore. Erano pensieri a cui tenevo molto e non mi è riuscito di essere più sintetico di così.
Se non ci siete arrivati o condividete poco e niente di quanto detto fin qui, non importa. Vi posso comprendere.
Hitchcock diceva che non si dovrebbe mai scrivere di notte. Al mattino si scopre di avere detto soltanto scemenze e ovvietà.
Spero che avesse ragione.
E adesso: buona domenica!

venerdì 15 dicembre 2006

Lavorare meglio, lavorare nessuno

Oggi ho capito che il lavoro non stanca. Ho fatto un turno di 8 ore e non mi sono affaticato per niente. Di solito dopo un turno di 8 ore esco dal negozio con un certa voglia di uccidere. Oggi no, proprio no. Che è successo?
E' successo che non c'era A**x, il responsabile, o meglio l'irresponsabile, del negozio. Con i suoi assurdi cambi di ritmo, le sue paranoie (levati quel braccialetto), le sue ossessioni (anche un semplice caffè va servito al tavolo, non importa se il cliente sia una vecchia o il capitano della 4x100), la sua voce a trombetta, il suo disgustoso deodorante. Giuro che ho lavorato senza sosta e non mi sono affatto approfittato della sua assenza. Quando i lavoratori sono sereni e messi in condizione di ragionare il lavoro e la fatica rispondono a leggi distributive, non accumulative.

A house is not a home

Una volta se alzavo lo sguardo all'insù vedevo soprattutto il cielo e forse gli alberi. Oggi vedo soltanto case.
Ma...attenzione! Questo non è un post nostalgico, nè tantomeno ecologista.
Quando sul percorso di un treno la sera si butta lo sguardo verso le case a lato della ferrovia è bello guardare la vita degli altri dietro quelle finestre.
Io per strada e con la testa all'insù vedo più che altro soffitti. Arazzi quando mi dice bene, e soffitti altissimi. Il più delle volte lampade al neon di uffici o soffitti giallastri per la luce accesa di lampadari. Tende chiuse. Ritagli di librerie e molto di rado qualche ombra in movimento.
Uno cerca una casa come cerca la donna ideale. Ci sono case bellissime da fuori che valgono molto meno dentro. E viceversa.
Morale: mai giudicare una casa dall'aspetto esteriore.
Alcune di queste sono ampie e luminosissime o ti danno una vista fantastica.
Un terrazzo dalla giusta angolazione ti offre la prospettiva centrale di viale Marconi. Niente di che, forse, ma meglio di quanto crediate.
E mi ricordo quella volta che siamo andati in un attico di Ostia per una consegna e dal terrazzo abbiamo visto il mare.
Il mare è uno spettacolo meglio di qualsiasi cinema. (Però la salsedine ti mangia i muri e ti insozza i vetri).
Io giro per strada con la testa all'insù e mi dico: " Ci sarà pure una stanza e un letto da qualche parte che fanno per me. Magari dietro queste mura e io non lo so."
Certo che c'è.
Questo mi riempie di gioia e disperazione.

Intanto però ne approfitto per ringraziare CasaRussia. Ti devo una serata, come a qualcuno si deve una cena o un caffè.
Avrai mie notizie presto.

mercoledì 13 dicembre 2006






Pensavo, giusto ieri, al fatto che i protagonisti dei film hanno spesso un peccato più o meno originale da espiare, e devono espiarlo nel giro di un'ora e mezza circa; se poi il peccato è più grande magari ci vogliono quattro ore, come nei Dieci Comandamenti di DeMille. L'espiazione passa in molti casi per il dolore fisico, perché in fin dei conti è una cosa facile da rappresentare, a differenza del dolore chimico.

