mercoledì 24 settembre 2008




dicevamo: scrivere ogni giorno. oggi però sono particolarmente svogliato. 
e, un po' per la pila di piatti e pentole da lavare, un po' per l'inedia che mi prende quando devo cucinare per me solo, ho mangiato a casaccio. 
è curioso, penso, che la parola inedia designi tanto la noia quanto la malnutrizione. tuttavia il primo dei due utilizzi è improprio: il termine che fa a quel caso è piuttosto inodia (dall'espressione latina in odio) da cui deriverebbe anche noia, appunto, e il quale s'è visto cambiare col tempo l'o in e per influenza dell'altra voce; influenza giustificata dall'origine comune di odio e edo, termine quest'ultimo che (dal sanscrito adana che è il cibo) in latino sta per "mangiare"; odio sta invece per "rodersi dentro". a rendere ogni cosa più affascinante c'è il tedio (stesso etimo), parola fiorescente che sta a significare noia e rodimento insieme. come a dire che una sola parola si sdoppia in due parole che un giorno si rincontrano in una terza parola, più significativa.
non è bellissimo?
a corollare volgarmente il siparietto glottologico di Hobu Ghergai, vogliamo ricordare che dente (sanscrito adanta, greco odontos) ha sempre quell'etimo lì.

ditemi voi se non è vero che noi siamo quello che abbiamo in bocca. parole, cibo, o denti che sia.

proprio ieri leggevo che quando ci si mette a scrivere è importante sapere dove si vuole arrivare. io condivido, ma proprio non mi riesce.

3 commenti:

Radio Pazza ha detto...

Detournement tutta la vita!!!

Bak

Domhir Muñuti ha detto...

eh no, questa è quasi scienza :)

Unknown ha detto...

Cmq scrivere tutti i giorni ti farà stare quasi sempre in cima a tutti i blogrolls a cui sei annesso ... migliorerà il traffico sul tuo blog.

O<-<