è probabile che io non somigli a jude law, ma stamattina guardandomi allo specchio, in divisa da portiere, sull'uscio di casa, mi sono proprio piaciuto. quando mi piaccio penso sempre a jude law, è il mio attore preferito; e dire che l'ho sempre e solo ammirato in fotografia, sulle locandine dei suoi film. non ricordo di averlo mai visto in azione. diciamo che lo considero un attore molto fotogenico, ecco.
poco prima di quella visione riflessa mi sorprendevo a dire a mia madre, piena di sonno, che mi sento quasi in colpa a lasciare il lavoro, con l'aria che tira, con quello che si sente in giro. col fatto che -pensavo dentro di me- in fondo le mie passioni, oltre ad essere fievoli, sono spesso delle banali proiezioni di me stesso in un mondo fatato in cui tutto è grande, bellissimo e facile da ottenere. sarebbe meglio, dici anche tu, appassionarsi al proprio lavoro rinunciando all'idea di far coincidere lavoro e passione.
incomincio a guardare i musicisti veri come degli alieni, o delle persone straordinariamente fortunate. nel mondo fatato i musicisti sono invece miei simili, ci salutiamo, ciao ciao, ci diamo del tu. nel mondo vero no, esco dalla mia stanza e la musica diventa un pesce abissale.
ma questo genere di considerazioni non mi da dispiacere. niente mi da dispiacere oggi, sono pieno di ottimismo. ho dormito due ore ma è stata colpa mia, potevo dormirne almeno tre, di ore. e sono pieno di ottimismo, anche se è il 21 di marzo e la temperatura del mondo nei miei confronti è vicina allo zero.
stamattina guardandomi allo specchio ero bello, anche coi capelli così, tutti sparati dal sonno e dalle intemperie. sembrava un'acconciatura, ero pronto per la passerella di cannes.
e ripenso di getto ad una mattina estiva di quindici anni fa, al fastidio di essere troppo giovane. ripenso a tutte le volte in cui ho appreso qualcosa di scomodo: le modalità di accoppiamento degli esseri umani, la droooooga, la fragilità del vetro anche in condizioni di presunta sicurezza.
erano tempi sospetti, quelli dell'adolescenza, ed è per questo che lì si cresce; ed è per questo che si cresce lì.
non ricordo di essermi posto grandi interrogativi durante l'infanzia. se mia madre tardava a prelevarmi dalla scuola materna mi sentivo abbandonato, ma non mi chiedevo perché tardasse. non è vero che l'infanzia è l'età del perché(?). i perché(?) dei piccoli sono semivuoti, subconsci; tali perché(?) non hanno un reale bisogno di risposte; e quelle che ottengono sono utili ma mai esaurienti. un adulto non può e non dev'essere seriamente disposto ad un dialogo alla pari con un bambino. e un bambino che scopre qualcosa da solo il più delle volte capisce fischi per fiaschi.
l'adolescenza, poi, è violenta proprio perché molte cose devi capirle da solo. e nella testa sei ancora un bambino, nella gran parte dei casi. ma sei più brutto di un bambino, il che è fondamentale.
e poi c'è che la musica da sola non è in grado di rappresentare l'osceno. può essere disgustosa ma non oscena, per definizione. forse è per questo che mi piace tanto. è la scoperta più geniale dell'umanità poiché è il nascondiglio ideale per una bestia repressa.
venerdì 21 marzo 2008
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5 commenti:
ah...che meraviglia l'adolescenza! io ne ho un ricordo bellissimo! i perchè che non hanno risposta sono arrivati dopo.
una volta K mi esponeva la sua teoria secondo la quale ciascuno ha un'età interiore ed è a proprio agio quando la raggiunge.. o qualcosa del genere.. io la mia non l'ho ancora raggiunta ma ho da sempre la sensazione che manchi poco :)
io allora l'ho superata da un pezzo...E ADESSO???
attendi la tua seconda giovinezza!
A questo proposito ti dedico "Il vecchio dentro" di Antonio Rezza ...
O<-<
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