Ora, LeCannu conosce la mia teoria degli spartiacque. In primo luogo mi chiedo se mai abbia tentato di metterla in pratica. In secondo luogo sento di affermare che è una teoria molto valida.
Si tratta di rompere di tanto in tanto la continuità degli eventi facendo qualcosa di espressamente memorabile, in modo da poter dire, un giorno: io prima di tale cosa ero così, poi feci la tale scelta e oggi sono colì. La differenza tra così e colì, per chi non se ne fosse accorto, consiste in una consonante.

Chiaramente tra uno spartiacque e l'altro le esperienze si confondono, e la vita assomiglia alla televisione. Ma ciò è normale e serve a giustificare il tempo imperfetto: io in quel periodo facevo questo e quello. Che se avessimo solo gli spartiacque saremmo costretti, parlando dei tempi andati, ad utilizzare solo i tempi perfetti o il passato prossimo. E il passato prossimo a me, personalmente, non piace; per non dire dei tempi perfetti, che quando li usi ti senti vecchio e siciliano.

Ora non ricordo dove volevo arrivare con la questione dei protagonisti dei film che devono farsi male per poi guarire, altrimenti il film non va avanti.

Posso dire che stasera ho giocato a calcetto, soffrendo abbastanza e segnando un certo numero di gol decisivi per la mia squadra. Credo 3 o 4. La partita è durata un'ora circa, come Dumbo, ed è finita 7 a 3 per noi.
Maga, facci una magia..

martedì 12 dicembre 2006

Mi sfilo il guanto e il dito freddo non si fa sentire ... suppongo sia freddo ...
sperimento il sapore inesistente delle adorabili e scrocchiarelle pellicine da strappare con i denti. Ognuno ha i suoi vizi.
Ridotto all'essenziale, l'aagliolfabeto in tastiera si muove da solo e per sb
Ridotto all'essenziale, l'alfabeto in tastiera si muove da solo e per sbaglio mi ritrovo daccapo a ... ctrl-c, ctrl-v.
Bel Blog ... però ... K, Casarussia, bei post.
Post-chè? Post-io.
Metropolis BCN si muove in fretta intorno a piazza catalogna e io psicologicamente seduto in panchina mi faccio s-pettinare dal caos e dal rumore pesante: fuggo via.
Faccio sogni strani e forse doma(ene - vedi riga 13)ni mi svegliero ubriaco su di un albero domandandomi come ho fatto a volare fin lassù.
A turno amici di amici vengono in visita e mi trovano b(vedi riga 11).
ctrl. Ecco di cosa ho bisogno. Mattanto non mi va.
Wireless gratis per tutti myfriends.
Devo riordinare le idee. Mattanto non mi va (vedi riga 14).

Pupazzetto bello come me ...
O-<-<


Per l'autista del 998 che aveva il maglione bianco, cicciottello: vorrei conoscerti. Rispondimi, sono bionda.

[tratto da Messaggi e pensieri d'amore, Leggo, quotidiano gratuito]

