domenica 17 agosto 2008

il professore non fu un assistente.
di professore vero si trattò.
niente più esami, niente più niente,
più niente più.
niente più niente uguale trenta, sto.
pochi residui (per ora) di quel dì che fu.

un dì, dico bene, dico, un dì, un giorno solo, un solo giorno è trascorso dall'inizio, che portò, nell'aula uno, piazza della repubblica, roma, italia, ad un passo e dico uno da via parigi, portò, dicevo, il nome, per curioso appunto, di parigi. così si chiamava la prof del mio primo esame. e così si chiama la prof della mia tesi. e si tratta della medesima prof.
ma dai?
parigi, parigi, che piove.

e quindi ora che quel giorno, uno, è trascorso, Bene!, possiamo dedicarci a scoprire, capire, abitare, vivere, pensare, agire il nuovo giorno e trovarne, come fosse una porta, trovarne, dicevo, la chiave, come fosse una porta -che porta!- che porta al domani, che è un giorno nuovo ancora. e fuori di sofisma direi che in fin dei conti sono stanco di quelli che dicono che il tempo non esiste e che l'hanno inventato i cazzo di uomini per sistemare certi guai, perché invece il tempo esiste quanto è vero che siamo uomini, e se il cane il tempo non lo capisce perché è cane, affari suoi, noi uomini il tempo lo capiamo. argo riconosce ulisse, mi ha suggerito bak, riconosce ulisse, dicevo, perché per lui, per argo, il tempo non esiste, è cane lui, e il cane la cognizione del tempo non l'ha, il cane, argo. ergo: il genio del poeta, soprattutto laddove un poeta non è un uomo, ma un mito egli stesso, un turbine, una confluenza di idee, l'opinione pubblica, uno stato di necessità, uno stato di cose, uno stato di diritto, una repubblica democratica, non un uomo, quindi, ma tutt'al più una donna. e forse nemmeno greca.

grecia più parigi uguale adel.
la birra greca la vende, tra gli altri, adel. che se non ho capito male è portoghese. tra gli altri, lui la vende. ma io gli altri non li conosco, io conosco adel. e vado da adel. che fa rima con grange aux belles, anche se dalla grafia non si direbbe, grange aux belles, che è la via dove il bar di adel si trova.
niente rima per gli occhi: ecco il fascino del francese: una lingua estremamente sintetica, io trovo, quando si esprime sul metro o al mercato. una lingua ricca -nelle sue formule gergali più en vogue, almeno nella capitale- di abbreviazioni a volte eccessivamente vezzeggiative:

macdo (nald's)
resto-u (ristorante universitario)
fac (abbreviazione di facoltà nonché sineddoche di università)
science po (scienze politiche)
p.q., ovvero pécu (papier cul, carta culo, volgarmente detta carta igienica)
metro
grec (sandwich grec, ovverosia panino con gyros)
gars (garçons, ragazzi)
manif (manifestazione)
tante altre che al momento non ricordo

e una lingua che secondo me abbrevia perché soffre dei suoni scontrosi e reclamistici che ha, e della grafia prolissa e mnemonica, piena di esse non dette ma pensate, e di altre consonanti e vocali che subiscono la stessa fantasmagorica sorte. non detti che si accumulano e generano, giù nell'inconscio della lingua francese, tutta una serie di patologie:

baudelaire
zidane
sarkozy
rimbaud
il surrealismo
mallarmé
napoleone bonaparte
corbière
villiers de l'isle-adam
verlaine
carla bruni
monica bellucci
moët et chandon
p à p
la banlieue
le neuf-trois

fine primo tempio