venerdì 6 aprile 2007

Parlavo col pesce rosso di mia sorella, un tipo di poche parole...E col mio cuginosocioecceteraeccetera, anche lui di poche parole, per lo più distratte e confuse.
Beh, si diceva che co 'sta storia dei live e del mio lavoro diurno a fotografà borsette la mia fotografia si sta standardizzando...non va bene...per niente...
Il pesce rosso stava sul balcone, nella sua ampolla verde sporco, mi ha chiesto due tiri, dice che le Camel Light gli piacciono parecchio, soprattutto da quando s'è abituato a nuotare nelle acque sporche in cui lo lascia navigare mia sorella. Non gliel'ho dati, potrebbero fargli parecchio male, e lui e uno che sà ascoltare, non me lo posso giocare così...
Il cugino gira i video, e la sua carenza di concentrazione lo porta a commettere gravi errori.
Si pensava, si diceva, che i nostri week end potrebbero essere bene impiegati in riprese "a buffo" senza un senso ben delineato, o magari con un senso, ma limando l'inconcludenza.
Pensavo, mi dicevo, il pesce rosso annuiva, che standardizzarsi sul live fà perdere la ricerca della luce, delle linee, delle forme, la scoperta delle espressioni, quella piccola piega che accentua un sorriso agli angoli della bocca. Fotografare portafogli uccide l'arte.
E ho come l'impressione che nella mia arte c'è ancora qualcosina da dire.
E il pesce dice fai un book a qualcuno. Eh, si fà presto a dire fai un book.
Un book è un'affare pesante, è un set montato e poco malleabile, un sorriso forzato e commercializzato, è un prodotto da vendere.
E sinceramente, a di là del fatto che c'è poco da vendere, ti dirò...non me ne frega manco nulla di guadagnarci qualcosa.
Dice il pesce hai fatto belle foto. Eh sì, è probabile, ma quali sono quelle più belle?
Dice e che ne sò io, sto qua, faccio un giro, ne faccio un'altro, così per sentito dire dice hai fatto belle foto. Damme na sigaretta. No.
Le foto più belle che ho fatto erano quelle che c'era il sole e non avevo intenzione di scattare foto, piuttosto farmi una passeggiata, quattro chiacchiere. O magari avevo anche voglia, e pellicole e sensori, ma che scatti qua e là, così come viene, tra un gelato e una coca cola, e una barzelletta riesumata nell'angolo in basso a sinistra del cervello, là dove c'è poca luce.
Allora capita che incontri un tronco secco sulla spiaggia e dici togliti le scarpe. E lei se le toglie e allora dici allunga un piede. Come così? Un po' più in là, ma non coprire l'altro, e ora sorridi. Ma non mi viene da ridere. Ah sì? Allora ti ricordi di quando... Ahahah...
Il pesce dice che roba è un tronco? Un tronco dico è la base di un'albero. Dice si vabbè ma che roba è un'albero? Senti dico io t'ho mai chiesto cos'è il plancton? No. Ecco, allora fatti i cazzi tuoi.
Insomma concludi dice che c'ho da fà. Che devi fà de tanto urgente dentro 'na boccia de plastica verde? dico. Me devo limà le pinne devo lucidà le squame, devo spolvera' l'alberello finto, è un problema? E poi sò affari miei... dice. Dico Allora lo sai cos'è un albero...Dice damme na sigaretta. No.
Beh mi dicevo. Ragionavo, e lui annuiva, cercando la limetta per le pinne. Devo ricominciare a fare i ritratti spensierati così come ho cominciato, quelli che poco ce ne frega se una nuvola ci offusca la giornata, o se è già sera o se, ma è tardi, boh chissà può darsi.
Mi faccio un giro fra i cinquecentoepassa contatti su myspace, qualcuno avrà bisogno di me, o magari no, ma potrei essere io ad aver bisogno di loro.
Famme un book dice il pesce. C'hai i soldi? Dice no. E allora niente book. Ma dai... in amicizia dice. E vabbè limate 'ste pinne poi ne riparliamo.
Vabbè mi fà, ma hai fatto dei nudi niente male, lascia perde myspace e buttate su un sito porno. Vai dice su www.playfish.org, che ce stanno certe alici che... eheheh...