UN POLLO OGGI

Tecncamente lavoro ancora allo Shaki wine bar Roma anche se ancora per pochissimi giorni. Questo mi rende sollevato ma anche un po triste. Ciò è contrastante ma porta allo stesso risultato. Visitare finalmente il proprio posto di lavoro come un normale cliente, magari la sera dopo aver staccato dal turno pomeridiano. E come guardarsi indietro, ti mangi un pollo e rifletti su come poteva essere gustoso e su come hai fatto bene a mangiarlo tutto e non a lasciarne una parte per domani. Quindi ti convinci delle tue decisioni e ridi su tutte le volte che t'hanno accusato di aver mangiato pollo (...). Insomma era pronta una serata allo Shaki wine bar Roma per questa sera con certe amiche assidue frequentatrici del mio locale. Finiamo altrove, mi porto anche Pio (Pio), e poi da un'altra parte ancora. Si beve e si scattano foto col cellulare, a un certo punto le ragazze cominciano a parlare di big- trolleys o big- loveys (o roba nel genere) che sono dei puttani jamaicani superdotati. Mi sento un po escluso ma sto ridendo ancora sotto i baffi per la cazzata di prima e non me ne rattristo.
La serata finisce e vado, dove ancora non so. In stato palesemente stordito comincio a pianificare il mio ammutinamento mentre cammino per inerzia e per abitudine seguendo un percorso a me familiare. Penso al mio status di extra(comunitario) e di come fottere le istituzioni, mi scoppia la vescica e decido di fare la pipì per strada sotto quelle transenne là. E mentre faccio pipì mi accorgo che sto inzozzando il parlamento e penso con tono civettuolo "oh ma io non volevo...". Finisco sorridendo ed è quasi un attimo e sono già sul largo Argentina, quasi quasi taglio per Trastevere. Ah Trastevere. Alla fermata dell'otto (che di notte a volte passa e a volte no) riconosco Lucio Dalla (parecchio dimagrito poveretto) conversare con Higuerra con aria di chi sembra parli di cose colte ed argute. Im fine mi sembrò che parlassero di calcio e siccome non seguo il mondo del calcio procedetti diritto per la mia strada. Ed è sempre un attimo e mi ritrovo, seguendo vecchi percorsi dimenticati, davanti al Baccanale. Guardo dentro e vedo un tizio, come al solito mi sembra di averlo conosciuto, entro spulciando la rubrica del cellulare in cerca di un nome segnato chissà. Mi riconosce anche lui ma mi chiama con un nome sbagliato e io non ci faccio caso, anzi apprezzo visto che io il suo non sono riuscito a trovarlo. Mi mostra il locale nella sua nuova versione. Quasi nulla è rimasto uguale a quando c'ero io e nostalgico racconto a delle cameriere incredule ma tanto carine le favole del vecchio Baccanale e dei cavalli.
Andando via, con il ricordo di questo ottimo pollo, mi accorgo che mi è aumentata la salivazione e sono contento perchè in lontanaza alle mie spalle c'è un 8 che avanza verso di me.
Ps Lucio ha detto inoltre a Higuerra che avesse ragione sul fatto che un certo K qualcosa non dovesse mollare.

lunedì 11 dicembre 2006


The maccheroni contest

Un anno fa ero in redazione con un collega verso l'una di notte. Eravamo soli, ne abbiamo approfittato per controllare le nostre relative casselle postali su internet.
Io, come al solito, non avevo niente o quasi.
Lui aveva ben 120 messaggi non letti. Ma chi ti scrive, gli ho chiesto?
Amici, qualcuno; gli avvisi per l'aggiornamento del blog della sua squadra di calcetto; una marea di spam; una seconda mareggiata di annunci con la programmazione dei concerti nei vari locali di Roma.
Poi c'era un messaggio di una nostra conoscenza comune che riportava solo la scritta: "MACCHERONI".
Mi è rimasto impresso, ma non ho fatto domande. Fatti suoi.
Poi un giorno affitto un film e scopro l'arcano.

Una giovane artista di provincia sta cercando di farsi promuovere da una gallerista una mostra con i suoi lavori di videoarte. Il primo incontro non va a buon fine, però riesce a lasciarle una copia dei suoi vhs. Se la gallerista si dimostra interessata deve risponderle via sms scrivendo soltanto: "MACCHERONI".
Questa storia si intreccia con quella di altri personaggi all'interno di un film che si chiama: ME AND YOU AND EVERYONE WE KNOW.
Lo dirige e lo interpreta una certa Miranda July (nella foto sopra).
Miranda July è un'artista a tutto tondo, ha girato cortometraggi, scritto sceneggiature e testi teatrali, ha esposto anche in prestigiosi musei. Se volete saperne di più ha anche un suo sito: http://mirandajuly.com.
ME AND YOU... è il suo film d'esordio. Ha vinto premi in numerosi concorsi tra cui Sundance e Cannes. In Italia è uscito un anno fa.
E' un film curioso e interessante. E' piaciuto vai-a-capire-perchè soprattutto al pubblico femminile. Io l'ho visto in dvd ma non mi ha fatto impazzire.
Però ancora mi chiedo cosa volesse dire di preciso quell'e-mail del mio collega. Le indagini, privatissime, sono ancora in corso.

