mercoledì 25 aprile 2007


Le stagioni, tre su quattro, mi entrano dentro. L'autunno da sopra, con le incombenze, gli abiti pesanti, le piogge. L'estate di fronte, col sole irriverente, l'aria burrosa, la vista inevitabile dei corpi umani. L'inverno da sotto, con il pavimento metallico la mattina quando scendi dal letto, gli scarponi, e la terra che freme, e pare che da un momento all'altro debba accadere qualcosa. Ed è per questo che la primavera ti sorprende, perché ti aspetti qualcosa dal basso per tre mesi, che so, un fiore che spunta, e invece la primavera ti viene da dentro, non ti accorgi di nulla, te la ritrovi addosso. I sorrisi sgorgano e splendono, le narici annegano, gli occhi lacrimano e bruciano, i muscoli scalpitano sotto la pelle, il corpo chiede di uscire dagli indumenti, e tutto dolcemente soggiace ad un principio di luce e di fuoco.
Il caffè ha un sapore diverso, il mattino ha l'oro in bocca, la sera si fa desiderare, la rondine non è più sola. Cori d'uccelli che intonano Antonio Vivaldi e vivai di ghirlande di rosa, d'arancio e di viola.

1 commento:

sgamas ha detto...

a me la primavera prende ai peli delle gambe,davvero, no nè per rompere la poesia. è che uno inizia a mettersi i pantoloncini corti ed inzia ad arrivarti, mentre cammini, quel venticello rinfrancante.bel post hai scritto, bella giornata oggi.