martedì 31 luglio 2007

Bergman è morto. Antonioni è morto. E io non ho ancora girato un film.

domenica 22 luglio 2007

il mio viaggio ha finito per darmi l'umore dell'acqua termale. tutto sta a capire da dove viene quella calda, da dove quella fretta. miscelare le acque a dovere richiede un po' di tempo e un po' di pazienza; la pazienza è la virtù di chi ne ha, così come la forza è la virtù dei forti. chi ha forza e pazienza non sarà costretto ad ingannare l'attesa: potrà dire, anche all'attesa, com'è che stanno esattamente le cose. e l'attesa, prima o dopo, capirà. il tempo è la sola virtù dell'attesa.
l'impazienza è sentire col dito se l'acqua va bene per buttarci la pasta. la debolezza è avere sete e bere cose ghiacciate.
l'umore tiepido, come ogni giusto mezzo, fa bene alla pelle.

martedì 17 luglio 2007

Dormo e veglio. Nel sonno e in ciò che lo segue e lo precede c'è una segreta tranquillità che mi appartiene. Non è impossibile trarla fuori del sonno e disporne in ogni momento. E' tutto quello che devo fare.

mercoledì 11 luglio 2007

Forse cercavi me compiendo il tuo giro con.
fuso
ora.
rio.
rdini lancette
attesa a quel pensiero
che
forse circa 2 volte al giorno
un orologio fermo
dice davvero

forse cercavi:
me.
te.
orologi.
a

lunedì 9 luglio 2007


Se vuoi delle fotografie in cui ci sei tu procurati una macchina fotografica. Le foto sono sempre piene di altri, tu non ci sei mai. Vorresti trovarti anche tu nella foto. Trovati. Prendi una macchina di quelle digitali. Trovala. E fatti una foto, fattela fare. Oramai tutti posso permettersi una di quelle digitali, se non ti piaci ti riscatti, vedrai che prima o dopo viene fuori una posa accettabile. La trovi, una posa. Le foto più belle le fa il caso, sempre, senza eccezioni, il caso le fa.
E una macchina la trovi, una macchina. Magari ce l'hai in casa, in casa c'è sempre qualcuno che ce l'ha.
Se vuoi ascoltare finalmente un bel disco mettiti in moto, come facevi un tempo, insozzati le mani scartabellando scaffali di negozi, bancarelle, case di amici ubriachi, non soffermarti su ogni titolo/volto, va' un po' ad istinto, trova il tuo disco, non lo cercare, trovalo. Lo trovi. Costa troppo? Rubalo; nel caso di casa dell'amico ubriaco non sarà difficile. Se non ti va di rubare allora è un altro paio di maniche.
Allora facciamo che hai una chitarra, trova una chitarra, da qualche parte tutti abbiamo una chitarra. Trovala. Le manca qualche corda? Allora, se le corde costano più del disco torna dal tipo della bancarella e compera il disco. In caso contrario, per 6/7 euro t'avranno dato delle corde nuove. 8 euro, toh.
E che fai? Trovi una canzone nuova. Dai, l'hai fatto mille volte, che ci vuole. Ritrova quel piglio genuino di chi tocca uno strumento per la prima volta.
Non è facile, lo so. Troppe domande, ti fai. Lo so, lo capisco. Una volta che hai iniziato a farti domande sono cazzi amari. Domande come: Come si trova una canzone? Prima il testo o la melodia? O gli accordi? Ma fare domande è cercare. A noi interessa trovare, non è così?
Comunque ecco la risposta: Io non ricordo più. Questa sì che è una risposta.
Io non ricordo più
Come ti chiami? Io non ricordo più
Cosa ti piace? Io non ricordo più
Cosa sai fare? Io non ricordo più
Ricordi? No, evidentemente no
Mi ami? Io non ricordo più
Trovo di amarti
La canzone, credo, è qualcosa che trovi, la canzone esiste. Tutte le canzoni esistono, e non è Platone: è un fatto di possibilità. Fermo restando il sistema temperato, perché se te ne fotti di doremifasollasi allora ci sono molte possibilità in più. E non è escluso che una chitarra domestica sia in grado di assecondare velleità orientaliste.
Ad ogni modo la canzone la trovi, ciascuno trova le sue, i più attenti trovano le più belle, ma le più belle non tutti le capiscono. I più fortunati trovano quelle che tutti capiscono, e diventano ricchi. I più aprono un myspace.
Trovo di cambiare, trovo di capire.
Basta col cerco, è ora di trovare. E non è niente che abbia a che vedere con la rivoluzione, e non è un manifesto, e non è una di quelle illuminazioni adolescenziali.
Si tratta di cambiare una parola. Ogni volta che vuoi dire cerco, prova a dire trovo.
Trova di farlo.
Chi trova trova.

giovedì 5 luglio 2007

Tanta gente parla nel sonno. Molta più gente parla nel sogno, e non se ne ricorda; e nessuno saprà che cosa dice mai; il sogno è la cosa più mia che ho io, la cosa più tua che hai tu. L'uccello prima o poi lo devi tirar fuori dai calzoni, quel che pensi te lo lasci scappare (se te lo lasciano dire), i segreti ce li raccontiamo, il buco del culo capita che un dottore te lo debba mettere in discussione. Ma i sogni, se non te li ricordi tu, stanno freschi stanno, e restano nel boh.

Sento dire, infatti, che dimentichiamo i sogni al risveglio, che ciò che ricordiamo è ben poco in confronto a quello che abbiamo sognato. E i sogni dimenticati sono solo di chi li fa, ahimene. Oppure, magari, vanno nel gran calderone del mito. Vanno ad aizzare il fuoco degli dei o ad ingegnare il piglio di chi lo saccheggia. Hybris.
Questo invece sentii dire da un tipo con gli occhiali, anni fa, a proposito del concetto di cultura (personale): essa è ciò che rimane quando dimentichiamo tutto quel che abbiamo imparato. Bravo. Fatto è che io ricordi bene questa frase, e giusta o ingiusta che sia, è parte della cultura mia.

Come si chiama invece quel che resta, all'alba, quando abbiamo rimosso in massima parte il "sognàme"? Boh, si chiama.

Alle 10 di oggi ho un esame. Ho dimenticato tutto ciò che ho letto. Vado a letto. Quel che mi resta in testa non mi sarà sufficiente, forse, a sbarcare un sorridente sigillo sul verbale. Ma se mi resta un pezzetto di sogno attaccato agli occhi, state certi che dirò boh e andrò di punto in bianco a farmi una passeggiata tra gli scassami di questa città chiatta di sole. Ho bisogno di pentirmi di qualcosa, e il sudore mi darà una mano.

Mentre l'amata mia mi parla in sogno, e sa soltanto lei cosa mi dice.

lunedì 2 luglio 2007

il giugnoventotto café absurd compiva un anno. un fatto che è passato giustamente inosservato.
per l'occasione -sciupata- non farò nulla.