E dopo la lezione polpetta devo ammettere che mai ho visto concorso più fallimentare del mio.
Con i soldi risparmiati faccio un salto a viale Marconi a comperare un paio di scarpe, che le mie hanno le suole bucate.
Da "SIMPATICO" ci vado comunque: Martedì sera, verso le 21.
Se qualcuno volesse venire lo stesso, per cenare con me o prendermi a schiaffi, ci vediamo lì ( l'indirizzo è nel mio post precedente). Può lasciare un commento o raggiungermi direttamente in loco.
Mi riconoscerà facilmente: sono quello con le scarpe nuove, seduto in compagnia dell'Uomo Invisibile.

Caro higuerra,

il mondo corre in frenesia e a volte io sono troppo lento, ma non mi scordo degli amici. Mi rincuora sapere che ci vedremo molto presto, e che potremo fare i buffoni davanti ad una birra assai complice. Ti allego una mia fotografia: la bruttezza del soggetto ripreso ti rassicurerà sul fatto che sono sempre io, e nessun alieno ha preso il mio posto( si sa, gli alieni fanno le cose per bene quando decidono di sostutuirsi ad un terrestre..). Spero che i tuoi capelli siano ricresciuti, e ti abbraccio.

A presto,

Er Cannu

domenica 10 dicembre 2006

Avvisi

Ho aggiunto il blog Setalend di Dandapit fra i miei link.

Desidero inoltre comunicare a Ian Ziering che se non posta un post (perdonatemi la ripetizione) entro 48 ore sarà espulso dalla lista dei contributors; la ragione è semplice e inoppugnabile: non contribuisce.

Distinti saluti: ciao - speriame che va tutte cose buono

venerdì 8 dicembre 2006


Fantagastronomia ( un post ipercalorico)

No, dico: non si potrebbero mettere pure i piatti su internet?
Uno si collega, apre E-Mule: audio, NO; archive, NO; program, NO; .......food, OK!
Scrive: " BUCATINI ALL'AMATRICIANA", preme SEARCH, controlla la disponibilità.
Compaiono una trentina di file diversi. Più il file è pesante più si presume buono. Ma non sempre è così. Oppure: più il file è pesante, più le porzioni saranno abbondanti. Anche in questo caso è da verificare.
Dai un'occhiata ai commenti degli altri users ( troppo piccante; pasta scotta; perfetto!) e alla fine clicchi due volte su:

BUCATINI_AMATRICIANA/400_gr(HQ)2oMINmax/ripped_by_ENZO.rte

Colleghi il computer a un apposito forno a microonde tramite USB o qualche altra diavoleria, infili un piatto vuoto, aspetti il tempo necessario. Quando il computer ti da l'OK premi ENTER, apri il microonde e tiri fuori la tua amatriciana in formato .RTE ( Ready To Eat, "pronta per essere mangiata").
Buon appetito!
Oppure scarichi il file sull'hard-disk in modo da averlo sempre a disposizione e cucinartelo quando ti pare.
Raggruppi i files in cartelle diverse o fai dei back-up su dvd.
Per esempio: DVD_PASTA1 e ci metti dentro: SPAGHETTI ALLE VONGOLE; FETTUCCINE ALLA MARINARA; LINGUINE CON LE SEPPIE... insomma, tutta una serie di pasta con condimenti di mare. Oppure un DVD solo pizza.
Ci siamo capiti.
Un'altra idea è quella di fare dei dvd com menù completi di base: primo, secondo, contorno, frutta ( o dolce). Con la possibilità di personalizzarli: MENU VEGETARIANO, o, MENU IPOCALORICO.
Oppure sette dvd, uno per ogni giorno della settimana, in base alla dieta da seguire. Da comperare anche in edicola, collana HOBBY & WORKS, naturalmente; o prescrivibili dal dietologo.
Mi spingo un po' più in là e ipotizzo un accrescimento dell'obesità su scala mondiale, il diffondersi della cultura gastronomica non più appannaggio dei pochi che possono permettersi una cena nei ristoranti come si deve, la possibilità di avere un intero pranzo di matrimonio in dvd su di un unico file zippato, e- accidenti!- la fine della fame nel mondo, la crisi delle crudeli multinazionali dell'alimentazione!

