mercoledì 6 settembre 2006

Smettere di dormire (parte XI)

Quando giunse a Bonholm Antipyrgos era già quasi al verde. L'ultimo gesto assennato che aveva compiuto prima di lasciarsi inghiottire da un vortice di baccanali era stato comprare una casa al centro di Roma; un bell'attico dietro Piazza Farnese, grande, luminoso, ristrutturato di fresco. La matrigna l'aveva aiutato nelle pratiche d'acquisto, ansiosa in fondo di sbarazzarsi di quel ragazzino saputello e crapulone, ora che il dottor Stelvio era morto; e poi, altro che ragazzino, oramai era grande, era quasi un adulto.
Antipyrgos diede alla casa un arredamento essenziale ma accurato, salvo poi riempirla in pochissimo tempo di libri e libri; cataste di volumi polverosi assediavano ogni angolo, ogni ripiano, e c'erano libri persino nei bagni. Libri sui davanzali, libri sopra e sotto i letti, nella credenza, su tutte le sedie di casa. Conoscere di persona ragazzi quali Eco, Malerba, Sanguineti gli aveva messo addosso un'avidità di cultura che rasentava la pazzia.
Il giovane oramai aggrediva voracemente ogni istante della propria vita. Di giorno seguiva i corsi all'università, poi si intratteneva a discutere di filosofia, letteratura, politica a casa di questo o quell'amico, o nella propria; si ascoltava jazz, si beveva molto whiskey e molto caffè.
Due o tre volte la settimana Antipyrgos prendeva parte alle riunioni della sezione, senza grande entusiasmo, s'appartava in un angolo e fumava in silenzio, seguendo con lo sguardo i palleggi del dibattito fra i vari interlocutori, quasi quei discorsi gli fossero matericamente visibili; questo mancava loro, forse: un'anima. Provava una certa insofferenza verso quella voga imperante di barba e baffi lunghi; nelle donne amava invece quegli enormi occhiali da sole e le fasce per i capelli. I compagni lo chiamavano Fosco per via della sua aria scettica e schiva; il nuovo nome prese facilmente piede tra tutti i conoscenti di Antipyrgos, se non altro per la maggiore facilità di pronuncia e memorizzazione rispetto al nome di battesimo.
Per qualche tempo s'era dedicato persino alla cura del proprio corpo, poi la dolce vita aveva preso il sopravvento; la notte non dormiva quasi più, a casa sua era un incessante brulicare di studenti, attivisti, qualche attore di media fama, qualche attrice di alto bordo... Perché la sua testa funzionasse a pieno regime ma riposasse anche durante la veglia, trangugiava lungo tutto il giorno grandi tazze di caffè con due dita di whiskey e qualche goccia di benzodiazepina. Talora, nel bel mezzo di uno dei suoi festini notturni, s'abbandonava a prolungati stati catalettici, i quali non gli impedivano di continuare a dialogare, sia pure in maniera un poco originale, con i suoi invitati.
Forse andò a Vienna per trovare rifugio da una routine che lo stava rapidamente debilitando, nel fisico e nella mente: era oramai piuttosto grasso, faceva fatica a memorizzare le minime ovvietà, era spesso preda di lievi e rapide allucinazioni della vista e dell'udito. Per di più i suoi soldi stavano finendo.
Un giorno, ai giardini della biblioteca imperiale, gli appare Ziga: "Hai dei fiammiferi?"
E gli racconta che c'è un modo nuovo di vedere le cose. Che c'è davvero un modo per smettere di dormire. Lo porta con sé in un luogo assurdo, lo introduce ad un'assurda comunità. Il Café di Bonholm era un luogo finemente arredato, sempre ben frequentato; vi si respirava un'aria di consapevole abbandono. La vita di Fosco cambia in pochi giorni: non ha più bisogno di bere, ottiene ciò che vuole senza alcuno sforzo, può dedicarsi serenamente alla lettura, alla scrittura. Passa la gran parte del suo tempo tra le quattro mura del locale, di giorno e di notte. Non dorme mai.
Poi, d'improvviso, la morte di Kittelmann, l'arresto. Non ha soldi per un avvocato; quello d'ufficio, Belanius, gli consiglia di confessare; alcune attenuanti generiche gli evitano l'ergastolo.

2 commenti:

Domhir Muñuti ha detto...

Naturalmente mi si impedisce di postare la foto. Sapessi almeno con chi prendermela...
DKQIDJO

falena ha detto...

io ho fatto così alla fine: sono andato su modifica il post, quindi ho cancellato gran parte del post (copia e incolla non si può fare), quindi ho provato a rimettere l'immagine (che senza tutte quelle righe scritte mi ha dato subito), poi ho copiato e incollato il resto del post cancellato da una pagina del blog che nel frattempo avevo aperto in un'altra finestra, infine ho pubblicato il post tutto intero e con l'immagine. Ma ci sono riuscito solo dopo qualche giorno: magari è solo colpa del post troppo lungo. vedi tu.
LKTRHW