giovedì 7 settembre 2006

DATURA STRAMONIUM (Parte XIV)
"Sbrigati, Dottore. Non voglio rimanere tutta la vita a sentirti".
"La pazienza è la virtù dei forti, no? E un po' di suspance non fa mai male, l'attesa aumenta il desiderio! Sto solo cercando le parole giuste da usare per dirti..."
"Non devi trovare le parole giuste, Doc, devi semplicemente parlare!"
"Ok, ok" e il Dottore fece una lunga boccata di sigaretta. "Quello che hai sul petto è l'effige di Eltersdorf..."
"Grazie tante, vecchio. Se continui così mi rivelerai anche che sto bevendo whiskey" e il Selvaggio buttò giù un altro goccio.
"Lasciami finire, almeno. Non mi interrompere". Si potevano vedere i suoi occhi brillare: "E' una effige apposta con un ferro incandescente. Sinceramente non so perchè lo facciano. Forse una semplice dimostrazione di superiorità, forse per non dimenticarti che sei stato lì. Un'esperienza che segna, senza dubbio" (sorrise dolcemente) "Questo tipo di cose, di branding, di imprinting, secondo alcuni gruppi sociali dovrebbe provocare una sorta di piacere, perchè il corpo non è materia naturale ma materia culturale, conformato alla nostra cultura, e così viene stimolato verso una produzione di segni, codici, simboli. In alcuni gruppi questo tipo di pratica è considerata una iniziazione vera e propria, con un potere magico e sacerdotale, un talismano potente e sempre presente che segna la pelle e l'animo di chi lo "indossa", uno strumento che permette il passaggio verso l'età adulta per alcuni, verso una più adulta fase di maturazione spirituale per altri". Lo sguardo del Dottore era adesso uno sguardo sognante, perso ormai come il suo discorso: "Uno stampo d'acciaio riscaldato che una volta incandescente viene applicato sull'epidermide. Questo è l'effige. Il calore distrugge le terminazioni nervose della zona che perde la sensibilità per sempre. Equivale più o meno ad una ustione di terzo grado. E, ovviamente, questa cicatrice in rilievo che ti ritrovi, è indelebile".
"Mi stai facendo perdere tempo, Doc. Mi stai dicendo cose che già so o che non mi interessa sapere. Avevamo detto do ut des. E ancora non mi hai dato nulla. Lo so come mi hanno impresso questo marchio, questa effige. Lo so perché ero cosciente. Ti avevo chiesto il perché delle mie visioni e tu avevi affermato di conoscerlo”. Una volta interrottosi il Selvaggio si morse la lingua: in effetti non aveva sentito nulla di nuovo, ma aveva già dato una informazione per niente scontata, che era cosciente, ed il Dottore sicuramente se ne era accorto e sapeva adesso di stare in vantaggio, seppur solo di una incollatura.
“D’accordo, d’accordo”. Il Dottore riprese a parlare come se l’interruzione non lo avesse minimamente scalfito, sembrava avere un asso nella manica e non poteva non vincere e convincere il proprio interlocutore. “Arriviamo al dunque. Arriviamo al motivo delle tue visioni”.
“Alleluia” e alla boccata di sigaretta del Dottore, il Selvaggio rispose con un altro sorso di whiskey.
“Datura Stramonium. In Europa è conosciuta come semplice Stramonio. E’ una delle droghe della tradizione occidentale magica adibita alla preparazione di filtri ed unguenti. Datura Stramonium, demoniorum natura: così la chiamavano per non attirarsi le ire di dio, degli dei o dei demoni. Era considerata in grado di produrre febbre, dissenteria, colpi di calore e sete, sincopi e svenimenti. E’ raro che venga usata e soprattutto è raro che venga trattata adeguatamente con cura per il suo uso. E’ ovvio che all’interno delle mura di Eltersdorf ci deve essere una piantagione di Datura Stramonium, altrimenti sarebbe impossibile farla arrivare per tempo e senza inconvenienti da fuori l’Isola. E devono averne iniziata una coltivazione quasi industriale. Anche perché il rituale per il suo recupero – se così vogliamo dire – non è semplicissimo. Ricorda quello della mandragora, serve infatti un bastone di Paloverde, l’unico arbusto in grado di toccare la radice della Datura senza ferirla ed intaccare le sue qualità”.
“E mi avrebbero fatto mangiare questa porcheria?” il Selvaggio lo chiese con poca convinzione.
“Non dire sciocchezze, non è così semplice. Se fosse stato così l’effetto sarebbe durato poco. Mentre quando ne sei uscito ancora ne soffrivi. E ancora ne soffrirai. Non ti hanno fatto ingerire niente, ti hanno applicato la Datura sull’effige, in modo da far circolare nel tuo sangue quella droga. Non te ne libererai tanto facilmente. La Datura possiede quattro “teste”: la radice, con la quale si conquista il potere della pianta; lo stelo e le foglie che servono a scopo terapeutico; i fiori, il cui scopo è uccidere, far impazzire e rendere schiava una mente; e infine i semi, che sono la testa più potente. Non ne sono ancora sicuro, ma per i dati finora in mio possesso, dovrebbero avere scoperto e approfondito una variante della tecnica indiana o di quella africana. Lo stesso tipo di Datura compare nella tradizione indiana come afrodisiaco per affrettare l’orgasmo delle donne. La formula prescrive un unguento composto da grani di pepe nero, di betel, di scorza di lodhra (symplocos racemosa) macinata e tritata e miele bianco, il tutto da applicare sul pene. In Africa presso alcune tribù la Datura veniva utilizzata in alcune veglie notturne, durante la filatura del cotone e provocava uno stato di ebbrezza. Si tramanda ancora che i semi, se ingeriti, possono provocare una sorta di possessione simile a quella divina. Secondo la leggenda le ragazze possedute si muovono tremando, in attesa del Griot, il suonatore sacro che con il suo tamburo invita le ragazze stesse alla danza; e queste ultime con la musica si calmano e la danza fa fuggire il “Babba Jiji” che è entrato dentro di loro con la Datura. Nel tuo caso il “Babba Jiji” che ti procura le visioni, sempre se così vogliamo chiamarlo, è ancora dentro di te”.
Il Dottore prese una pausa, ne aveva bisogno. E ne aveva bisogno soprattutto il Selvaggio, frastornato da troppo informazioni. Così il Dottore sacrificò l’ennesima sigaretta spegnendola sull’altare della cenere e aspettò una risposta dall’uomo seduto al suo fianco. Il Selvaggio, dall’alto del suo cinico pragmatismo, mentre rielaborava tutto il discorso del Dottore riuscì intanto a chiedere, non senza la ormai consueta ironia mista a malizia: “E magari, visto che sei così ben informato, mi potrai anche dare una cura, immagino, Dottore…”.
“Certamente, Selvaggio. Succo di ribes. L’antidoto è il succo di ribes”.

