domenica 25 febbraio 2007

Negli ultimi giorni sono stato più volte sul punto.

Di scrivere un post.

Poi, per una ragione o per l'altra (ma in definitiva una è la ragione), ho sempre desistito, talora un attimo prima di cliccare sul tasto "pubblica". (E' curioso dire "un attimo prima" in riferimento a qualcosa che non è avvenuto). Ultimamente m'hanno sfiorato diverse suggestioni, non sempre ispirate, anzi, quasi mai. Diciamo mai: mai. Oddio, per conto loro le suggestioni sarebbero anche parecchio interessanti; del resto la mia è una vita interessante, per quanto ne so. Volevo e vorrei tornare sul tema dell'amore scettico, forte di nuovi argomenti e notevoli (ah, Leopardi), in quantità e qualità. Mi sarebbe piaciuto e mi piacerebbe parlare di nobili esuli musicisti commossi e appassionati che pur di esibirsi, pur di far sentire a qualcuno, a tutti, quello che hanno partorito, o adottato, percorrono per calli e per colli, e nottetempo, i sottostimati diametri ritorti e bui e ascosi della Capitale del Mondo Intero. E di due ladri d'immagini, che saremmo io e Tripwood, due ladri, dicevo, che quei musici seguono e scrutano e. Punto.
E di Roma stessa, ah, vorrei parlare, eccome, fischio.

Devo andare. Tornerò. Però stavolta resisto a quella forza oscura che inibisce le mie velleità divulgatorie. Ohibò.

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