"Quest'anno va di moda il cibo giapponese. Mi sono fatto prestare un paio di dvd da un amico. Lo voglio provare anche io!"

"Oh, mi sono scaricato una fiorentina l'altro giorno. Apro il forno e che ci trovo? Un pollo fritto! Ma li mortacci!"

"Non si riesce di trovare in tutta la rete una paella rippata come si deve!"

"Mi sono fatto un forno microonde 16x. Vedessi, mi fa qualsiasi tipo di pesce in meno di cinque minuti."
"E come è?"
"Mah, perde un po' il sapore ma in genere non ci fa caso nessuno."

" Il McDonald's ha dei codici protetti. Però c'è in giro una imitazione del BigMac ad opera di certi hackers cileni che non è niente male."

"Ho scaricato dei plug-in di condimenti per l'insalata di riso però non li ho ancora provati."

"Stasera andiamo a cena a casa di Paolo. Si mangia bene. Ha la fibra ottica, capisci da te."

"Ma vaff...'sto stronzo si è scollegato che avevo quasi finito di scaricare i ravioli alla genovese. E adesso che mi mangio? Ho pure il frigo vuoto!"

Una di queste sere vado a mangiare al ristorante cinese "SIMPATICO" sulla circ. Gianicolense n°103.
La cena pagata da me e il dubbio piacere della mia compagnia alla prima persona che lascia un commento scrivendo: "MACCHERONI!" e specifica con chiarezza la citazione cinematografica insita nel commento. Il termine ultimo è la mezzanotte di domenica 10 dic.
Se poi volete venire comunque, a spese vostre però, scrivete quello che vi pare e ci mettiamo d'accordo in seguito.
Au revoir!


La scorsa settimana, o forse quella prima, ho visto un film di Hollis Hampton, Hapax Legomena I, altresì noto come Nostalgia. E' un film del '71, se non vado errato; dura poco più di mezz'ora e consiste in buona sostanza in una sequenza di foto di volta in volta accompagnate da una voice off che, di primo e disattento acchito, parrebbe commentare il contenuto delle foto stesse e il contesto in cui furono scattate. Un appunto: ciascuna foto brucia lentissimamente secondo modalità che io non sono in grado di spiegare così su due piedi.
Ma che succede: ben presto ci si accorge che la voce commenta, in realtà, non la foto che stiamo vedendo ma bensì quella che vedremo successivamente. Cosìcché la prima foto resta senza commento, e all'ultimo commento - tenetevi forte - non corrisponde alcuna foto. Un finale geniale, non c'è che dire. Tutto ciò può non piacermi ma mi fa rabbrividire, e io, ve l'assicuro, non sono di quelli che vanno in ipoglicemia durante una gita al museo.

Da tempo riflettevo sul senso della nostalgia. Non mi metto a fare il filosofo ma sento di dire una cosa che può somigliare ad un consiglio: quando intuite che le condizioni materiali della vostra vita stanno per cambiare appuntate per bene e su un supporto durevole cosa state provando; magari allegate arbitrariamente una foto a ciascun commento. Un giorno avrete comunque nostalgia del passato, ma sarete in grado di discernere ciò che avete provato da quel che state inventando.

