mercoledì 21 febbraio 2007

Vittima di una disfunzione musicale

Ieri sera ero a cena a S.Lorenzo. C'è la pizzeria Formula 1. Pizza molto buona, non fanno troppe storie se entri più tardi del solito. Entriamo e siamo tre, è mezzanotte.
Se ne vanno gli ultimi clienti e rimaniamo solo noi.
La pizza arriva in un attimo e arrivano anche le birre per gli altri e la Coca Cola per me.
Salutiamo e andiamo via.
S.Lorenzo, lì dove comincia o finisce la via Tiburtina, a ridosso de LaSapienza. Quartiere di studenti, di locali, del movimento notturno, affascinante o disgustoso a seconda dei punti di vista.
Oggi ho fatto un salto sul sito di Prince Faster, dj storico di Radio Rock: carino, sempre aggiornato e tenuto come una raccolta di articoli, spunti di riflessione, considerazioni musicali, politiche etc.
Ci sono passato per noia, perchè non lo facevo da un paio di anni.
Ci sono due articoli che mi interessano da subito. Apro, leggo e scopro che sta per chiudere Disfunzioni Musicali.
Per chi lo conosce e conosce me sa a cosa penso.
Forse il migliore, il più amato dei negozi di dischi di Roma di un tempo. Quello dove ti sembrava di poter trovare l'impossibile, dove se ascoltavi certi generi di nicchia non passavi per un tipo strano. Dove avevi avevi libero accesso al database di un computer, scrivevi: Type O negative, Celtic Frost, Einsturzende Neubauten, Impaled Nazarene, Nailbomb, Human League, Dead Kennedys, Goran Bregovic, Django Reinhardt, Claudio Baglioni o quello che ti piaceva a te e controllavi sul momento la disponibilità o meno dei loro dischi in negozio, il loro prezzo, la possibilità di ordinarli.
L'ultima volta che ci sono entrato andavo ancora all'università.
Tempi remoti. Saranno passati sei anni?
Ci ho speso bei soldi e ci ho comprato dischi belli e dischi brutti, dischi che ancora conservo e ascolto e dischi che ho rivenduto e ho dimenticato.
Se è vero che chiude, chiude il tempio romano della musica.
Ieri sera ci sono pure passato davanti ma non mi sono accorto di nulla. Il negozio è in vicolo, dentro era tutto spento, ma era tardi quindi niente di strano.
Fate conto di essere un cattolico che giunge a Roma, vuole visitare San Pietro, arriva e scopre che l'hanno chiusa. Un calo di fedeli negli ultimi anni. Però puoi trovare tutte le messe del papa su internet in streaming o scaricarle e condividere su e-mule.
Esagero?
Forse sì. Però che strani tempi. Davvero sta cambiando qualcosa nel mondo della musica, allora. Una rivoluzione lenta che non uccide la musica, non ne cambia la qualità, non influisce sui gusti della gente, ma colpisce soprattutto chi lavora con o per essa.
Sarà anche il massimo scaricare 40 dischi un un fine settimana e qualche volta lo faccio anche io.
Sarà anche giusto desacralizzare l'oggetto disco- la musica è tutt'altro e non si tocca, nè si osserva, ma si ascolta solamente.
Ma è triste notare che si è giunti a queste conclusioni e che forse non si torna indietro. C'è chi si esalta nel comprare un capo firmato. Io ho trovato bello avere tra le mani un disco nuovo, farmi tutto il tragitto verso casa ( e da Disfunzioni a casa mia ci voleva quasi un'ora e mezzo), aprire il lettore cd, ascoltare con la massima attenzione, sfogliare il libretto, farmi un'idea mia dopo vari ascolti, esaltarmi o restare deluso.
L'amore per la musica non è solo nella quantità e nella varietà degli ascolti, ma anche soprattutto nell'attenzione che uno vi dedica. Così come l'amore per il cibo non è solo nelle abbuffate e l'amore per il sesso non è solo nella ammucchiate.

11 commenti:

Domhir Muñuti ha detto...

Riflettere c'è da riflettere. Forse. Dentro di me faccio coincidere il mio disamore per la musica col momento in cui ho smesso di comprarne. Non ricordo nel modo più assoluto qual'è stato l'ultimo disco che ho acquistato. Probabilmente fu qui ad ostia, da Picci Blue, negozietto fallito ben prima del colosso di cui nel post. Se avessi soldi continuerei ad acquistare cd originali, in maniera clinicamente selezionata, si intende. E' vero, la musica si ascolta, ma il disco è un prodotto più esteso della musica che contiene; il musicista e chi lo produce vendono pure un'immagine, propongono una combinazione di colori, fonts, materiali. E poi è leggendo i booklet dei miei idoli che ho imparato l'inglese.

Anonimo ha detto...

Da disfunzioni ho comprato parecchi anni fa "Giant Steps" di Coltrane. Un disco meraviglioso. Mi dispiace che chiuda, ma me ne farò una ragione.

s(k) ha detto...

Hig: e vabbè, che te devo da dì? Altri tempi davvero.

Però facevo questo ragionamento. Anni fa sono usciti i cd. Subito oppositori e estimatori. Mio padre li trovava una cosa stupenda e cominciò a comprarli prima ancora di avere un lettore cd.
Il sempreterno mito dei vinili che "si sentono meglio"; altre voci che dicevano "sì, ma i dischi di quegli autori sconosciuti degli anni'70 che fine faranno?". Poi i cd se li sono comprati tutti e anche grazie a loro il costo della musica è diventato proibitivo. E' successo pure che hanno cominciato a ristampare di tutto di più. Così oggi puoi tenerti sullo scaffale la tua copia rara in vinile degli Angel Witch e ascoltare la copia rimasterizzata ad alta definizione e con bonus track su cd.
Una volta era per trovare dischi così, dischi di autori sconosciuti al grande pubblico, che esistevano e prosperavano negozi come Disfunzioni.
Oggi i negozi di dischi che resistono hanno divuto cambiare pelle: non più solo musica, ma anche libri, dvd. Resistono i supermarket culturali: i RicordiMediastores, le FNAC etc. Negozi forniti e per niente disaprezzabili, che offrono tanto ma solo quello più facilmente reperibile.
Mettiamo che Caio mi parli benissimo della Tizio e Sempronio band, gruppo hardcore californiano, purtoppo sconosciutissimo. Io vado su internet e mi scarico il loro disco, magari con tanto di copertine jpeg.
Ma se volessi proprio il disco? Dove lo vado a comprare oggi?
Certo, lo posso comperare sempre su internet.Ma il piacere di andare al mercato, scegliersi le arance migliori, valutare le offerte e poi portarle a casa?
Forse nel futuro sarà possibile comprare anche la frutta su internet giorno per giorno. Un chilo di arance, mele della Val Sugana, e banane per favore. L'indirizzo è questo. Consegna immediata. Pagamento in contrassegno. