venerdì 21 novembre 2008

eppure credo che sia accaduto ai migliori scultori, questo: di volersi fermare prima che sia tutto finito. e ai pittori. di volersi fermare prima. prima che l'opera sia compiuta. e agli scrittori. l'incompiuto trattiene qualcosa, è più potente della forma finita. un libro spento di punto in bianco, un film troncato così, come capita. c'è come un foro, una valvola, per comunicare con l'esterno, per farsi vivo. credo accada a qualcuno di non voler foggiare le gambe alla statua, ma non per paura che sappia scendere di stallo e vagare nel mondo. la statua compiuta non sa muoversi affatto. quella con le gambe grezze, immaginate nel blocco ancora acceso, ancora vivo, quella sì che sa camminare. il quadro abbozzato, il ritratto a matita, sanno parlare. il finito non ha niente da aggiungere. fin troppo ovvio, no?
come il tale, michelangelo, che bastonò mosè al ginocchio, perché non parlava. s'era accorto, michelangelo, che la statua finita non poteva parlare. doveva sfinirla. ecco perché il colpo al ginocchio. per darle una ferita, una storia, un qualcosa di cui parlare, lamentarsi.
dico così perché oserei lasciare la tesi com'è. aperta, senza l'introduzione, senza la conclusione. sfinita, grezza, bellissima. tutta da riscrivere, mille volte. sfogliarla e dire: qui ci metto quella foto, qui ci metto l'altra. tutta immaginata, in mille modi diversi.

1 commento:

DRESSEL ha detto...

intanto finiscila (nel senso di finisci la tesi) e laureati. poi avrai tutta la vita per sistemare quello che non ti piace. un po' come michelangelo con il mosè (poi però non prendere la tesi a martellate, mi raccomando...).