venerdì 3 ottobre 2008

si vede che sei così. sei questo, quello che perde un giorno di studio per recuperare un mal di testa che s'è procurato da solo. si vede che ti tocca la soddisfazione di svegliarti alle 5 del pomeriggio come fosse l'alba.
il punto è che arriva un punto in cui davvero non si crede più in quello che si dice e a quello che si pensa.
mi viene in mente, come soluzione, quella di iniziare a leggere manuali, lasciando stare le monografie e gli approfondimenti. è una metafora, ma parlo sul serio. provaci. un buon manuale di grammatica italiana, uno di scrittura, un manuale di composizione, un manuale di cinema e teatro, un manuale delle giovani marmotte. iniziare (e non ricominciare: iniziare) dal rigore, dalla disciplina, dall'oblio, dall'abnegazione, dal sudore e dal discernimento. iniziare dalla critica. iniziare anche da una cosa buona da mangiare, se serve.
stai scrivendo una tesi di accidenti, di contorni e buchi neri. non è solo il tuo modo di scrivere, è il tuo modo di vedere. devi fare un esercizio: tenerti lontano da qualsiasi additivo e farti un serio esame di coscienza. andrebbe bene quello che dicevi, chiudersi al cesso di un bar, senza uno specchio. lo specchio finisce per renderti vanitoso e indulgente.
devi pubblicare qualcosa ogni giorno? pubblica stralci della tua tesi di laurea.

7 commenti:

DRESSEL ha detto...

beh, sarei davvero curiosa di leggere stralci della tua tesi.
esami di coscienza, eh? visto che (non chiedermi per quale assurdo motivo) sono una delle persone più messe in discussione sulla faccia della terra, ne so qualcosa.
lo specchio? pensa che proprio oggi sono stata invitata a "guardarmi allo specchio prima di tirarmela"...
ma lo sai che ti dico?
'sticazzi!

Domhir Muñuti ha detto...

la mia tesi ti deluderebbe.
mi sa che stasera mi dedico a qualche buon ascolto musicale.

Anonimo ha detto...

di sicuro saresti il primo blogger a farlo!!!

daniela ha detto...

Oh, ma perché tanta severità con te stesso?

Te lo dice una che di severità ha vissuto anni, prima di capire che non serve assolutamente a nulla.

Elimina dal tuo vocabolario parole come "rigore, abnegazione, sacrificio" e già avrai fatto un passo avanti.

E' dalla creatività che nasce la vita, ogni tipo di vita, e l'abnegazione uccide la creatività.

Domhir Muñuti ha detto...

@alfie: tu dici? più che altro è rischiooooooso..

@daniela: quelle parole lì non le ho mai conosciute. è che mi paiono l'unico antidoto a vocaboli altrettanto deleteri come pigrizia, confusione, fede nella divina provvidenza.

daniela ha detto...

Tutti coloro che si trincerano entro la severità lo fanno per sfuggire all'indolenza.Io, una volta rotte le barricate, mi sono ritrovata nella palude dell'ignavia, e ancora rischio di affogarci.

Però stavolta so che la soluzione non è l'abnegazione, bensì la creatività. E' quello, secondo me, il rimedio a tutti i amli del pianeta.

Come sta K? Non ci torna più da queste parti?

Domhir Muñuti ha detto...

stavo per dire: il problema è che la creatività non si crea, un po' come la materia e l'energia. poi ci ho pensato su. in effetti l'"incorporeo" è ciò che davvero ci appartiene, o no?
K? bella domanda! devo chiamarlo..