martedì 29 gennaio 2008


sono ancora in tempo per riscattare la luce del giorno. non come il metronotte che viene qui in albergo a trovarmi di quando in quando, con la palpebra sempre a mezz'asta e con la mano tosta e ruvida come un filone di pane. che deve mai riscattare lui, la notte ce l'ha nell'osso delle ossa, rapito per sempre com'è dall'aria salata e sorda di quel buco nero che sta tra le 3 e le 4 am. il resto è alba o attesa dell'alba o libri pornograficamente sciorinati al centro della scrivania, prima di dormire, prima che il freddo bruci, prima che la notte fonda.
perché leggere coricati no, meglio di no, la lettura richiede concentrazione e la concentrazione richiede un filino di scomodità e soprattutto una severa dose di compostezza.
finalmente ho riaperto i libri pure io, scomodo e composto, dopo tanto e tanto tempo. finalmente riesco ad escogitare una fuga, e mi sento una mezza specie di clint eastwood con il cervello di bergman e l'immeritevole classe di morricone.
il cinema l'ho sempre vissuto come un oggetto tutto esteriore, non un qualcosa da vedere ma un qualcosa per cui stravedere. non un temporale ma le gocce sull'esterno della finestra, ed è lì che si acquieta il mio fuoco. edonismo, preambizionismo, concentrazione deviata. tanta bellezza solo pregustata, e qualche rara sbronza, di quelle che lì per lì ti tolgono "per sempre" il bisogno di bere. come le chiuse alla cinémathèque française, tre film di fila e uscirne senza capirci un cazzo, e senza nascondere che il tutto fosse un pretesto per meritarsi un sandwich grec e un chilo e mezzo di patate fritte. una volta ho portato anche K a mangiare il kebab a Bercy, mi pare fosse appena prima del suo treno di ritorno a roma. se ci ripenso mi chiedo come cazzo ho fatto a mangiare kebab per nove mesi. e non solo: era il cibo che desideravo di più, uscivo apposta per andarmelo a comprare anche se avevo alternative culinarie in casa. è il cibo dei pigri. ti stordisce e ti nausea ogni volta e ogni volta ti torna dentro con l'autorità di una sigaretta. è l'ottavo vizio capitale. cazzeggiando con Sgamas una volta era venuto fuori il sogno grottesco e morettiano di avere uno spiedone di kebab accanto alla scrivania, per darci una raschiata ogni tanto accompagnandosi con un pezzo di pane arabo.

eppure gli riconosco un fascino pazzesco, al cinema, una potenza devastante. e non parlo di derive rivoluzionarie: parlo dei film dove c'è una storia con una testa e una coda. il sogno è una vita così, dove c'è un qualcosa che incomincia, si svolge e volge alla fine, sistematicamente e secondo un intreccio plausibile. la differenza tra cinema e vita sono i tempi. il cinema ha il vantaggio di tagliare il tempo non funzionale alla comprensione del tutto. la vita ha il vantaggio di includere il tempo funzionale alla comprensione del cinema.

10 commenti:

DRESSEL ha detto...

"il cinema è come la vita senza i momenti noiosi", no?

Domhir Muñuti ha detto...

sì, qualcuno diceva che al cinema non ci sono le pause morte. in compenso la gran parte del cinema di oggi è concepita per ammazzare il tempo..

Prisma ha detto...

"la vita ha il vantaggio di includere il tempo funzionale alla comprensione del cinema."

Geniale. Semplicemente geniale.

Bk ha detto...

Ben tornato...
Andiamo al cinema?
Stasera ci vado.
Cous cous...

Unknown ha detto...

IL TUO MIGLIOR POST IN ASSOLUTO!!!
Pieno di sentimenti, ricordi, ma soprattutto nel pieno rispetto delle regole aristoteliche.
Sti cazzi del cinema, viva il Kebab.
O<-<
ps. Ti rammento il tempo nel cinema di Antonioni, Kitano, Kubrick, Haneke ... il cinema e' solo un contesto straordinario ritagliato in un quadrato, funziona per circa un paio d'ore.
La vita vera e' esperienza sensoriale completa e totale che include sia ordinario che straordinario. Dovremmo fare qualcosa di pericoloso di tanto in tanto per non sentire piu' il bisogno di sognare la vita d'altri, di desiderare i sogni d'altri.

Domhir Muñuti ha detto...

@museum: quanta soddisfazione mi dai tu!!! :D

@bk: negli ultimi 12 mesi sono stato al cinema 3 volte.. ottima media per un laureando in storia e critica del cinema..

@haikel: sono d'accordo, bisogna sfidare il pericolo. lo dico sempre: la precarietà alimenta la voglia di rischiare e di dedicarsi solo alle proprie passioni..

Prisma ha detto...

"la precarietà alimenta la voglia di rischiare e di dedicarsi solo alle proprie passioni.."

Non ci posso credere... Oggi facevo questa stessa riflessione...

Domhir Muñuti ha detto...

sì. vorrei persino tornare su questo tema: l'ebbrezza del precario rampante. d'altronde non tutti i mali vengono per nuocere..

Unknown ha detto...

Le migliori intuizioni ci precipitano addosso durante uno stato di necessita'.
La coesione sub-atomica, la coesione molecolare, il magnetismo, la gravita' ... Neanche le idee sfuggono a delle leggi di attrazione l'una per le altre.
Fra due idee la forza di attrazione e' direttamente proporzionale al prodotto della loro "massa" e inversamente proporzionale al quadrato della loro distanza ...
O<-<

Prisma ha detto...

"Le migliori intuizioni ci precipitano addosso durante uno stato di necessita'."

Quanto è vero...