Su parigi sempre pioggia, o altrimenti poggia quel lenzuolo livido, retroilluminato, e strade che riflettono e riflettono, specchio e lente, più lente assai - nel riflettere - di chi le passeggia, per quanto poi qui non viga la frenesia del tacco, non quella di certe londre, ugualmente ricoperte, pralinate, ugualmente meccaniche nel ventre. E di fatti quel che mi piace di Parigi, molto, è la metropolitana. La sua efficacia è dura da dimenticare, perché funziona come la memoria, e m'era rimasta attaccata alla calotta, quell'esattezza tentacolare e multicolore, quattordici e molto più rapide rapide, ripide cascate.
Certi quartieri, mi sembra, non ho mai smesso di guardarli, e non ero lì, eppure io c'ero, me li son visti solidi, geometrici davanti agli occhi; e nessuna sorpresa nel ritrovarli, come ne avessi, nello sguardo, il calco. E' facile confondere una città con l'altra.
giovedì 17 maggio 2007
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4 commenti:
La metropolitana. L'avrei portata con me tornando a casa, ma avevo già un grosso bagaglio a mano e all'aeroporto m'avrebbero fatto storie.
Ridatemi Parigi, per quel poco che m'ha accolto l'ho amata.
Che dice Sokurov?
Ho visto solo Nostra signora dei Turchi, di Bene.
Non so se torno alla Cinémathèque.
Anche Signora andava maiuscolo.
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