martedì 30 settembre 2008

ho capito che cos'è che mi impedisce di scrivere con ordine.
è che il mio modo di pensare è una frenetica risalita alle cause delle cause, e ogni volta che ho un'idea mi sento in dovere di giustificarne l'origine logica o gnoseologica. come se il mio cervello, nell'atto di concepire e immaginare ciò che andrà a dettarmi, invece di procedere per associazione libera o costruendo, retrocedesse e decostruisse.



oggi, prima che si manifestasse di nuovo il suddetto incidente, col quale l'introduzione stessa in parte coincide, volevo scrivere un post sugli spazi angusti; che più che un post doveva essere un raccontino o monologo "interiore" di un tipo che ama rifugiarsi, una volta al giorno, nel cesso di un bar del centro di roma, un metro per un metro, e godersi da seduto la propria sparizione-a-se-stesso, assaporando il piacere incoffessabile che gli deriva dalla combinazione di:
- luce soffusa
- vista sulle grigie interiora dello splendido palazzo fin de siècle
- sensazioni fisiche e chimiche legate all'atto della defecazione

l'uomo vive, in questi preziosi minuti, un senso di tensione verso l'esterno e verso un futuro sempre prossimo e sempre miticamente perduto, tensione che gli si presenta addosso in un lieve moto espansivo delle membra a livello del basso addome. si accorge poi di quanto la superficie liscia e monotona della porta a soffietto a tre centimetri dal naso sappia restituirgli di lui stesso un'immagine veritiera e spoglia di complicanze superflue. si compiace così di intuire che per riflettere non c'è niente di meno indicato che uno specchio.
la fine dell'atto lo rende vuoto. "vuoto è peggio che triste", pensa. scivola fuori del pertugio e un déjà vu gli bussa sul cuore. passando per antri abbuiati guadagna la luce del bar. ordina un passito, si guarda attorno e incrocia se stesso allo specchio; osserva: "quant'era meglio il posto di prima".
nel buio di qualche altro luogo c'è uno stronzo felice di essersi liberato della vista delle grigie interiora di un cadente palazzo fin de siècle.

5 commenti:

Unknown ha detto...

oh shit ... you're a trainspotter. evita di perderci cose utili, anche se non c'è scena migliore al mondo di quella del cesso scozzese.
c-u-l8ter (culotter)
O<-<

Domhir Muñuti ha detto...

perderci cose inutili? no capire

DRESSEL ha detto...

non ho mai conosciuto persone più antipatiche degli stitici...
comunque sei incredibile: riesci a parlare di stronzi con una disinvoltura inusuale...

Anonimo ha detto...

carinissima la foto!!!

Domhir Muñuti ha detto...

@dressel: è un tema che sento molto, questo

@alfie: il bello è che le foto per i miei post le cerco e le scelgo quando ho già finito di scrivere