martedì 4 dicembre 2007

johnny cash, a boy named sue.. sulle prime m'era sembrata addirittura the ghost song dei doors.

del giorno c'è solo l'ombra. tra un'ora o poco più potrei andare a letto. se potessi non andarci, non ci andrei. sarebbe bello poter ricominciare senza aver concluso, fare tutta una tirata. ma non resisterò alla tentazione di prendermi ciò che merito: la mia dose di riposo dopo un turno di lavoro. mah..

il lavoro, inizio a pensare, è sopravvalutato. pensa se ciascuno potesse essere pagato - per un anno, mettiamo - per assecondare la propria vocazione, ottenendo così l'opportunità controllata di trasformare tale vocazione in produttività. il fatto è che si deve produrre; non sarò io a dire che invece no, che è tutto sbagliato.

ricominciamo. il lavoro è sopravvalutato. ma il rischio di un pensierino simile è la vertigine nichilista; il lavoro è quasi sineddoche della vita, negando il lavoro finisci col negare tutto, persino l'isola deserta, l'uovo, atene, l'amore, la libertà, le cose buone da mangiare. vorrei sapere cosa intendesse john cage quando diceva: ma neanche bisogna aver paura di non lavorare. e stavolta, a quanto pare, a parlare di rivoluzione non era un figlio di papà tipo marx, parlava uno che s'era inventato davvero un modo di non lavorare: ecco forse il vero genio di cage; non gli andava neanche di scrivere la musica. concerti pieni di silenzio, partiture simili (o uguali) a scarabocchi. non dico che non credesse in quello che faceva: gli riusciva proprio perché ci credeva fino in fondo: non bisogna aver paura di non lavorare. ecco. ecco cos'è rubare il fuoco agli dei; con tutte le lacrime che si addensano in una nube di orgoglio pronta a tuonare sul sopruso.

ma attenzione, io non parlo di lotta sociale, per caritààààà: il grande sopruso è la convinzione diffusa che la vita interiore e quella esteriore siano destinate a non incontrarsi.
poco fa è entrato prometeo dalla porta dell'albergo. credevo di aver chiuso a chiave, anche perché al cambio di turno norbert mi aveva detto che un tipo era passato per di qua con l'intenzione di estorcere denaro dalle casse dell'albergo. prometeo ha detto questa frase:

io, t'assicuro, non cambierei la mia misera sorte con la tua servitù. Molto meglio lo star qui ligio a questa rupe io stimo, che fedel messaggero esser di Giove.

e infatti tutt'ad un tratto non stavo più in albergo, ma sulla rupe con prometeo.
gli faccio: prometeo, io vado a dormire.

come se dormire fosse un posto dove andare.

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