Porco. Pesceporco. Dice maddechè aho! Dico sei un porco. A parte che nudo non è necessariamente porno e non è necessariamente erotico. I miei nudi sono eleganza. Classe. Poesia corporea. E poi te che ne sai che nell'ampolla non c'hai manco il telefono? Dice beh per sentito dire. Dico sei de poche parole, ma quando te ce metti ne dici de cazzate. La verità è che mi annoio parecchio dice, e più m'annoio più c'ho voglia di fumare. Damme na sigaretta. Non sono sicuro, non dovrei dico. Damme na sigaretta per favore... Dico lo sai che 'sta roba te fà male? Dice sì, lo sò ma sò due settimane che tu sorella me fa' stà nella stessa acqua che me so' venute le cataratte. Te riusciresti a vivere due settimane nelle stesse mutande? No, dico. Ecco, na sigaretta non me può fà peggio de così. Dammene una e basta.
Apro il pacchetto, gliela dò. E aspira i primi tiri come se d'un tratto avesse realizzato di essere il neo miliardario della lotteria di capodanno, il re dei re.
Dico insomma, devo cercare un viso giovane, caruccio. Devo cercà una che ride. Pure uno, ma una è meglio.
So' gusti dice lui, te capisco. E ora fuma col gomito della pinna sinistra poggiato alla boccia, come uno sbruffone anni '50, coi capelli pieni di brillantina e la giacca di pelle. E' un pesce che sà il fatto suo.
Mi attivo, devo cercare, devo trovare, devo proporre, o forse no, non devo far nulla, devo aspettare che arrivi, devo. Devo cosa non sò ma posso. Posso cosa non sò. Ma sò che si può fare. Cosa? E quante domande...
Domani mi metto la macchina fotografica in tasca. E che tasche c'hai aho...dice. Giusta osservazione dico. Ne porto una piccola, o magari me la metto al collo che ne sò. Fà come te pare dice. E dice poi che ce fai? Ma non lo sò dico, magari la pausa pranzo. Vai a fotografà l'alberelli al parco? dice. Allora sei un bastardo, lo sai bene cos'è un albero! Aspira le ultime due boccate di tabacco ardente e spegne la cicca con una pinna. Fà il vago. E' un pesce con stile, ma sostanzialmente un fesso, un tonno.
Non fotograferò gli alberelli al parco, o forse sì, quello che viene, le signore con le carrozzine, i bambini, quelli che portano a spasso il cane. Dice fai un po' te...ma se te denunciano o te menano non me venì a dì che non t'avevo avvisato.
Allunga le pinne e le distende dietro la nuca, si sgranchisce. Ce voleva proprio dice.
Poi chiude gli occhi, fà un respiro profondo e li riapre, e dice aspetta il week end.
Mica male dico, ma mancano ancora cinque giorni...sai che vuol dire aspettare cinque giorni quando te stai a fotografà sotto?
Dice no, non lo so, e francamente non è che la cosa mi interessi più di tanto. Ma c'hai cinque giorni per fare chiarezza, e guarda caso c'è il sole e pare primavera, e pare estate, e pare l'indefinita stagione calda che mi ricordo me ne parlava mio zio quello che veniva dal Mar dei...
E basta dico...e cerca de mette qualche virgola quando parli.
Non sono poi così abituato dice, a parlare, sono di poche parole io. Ma c'hai dice cinque giorni. Procaccia cerca un sorriso, fatte 'na chiacchierata cerca gira vaga osserva. Una la trovi dice.
Probabile dico io.
Ma, dice, anche se fosse uno...
Una dico, e per ora è meglio così.
Sò gusti.
Sò gusti.
E s'è ritirato a guardare verso gli altri balconi, i panni stesi, le limousine di acquari immensi per pesci minuscoli tropicali che suo zio una volta deve avergliene parlato.

2 commenti:

Unknown ha detto...

io ho un'idea geniale!!!
uno fa le foto al pesce, l'altro gli va i videoclip e con scatti di speed lo fa ballare a tempo

Memorie di un pesce rosso ha detto...

Mah...è che si tratta di un pesce discreto...non ama ballare...anche se adora Bob Marley...