giovedì 31 agosto 2006

NEL CAFE ABSURD - parte III

Ciò che lo stupì invece, e non poco, fu il fatto che nessuno di quelli che stavano lì dentro reagì. Nessuno si mosse, nessuno fece nulla. Non era normale, pensò quasi deluso Il Selvaggio, che già aveva serrato i pugni, assaporando quel leggero brivido di adrenalina che lo attraversava prima di iniziare una rissa.
Non era normale. Insomma, un tipo, uno mai visto prima da quelle parti, con una faccia non proprio raccomandabile, entra in un bar, uno di quei tanti ritrovi di clienti abituali dove da anni si vede pressappoco sempre la stessa gente, e si ordina un whisky. Un altro tipo, uno che probabilmente in vita sua aveva speso più soldi in quella bettola per i cicchetti che non per comprare i pannolini ai suoi pargoli o un anello di bigiotteria per la sua donna, lo urta per sbaglio, gli fa cadere qualche goccia di whisky, si becca una testata, resta per terra svenuto con una chiazza rossa sulla fronte…e nessuno dice niente? Nessuno interviene? Neanche il barista? Non è normale, proprio no.
Decise di darsi un’occhiata intorno. Magari per cercare di capire dov’era finito.
Innanzitutto, si rese conto che il bar si era improvvisamente svuotato. Eppure, solo cinque minuti prima, avrebbe giurato di averci visto un bel po' di gente là dentro...solo cinque minuti prima...
A prima vista, quel posto avrebbe avuto bisogno di una bella ripulita. Era terribilmente fuori moda, con le poltroncine di finta pelle squartate qua e là come a rivelare la loro povera anima, le luci basse e la carta da parati marrone pigramente ingiallita. Il pavimento, color ebano, era dipinto a tratti di cicche nervose. L’aria era impregnata di fumo, e si riusciva a respirare soltanto perché di clienti non è che ce ne fossero molti. Qualche lampadina era fulminata, e la luce dall'esterno lo bagnava appena.
Fuori, in un anonimo giovedì di fine estate, la gente schizzava veloce, senza nemmeno annusare il tanfo che trasudava al di là dei vetri opachi. Ebbe la sensazione di stare su un treno in partenza, quando vedi gli altri fuori che si muovono ma sai che tu sei più veloce, anche se stai seduto, e che te li stai lasciando alle spalle. Accese una sigaretta inutile, e dopo la prima boccata, che gli raschiò la gola ferocemente, si voltò ad osservare gli altri avventori. Se ne stavano a discutere animatamente seduti su quelle schifose poltroncine. Erano quattro o cinque. Scrutò i movimenti delle loro labbra, i gesti ampi di un tipo con un cappello in testa, i movimenti lenti di un altro con un maglione rosso. Non facevano in tempo a finire una sigaretta che se ne accendevano un’altra, e il posacenere troneggiava al centro del tavolino, come un altare sacrificale. Il fumo sembrava avvolgere quel posto, e proteggerlo, quasi ad allontanare gli intrusi, ad evitare che disturbassero quella strana liturgia. Il Selvaggio si fermò ad osservare quella danza di suoni e spostamenti, di nubi e particelle, senza ascoltare una sola parola di quello che dicevano. Nessuno gli prestò attenzione, anche se continuava a fissarli intensamente.
Improvvisamente capì che quel posto gli piaceva, che ci voleva perdere un altro po’ di tempo, che tanto quello, almeno quello, non gli mancava. Percepì il suono dei suoi muscoli che si rilassavano, il calore del whisky scorrergli dentro, si sentì bene, al sicuro, lì dentro.
Si voltò per chiederne un altro, ma il barista non c’era più. Buttò un’occhiata qua e là. Niente. Chissà dov’era finito. Con un balzo scavalcò il bancone di mogano, prese la bottiglia e si riempì generosamente il bicchiere. Quelli continuavano a discutere, senza degnarlo di uno sguardo. Ma questo essere invisibile, ai loro occhi, poterli osservare senza che nessuno gli chiedesse che cazzo ci facesse lì, non gli dava fastidio, anzi. Sarebbe intervenuto con calma, al momento giusto, come sempre. Per le presentazioni, tanto, c’era tempo, che quello, almeno quello, non gli mancava.

2 commenti:

falena ha detto...

non ci siamo cyber...lo vedi che se avessi riscritto non mi sarei trovato daccordo con te?
non deve esistere un "tentativo di parte III". la tua è la parte III e basta. ti invito a cancellare la parola "tentativo". la storia non è mia, sarà quella del blog e dei bloggers.
per il resto devo farti i miei complimenti, sei stato il primo a raccogliere il mio invito a proseguire questo folle folle puzzle...
LVOVNQ

magritte ha detto...

ricevuto
cubulh