(Nella foto: Beluga Higuerra con Micheal Snow a Central Park nel 2008)

giovedì 7 dicembre 2006

Mia madre non ascolta musica mai.
Solo Celentano negli ultimi anni. Ma di rado.
Gli abbiamo regalato gli ultimi dischi di quel bastardo, che costano sempre un paio di euro in più di tutti gli altri ma se ne stanno in vetta alle classifiche comunque.
Io mi sono sempre chiesto come si fa a vivere senza musica.
Sono sicuro che nessuno di voi ha la risposta.
Mi sono riempito la casa di cd, ho speso tutti i miei risparmi in cd, vinili, di gruppi fantastici o pessimi; ho amato cose che oggi aborro; rivaluto cose che un tempo schifavo.
La musica, la musica.
Anche oggi che per sentire due canzoni di fila devo approfittare del computer del mio coinquilino, ma quasi di nascosto, mi ritrovo a ballare solo e come un fesso, proprio io-pezzo-di-legno, nella sua cameretta e scivolo per sbaglio urtando il televisore che per un pelo non si sfracella a terra. Vaglielo a spiegare poi cosa è successo.
Ho bisogno di uno stereo, un paio di casse, niente di che.
Ci metto gli Smiths a tutto volume, mi metto a cantare sul terrazzo e invito le ragazze del terrazzo di fronte.
Poi facciamo un gran casino fino a che ci va.
Venisse a dire qualcosa qualcuno.
Tanto tra un mese ce ne dobbiamo andare comunque.
Ah, a proposito, cerco una stanza in affitto. Se ve ne avanza una fatevi avanti.
La saga di pupazzetto

Ognuno di noi è diverso, ognuno di noi è uguale.
Ognuno di noi è rappresentato da un pallino tondo (o tonto?), una O che può sembrare di primo acchito un urlo semplice e primordiale, o forse solo un cerchio pieno di inchiostro ...
Ognuno di noi è derivato dall'archetipo del pupazzetto: O-<-<
L'impiccato, il vietato attraversare, la toilette, ...
Ovunque istituzionalmente rappresentati dallo stesso pupazzetto che corre, cammina, sale le scale, fugge dal fuoco, viene fulminato, porta a spasso il cane.
Più divieti che permessi, più incidenti che tranquilli momenti di ozio.
Ognuno di noi può facilmente identificarcisi, ognuno di noi sa di non essere poi così, così ... semplice.
"Io voglio essere come pupazzetto. Io sono pupazzetto ..." ripetiamo insieme all'unisono. Questo è il nostro mantra.
Se l'uomo discende dalla scimmia (come dice Darwin), io credo che stia proseguendo nel pupazzetto.
Pupazzetto bello come me ...
Bak

E quindi qualche giorno dopo al lavoro si passava un pomeriggio di quelli lì. Si presenta al bancone un individuo. Lo guardo bene ed è Bobo Craxi. Mi chiede qualcosa, sicuramente un caffè. Ho un cesto di bicchieri incandescenti da asciugare (con più fretta possibile) e vedo già un perfetto sconosciuto in lontananza vorticare con un vassoio pienno di bicchieri sporchi. L'acqua frizzante è da mettere nel frigo, un Andrea qualcosa impaziente al bancone e una biondona (di nazionalità non ben definita) che con sguardo sagace cattura la mia a/intenzione. Ovviamente ignoro la richiesta di caffè.
"Ma tu lo sai chi sono io?"
"Mi dispiaccio ma non seguo il mondo dello spettacolo"
Rispondo con ironia offeso da tanta prepotenza. Poi vabbè, il caffè alla fino lo fatto. M'è venuto pure bbono. Poi ho caricato l'acqua nel frgo e Bobo Craxi se ne andato senza che potessi vederlo.
Il giorno seguente torna Andrea quello lì (come sempre), ma sta volta assieme a una donna. La guardo ed è Kate Moss, e non la riconosco.
"Ma tu lo sai chi è lei?"
Vabbè, la fisionomia non mi è nuova, la guardo bene. Eppure... Magari sta con i verdi. E serio rispondo.
"Mi dispiaccio non seguo il mondo della politica"
Quella pensa che la piglio per i fondelli e non mi rivolge più la parola, riservandomi per il resto della serata fuggenti sguardi di quelli che si danno ad un matto.

mercoledì 6 dicembre 2006


Nella mia testa c'è un genio che gioca a nascondersi ma che sarei in grado di stanare, se solo imparassi a pensare come pensa lui.