4 commenti:

Domhir Muñuti ha detto...

La mia svista è presto corretta.. volevo informarti che il datura cresce nelle zone subtropicali e che a Bonholm fa un po' freddino... ma vabè, questo vorrebbe essere un romanzo, dunque tutto è permesso, no?

Domhir Muñuti ha detto...

per non dire che è la pianta più sputtanata del mondo dopo il caffè... e mi vieni a dire che io paro Ellroy... HUYZFREY

falena ha detto...

tengo a precisare: per quel che riguarda ellroy non è una critica, è che lui mette in mezzo 2000 personaggi in 50 pagine, come hai fatto tu in un post, e questo non è sbagliato, anzi mi dà modo di arricchire il mio filone, è uno spunto. per quanto riguarda la datura, forse per te è sputtanata, per me no altrimenti non l'averi usata. è una rimembranza "musicale" che pensavo di avrebbe colpito. e poi pensavo che avresti apprezzato il tono più scientifico e le ricerche (per quanto facili) di questo spunto.
e sul clima sappi che mi sono scordato di giustificarlo, ma avevo in mente di farlo, rimedierò presto.
me gusta l'ecamotage formale della lettera. continua così che stai a fa un buon lavoro. fra un po' ti sorprenderò molto di più.
TCFGCHSP
P.S.: che svista hai commesso?

Domhir Muñuti ha detto...

Ah, beh, m'eri parso polemico. Pardon, mi sbagliavo, ma in fondo ho la coda di paglia perché non sono soddisfatto di Aporie.. Mi pareva strano che polemizzassi, visti quelli che sono i nostri propositi. Bene la ricerca scientifica.. saprai tu come giustificare tutto.
ATTRN