
un bouquet di poesiole che ho scritto oggi al lavoro, di getto.
dedicato a R. con le babbucce nuove.
1.
i frutti più gonfi li ho visti nei sogni
stagliarsi nel cielo verdastro
per fare un esempio, una volta
dai rami più alti pendevano
(ognuna appesa ad un nastro)
le mele cotogne
allunghi la mano (nel sogno si può)
e cogli quel pasto dolciastro
la buccia sottile (nel sogno), laccata di giallo e marrò
le polpe scoperte dai denti
che rari argomenti, le frutte dei sogni
compagne di ogni meriggio tra gli alberi sfitti
di questa terrazza nel sole e nell'aria
di là dal podere un po' cotto di nonna Maria.
ma altro che sfitti!
mi ciocca del giardo il custode
arriva e mi fiocca di colpi di nocche
sugli occhi: "Va' via!
le frutte degli altri non devi leccare,
va' fuori dall'orto dei sogni o ti faccio svegliare!"
2.
stavolta calpesto le pietre più grosse
i sassi li scalcio di punta
bisunta, rindosso la felpa da santo pittore
sdrucito, rimescolo crosta per crosta
quel quadro sfinito
ci conto: a furia di merda ritorna il candore
3.
rinarro le mille favelle del giardo
del verde ramarro, di foglie arruzzate
di stagni e vapori di zolfo e di menta
di bianchi ruscelli spumosi, di corse azzurrate
e gli alberi neri coi rami che fanno una rete
e impigliano uccelli, e gli insetti, e le faune segrete
rinarro perché non si penta
nemmeno il picciuolo del frutto minore
dei tanti che un tempo ho mangiato.
le mille favelle del giardo
ricordo. ricordo le ore
calcate in quelle strade belle
del giardo sognato.
4.
le tazze sfornate da poco
l'anziano ceramico ammira
scrostandosi un fregio di grasso catarro dal gozzo
si gira e ricerca il colore più adatto
tra mille pimenti ordinati un po' a cazzo
chissà che colore lo ispira
domani ritorna le tazze sul fuoco
chissà di che tono le adorna
perché non possiamo
restare presenti sul posto
finché non le inforna?
5.
ci sono rimasto di stucco
domenica al Nido del Ragno
vallette di tango la davano a tutti
e dalle terrazze, sui guitti
piovevano tazze di mate guasto
le donne svelate del trucco fuggivano al bagno
a risistemarsi le frange
chiedendosi l'una con l'altra: "Che bevi? Non bevi?"
e tu ci ridevi da piangere.
gli uomini, riabituati ad usare le dita,
sfilavano - pollice e indice - dall'anulare
gioielli di fatta proibita
per gioie di fatto proibite da riconquistare.
ma io non mi sono lasciato incantare
da tanta stordita moina
per te quella sera
(che quando tornammo era quasi mattina)
ho fatto i biscotti con l'olio di cocco
e la marmellata di pera