(Beluga Higuerra, Commento agli Aforismi intorno alle tecniche di pulizia delle stanze da letto, Ed. CA, Barcelona 2007)

La noia non va via con un colpo di spugna, ma se non inizi a pulire sarà sempre più complicato farlo.

(Beluga Higuerra, Aforismi intorno alle tecniche di pulizia delle stanze da letto, Ed. CA, Barcelona 2006)
Scrivo questo post appena prima di riordinare la stanza.
Ci vorrà neanche un'ora, tra raccogliere qui e là abiti smessi, oppure puliti e non ancora piegati né riposti nel guardaroba, rimettere al suo posto (sotto il materasso) un futon che ha ospitato un mio amico per tre notti, e che da due giorni giace nel bel mezzo dell'esiguo pavimento a mo' di ingombrantissimo tappeto, spolverare scaffali, scrivania e comodino, passare la lucidatrice, cambiare le lenzuola e ravvivare il letto, svuotare il cestino dei rifiuti cartacei e recuperare bicchieri usati e dimenticati accanto al giaciglio, restituire un criterio alla distribuzione dei libri nella libreria e degli oggetti nei cassetti, trovare una sistemazione stabile al computer.

Non do torto a chi pensa che la stanza rispecchi la mentalità di chi la abita. Tra un'ora avrò cambiato mentalità.
Tricche tracche

Stasera andando indietro con la memoria mi sono ricordato di un giorno in cui, seduto sulla panchina di un parchetto comunale, proiettai per qualche lunghissimo minuto la mente al passato. In quell'occasione ricordo nitidamente di aver pensato ad un certo giorno di settembre , durante il quale si parlava con gli amici dei tempi andati.
Ricordo nei nostri discorsi molta nostalgia per l'epoca spensierata della gioventù ,nella quale amavamo passare le giornate ad emulare i giochi raccontatici dai nostri genitori davanti al tepore del fuoco. Erano giochi che i nostri avevano appreso dai miei nonni e questi ultimi a loro volta dai loro genitori.
Uno tra tutti quello che ho sempre amato più degli altri, quello che mi ha più spesso ricondotto alle gioie appagate dell'allattamento: il passo del gambero. Vai a capire perchè.

martedì 5 dicembre 2006

Siamo lieti di comunicarvi i fantastici nomi degli incredibili vincitori del grande concorso Geigercounter.
I primi cinque concorrenti ad aver risposto correttamente al quesito relativo alla foto sono:

1. K
2. Meson
3. Scalia
4. Bella a prescindere
5. Dandapit

La commissione ha stabilito di escludere dalla premiazione Falena per via dell'errore imbarazzante e Tripwood per le mostruose volgarità gratuite espresse nel comment.

I vincitori riceveranno direttamente a casa un Macrliov del 1642 in edizione limitata, previo invio presso la redazione di Café Absurd dell'indirizzo di domicilio.

Distinti saluti: bella -buongiorno

Chi sa che fine ha fatto questo individuo?


