mercoledì 9 gennaio 2008

dev'essere successo qualcosa. qualcosa che spieghi il tempo ignorante.

nei racconti di vita certe persone rimpiangono.
per me è più comprensibile restare esterrefatti. mettersi a urlare parole senza senso, senza senso per chi non vuole riconoscervi una sfilza di succulente bestemmie.



il problema è che non capisco com'è che sono ancora uno studente universitario. siamo nel 2008, è ridicolo. e infatti rido. ma nemmeno troppo; solo che non voglio amareggiare nessuno, quindi faccio buon viso a cattivo gioco, come quando mi dicono che come musicista mi butto via.

che bisogno c'è di cercare il tempo perduto? sarà lui a trovarti e ti farà un culo così.

certe persone sanno fare ogni cosa al momento giusto. altre no. e io faccio parte di altre.

la consolazione è che, a quanto vedo, non è quasi mai il tempismo che fa la differenza tra un fico e un coglione. la fortuna ci mette del suo. e aiuta gli audaci ma soprattutto incoraggia i fortunati.

epperò l'essere umano davvero dotato è quello che sa stare comodo nell'abito che indossa, sia esso (abito) una tuta da meccanico, una tunica, la pelle nuda, un paio di occhiali da sole. certe tute da meccanico sono belle, che peccato sporcarle di grasso.

tant'è che l'università mi è diventata un fardello grottesco, le scadenze sono calci sulle gengive. ma anche chissenefotte, tanto con quello che studio posso finire a fare solo il ricercatore, e se avevo la stoffa del ricercatore non ci mettevo nove anni a laurearmi :D

finire tocca finire, per carità.

la necessità, si dice, aguzza l'ingegno. ma la fretta, si dice anche questo, è cattiva consigliera. cosa c'entra? non lo so. pensavo alle scadenze e al fatto che non so come fronteggiarle, o meglio lo so ma non mi piace.
nel frattempo riconosco il peso di mille giorni ignoranti, duemila giorni. ma non avrei potuto viverli diversamente, e non si tratta di rimpiangere o rimordere. m'è andata davvero bene così. sono stato in giro, ho fatto il cazzo che mi è parso per un sacco di tempo. non mi è mai piaciuto niente e mi son sempre piaciute troppe cose insieme. ho sempre ottenuto quello che volevo.

ma è qui il punto: essere in grado di volere mooooooooolto di più. e non è per niente facile. non per uno che come musicista si butta via.



si tratta di restare esterrefatti e cacciare bestemmie delle più croccanti e profumate. e poi basta. poi si ricomincia. magari dall'acqua. bere e nuotare.

magari dall'aria e dalle gambe, correndo.

magari ancora dal sonno.

magari ancora dal dormire meno.

dallo smettere di fare qualcosa che fa male.

dall'iniziare a fare qualcosa che fa bene.

dal desiderare di nuovo partire.

dal desiderare la roba d'altri.


ah, torbida comodità della stasi, fatiscente accontentezza del gioco.

a fare le persone serie non si comincia di punto in bianco. si nasce, si cresce seri o poco seri.
e io sono poco serio; ma porto avanti il mio progetto comico con estremissima serietà.

e chi non mi conosce non lo sa.

ho voglia di andare a cena da zeeshan kebabish. mi basterebbe fare un biglietto per barcellona.

3 commenti:

Unknown ha detto...

Dovresti provare a suonare pezzi veloci come Scummy degli Arctic Monkeys
O<-<
ps. poi suonali lentissimi e capirai

Domhir Muñuti ha detto...

ti prego, trova zeeshan kebabish e vacci a cenare. sono musulmani. ordina pollo tikka masala e montagne di riso. sta in zona raval, su una traversa della rambla ma c'è da camminare un pezzetto. non ricordo meglio di così. trovalo.

Prisma ha detto...

Al team di Café Absurd... Da me c'è qualcosa per voi...