giovedì 22 marzo 2007


C’era una volta un pezzo di legno. Il re lo porse alla sua serva che lo piantò in giardino. Ne crebbero fagioli che la figlia del re ingurgitò bulimicamente; cadde addormentata e dopo sette anni ecco un tipo con un cappello, falde larghe ed una grossa piuma azzurra. Bacia la ragazza, qualche nano spia da dietro gli alberi; arriva un messo e grida a tutta voce che il pezzo di legno è secco, non c’è niente da fare. La ragazza si sveglia, non si sa bene per quale ragione. Il messo corre dal re il quale alla notizia crepa sul colpo. Gli rimane in bocca un morso di pasta di mandorle. La regina si specchia avidamente e ordina che sua figlia sia portata al suo cospetto a cavallo di un elefante. La servitù rifiuta; a qualche chilometro dal castello un falegname intaglia mobili per un suo amico molto ricco. La sua lampada ad olio spande d’improvviso una luce rossastra e il falegname si addormenta. Al suo risveglio è un lattaio e sta mangiando una banana davanti alla sua bottega; gli si avvicina un tipo col cappotto a quadri e parlano del tempo. Si mette a piovere e i due non ci fanno caso. Un cane piscia in un angolo e nessuno lo vede.
Qualche anno dopo un bambino passa davanti alla bottega e la trova chiusa; c’è un cartello che spiega tutto ma il bambino non arriva a leggerlo; passa un camion e lo investe. Il camionista non se ne avvede. Due o tre chilometri più avanti imbocca la tangenziale; si fa sera, il camionista si ferma a dormire in una piazzola. Sogna di essere la figlia del re di Spagna che mangia mandorle, sdraiata in giardino; anzi le mastica soltanto, ne viene fuori una pasta che utilizza per plasmare piccoli insetti. Il gigante dai piedi d’argilla passa di là e la calpesta come se niente fosse. Un gigante più gigante schiaccia il gigante, e così per due o tre volte ancora, finché l’ultimo dei giganti non sbatte il cranio sul soffitto. In cucina c’è sua moglie che prepara una zuppa leccandosi i baffi; sente un rumore e guarda fuori dalla finestra. Sono le 4 del pomeriggio. Un bambino zompetta in strada con un lecca lecca in mano. Pensa che preferirebbe dello zucchero filato.
C’è un uomo che scrive a macchina nella casa di fronte; non si vede ma si sente; una luce gialla lo aiuta nell’impresa; alza lo sguardo e di fuori c’è una grande insegna al neon. Si chiede perché invece di scrivere non scende in strada a girare un documentario sulla spazzatura. Poi si alza e va a pisciare. Quando torna a scrivere trova che la sua storia è cambiata. Parla di una principessa che intaglia mobili a tempo perso per una sua povera amica. L’amica povera mangia farfalle e beve acqua di fonte. Veste di foglie di betulla e d’inverno dorme davanti ai bocchettoni dell’aria della stazione del treno. Prende un treno ogni tanto e va a trovare le sue amiche principesse di reami vicini; chi le regala un vestito, chi un leccalecca, ci rimedia sempre qualcosa. Un giorno sale il controllore e la porta via con sé per ovvie ragioni. Mangiano insieme al ristorante “I tre fratelli”; il conto lo paga l’oste che è un vecchio amico; una volta faceva il falegname. Di fronte al suo negozio c’era una latteria ma aveva chiuso quando un camion c’era entrato dentro per errore. Allora il lattaio s’era messo a fare l’equilibrista presso il circo più grande d’Europa. Un giorno facevano uno spettacolo a Mosca e il domatore di bestie s’era sentito male. Così al posto del suo numero ci avevano messo uno spogliarello.
Una donna sui cinquanta fila lana fischiettando motivetti anni venti; suo nonno al piano di sotto gioca con una motosega e una sedia. Il suo cane parla bene l’italiano ma non se la cava con le lingue germaniche. Il gatto sta per i fatti suoi ma pensa all’ultimo film che ha visto e alla possibilità di farne uno per conto proprio. Entra in scena una bambina con un pezzo di pongo fra le dita; lo plasma a forma di gigante e poi lo butta a terra e ci salta sopra.
Lo scrittore capisce che se continua a rileggere quello che ha scritto sarà costretto a ricominciare daccapo la storia ogni volta. Allora gli viene fame. Mangia una pizza e beve del vino fatto con le bustine. Gli piomba in testa l’idea del succo d’arancia. La verità letteraria è fatta anche di questo, dice tra sé e sé, ma non sappiamo a cosa si riferisca. Nel frattempo, in un’altra dimensione Higuerra sta commentando il post di un vecchio amico, tuttavia più giovane di lui.

7 commenti:

s(k) ha detto...

It seems to me I have already read this thing before...

Anonimo ha detto...

È davvero bella, sembra di entrare in una spirale, fa girare la testa

Domhir Muñuti ha detto...

k: sì, ti ho ha già fatto leggere questa cosa, una volta; ero probabilmente a Parigi, te la inviai. La sensazione di déjà-vu sarà forse amplificata da alcuni passaggi che fosti tu ad ispirarmi, in adolescenza.

disordinementale: grazie! come sei arrivata/o qui?

Anonimo ha detto...

Ci sono arrivato casualmente.
Se non sbaglio sei entrato nei miei preferiti per merito dell'articolo sul neologismo "Sbrufare"...

Ciao!

Anonimo ha detto...

Ah, una segnalazione. (non riesco a trovare un indirizzo email per contattarvi, cancellate pure questo commento dopo averlo letto).

Con Firefox 2 (su Ubuntu Linux) il captcha dà problemi: sembra non riesca a caricare l'immagine, facendo continui refresh; ciò impedisce di commentare.
Con Mozilla 1.7 invece tutto ok.

Domhir Muñuti ha detto...

Grazie per la segnalazione. Del resto io sono retrogrado e tecnologicamente passivo e uso Windows ed Explorer.. :) ..un giorno tenterò di scoprire i vantaggi offerti dai prodotti alternativi, giuro.

Unknown ha detto...

Interessante roundabout. Come i sogni degli aborigeni australiani non importano le dimensioni ma le relazioni.
E' così che si piega il tempo a volontà.
Mi piace molto

O<-<