Ho preso un giorno di permesso. Domani non lavoro e mercoledì è il mio giorno di riposo abituale. Due giorni a spasso... Non mi capitava da parecchio tempo. Chi mi conosce bene sa quanto sono volubile e questo è solo il primo passo verso un licenziamento. Shaki wine bar m'hai rotte le scatole! Vabbè questa è altra storia. Ora sto qui davanti allo schermo con lattina di coca e una buttiglia di Pampero Especial presa al locale, la lucidità prolungata non mi si confà, in mancanza d'altro mi debbo arrangiare. D'altronde si beve per dimenticare e quindi spero in una amnesia per ricominciare tutto da capo.
E' vero si lo ammetto, non sono molto soddisfatto. Sono sempre contento e felice di come vanno le cose ma non sono soddisfatto, perchè poche cose sono andate come avrei sperato io negli ultimi tempi. Ma questo si sa è relativo, daltronde, non esiste una strada giusta ma una possibilità infinita di strade e non è una vergogna abbandonarne una, perchè tanto c'è sempre una nuova da intraprendere. Comunque, evitando (sono in tanti a sapere quanto io possa essere logorroico)disquisizioni amene succede questo:
Casa mia che un tempo chiamavo RadioPazza ha cambiato bandiera, un giorno diventa RadioRadicale l'altro giorno RadioVaticana o altro, Zigana è semre più lontana e ho due borse sotto gli occhi che fanno paura ma sembrano tatuate e non vanno via. Il lavoro è stress da che mondo è mondo e l'amore è sofferenza.
L'8 (sapete quanto questo numero mi sia caro) come tutti i giorni d'altronde, mi porta al mio posto di lvoro, tra l'altro mi sembra sempre più lento (cosa strana visto che con l'abitudine dovrebbe essere il contrario) ma è un ottimo momento di riflessione. Ci si stringe per far posto a chi entra sapendo che nessuno scenderà fino alla penultima fermata (di fronte a Campo di Fiori), si ascolta la musica nelle cuffiette e quella live dei zingari che intonano stonatissimi motivi vagamente riconoscibili (di quelli che sai di aver sentito ma non sai proprio...) ai quali però dedico sempre la massima attenzione, sognando la principessa Zigana che mi porta sulle strade del mondo. Resterei a Roma per sempre solo per il tram numero otto. Dopo Steve Wonder ci ho anche incontrato John Lennon, gli ho chiesto in un inglese stentato "were are you guoing"? E lui scocciato mi ha risposto "Immagin". Ma che cazzo, lo sanno tutti che sono una persona con poca fantasia. Se poi non ho neanche da fumere ancora peggio. Mi guardo e mi vien da piangere, sono stato il principe di Trastevere, e ora sono ridotto uno straccio. Ho la barba incolta, la giacca non è mia e ho i pantaloni strappati sul ginocchio destro (approfitto per salutare e ringraziare Arduino Cakor, per l'amicizia e per i pantaloni che m'anno scaldato per tutto questo tempo: Arduino sei un mito!) il Re è nudo!
La lattina di coca con rum è finita e al posto suo è giunta l'amnesia. Non mi ricordo più quello che volevo scrivere e non importa, domani è un altro giorno.
Bella senza limiti.
Bella a tutti i costi!!!!

Ps per K: io sto qua, vieni quando vuoi anche se ancora non ho capito chi sei!
pps: mi scuso se si capisce poco ma è normale, ho poca Fanta

lunedì 4 dicembre 2006


La vita di tutti i giorni mi offre con costanza una gran quantità di rapporti interpersonali al maschile. Mentre si fanno sempre più vaste e profonde le mie corrispondenze epistolari al femminile.
Non capisco perchè, visto che preferirei il contrario.

(testimonianza di C.R. raccolta nel volume "Scopri il Franz Kafka che è in te" di Susanne Walcher, ed. In Viaggio, Milano, dic.2006)

venerdì 1 dicembre 2006


Geigercounter

Ho fatto male a mettere il contatore. Ora quei pochi viandanti che attraversano il mio blog sapranno che non lo frequenta nessuno e passerà loro la voglia di tornare. Si sa, i posti poco frequentati sono pericolosi, o almeno così ci hanno insegnato.

PS: fantastici premi ai primi cinque che mi dicono cos'è la torre tozza della foto.