martedì 12 febbraio 2008


fiaba del buongiorno


scrivo se leggermi ti mette un bzzz elettrico su per la spina, così come a me mi si stacca di dosso una seconda pelle pazzesca quando un indice luminoso percorre la circonferenza di un'aureola, fischiando come l'umido sul bordo di uno strapiombo glassato. scrivo se per caso sul mio piccolo sonno rumoroso vorrai vegliare, se persiane pure ostinate non sapranno nascondermi la verità manesca del giorno, se per fare giorno non bastassero una mela ed un medico latitante, e per fare notte non bastassero la luna e chiudersi forte nel buio, a ventitré mandate.
scrivo (anche) se a mezzanotte abbiamo di nuovo fatto finta di rimettere ogni cosa ai principi del cosmo, quando invece il cosmo c'entra meno di niente e il niente c'entra più di tutto, in materia di patologie dello spirito. scrivo se lo spirito non è che un pirito con la esse davanti, e se il corpo l'anagramma di porco, e se per caso, in ogni caso, non sia -tutto- tutta una questione di odore, sotto sotto.
scrivo se l'olfatto non percorre trenta chilometri d'asfalto nel tempo che mi resta prima di dormire, scrivo se ancora non sai che il sonno mi mette voglia di scrivere e di mille altre cose ancora, ivi compresa quella di dormire. e di scopare.
scrivo di fronte a queste mura che, tu dici, non mancheremo di tirare giù con qualche spallata secca, purché non si scenda in piazza prima dell'ora di pranzo, ché io se non dormo non ce la faccio proprio a fare la rivoluzione. e sai che rammarico scoprire, leggendo di sottecchi un giornale mentre faccio colazione l'indomani (quale indomani?) -spremuta e croissant nel bel mezzo di un campo da polo-, che la rivoluzione l'han fatta senza di me, niente più mura, e senza di me che c'ero eppure dormivo, e le persiane ostinate m'hanno beffato per bene, una volta tanto, sebbene fosse la volta sbagliata.
scrivo perché con tanto di sonno in faccia a leggere non si riesce, ti casca tutto in avanti, e se ti piace -diciamo- fenoglio, va a finire che ti ritrovi tuo malgrado a ficcare il naso in una questione privata.
scrivo (anche) se le ragioni per farlo sono via via meno buone. scrivo sebbene si darebbe il caso di venirti incontro sulla via dell'alba, per passarci la luce da una bocca all'altra, e con la luce l'odore: il tuo di candele, balsamo e lenzuola color vinaccia; il mio di modesta giacca nuova, dolciumi e fiabe del buongiorno.

7 commenti:

vincenzo ha detto...

Ora basta con questo apparente spreco.
Scrivi queste 120 cartelle con qualche annexes per 'terminare gli studi.
Poi dovrai dare a quelli che come me seguono le tue dissenteriche verbosità, l'eventuale piacere di una lettura dalla lunga durata.
Il finale del tuo post è splendido.
Resta naturalmente quel che 'simpaticamente' penso di te.
Ad maiora.

v

Domhir Muñuti ha detto...

sarà fatto:D

Unknown ha detto...

Ah beh, se c'e' pure Vincenzo ... speriamo abbia anche lui un blog ;-)

Bellissima e crudele poesia, in cui con semplicita' alto e basso si commischiano ...
O<-<

DRESSEL ha detto...

sei sbalorditivo...

Prisma ha detto...

...e il bello è che è pure modesto!

Grande, Higuerra. Continua così!

Questo passaggio è splendido:

[...] si darebbe il caso di venirti incontro sulla via dell'alba, per passarci la luce da una bocca all'altra, e con la luce l'odore [...]

Ha ragione il primo commentatore: dàtte 'na mossa e pija 'sto pezzo di carta! Che qua volemo la copia autografata in esclusiva del tuo primo romanzo!

Domhir Muñuti ha detto...

thanx a lot.. ma è tutto merito del sonno..

Bk ha detto...

Penso che "passarci la luce da una bocca all'altra..." sia una cosa che si riesce a pensare solo all'alba...
senza gli odori poi saremmo meno vivi...
se dipingessi come scrivi...
quando moriresti (perchè prima nessuno diventa famoso) i tuoi quadri varrebbero 800 milioni di miliardi di euro.
Che mi lasci un quadro ora che sei vivo?
Te lo pago una pizza...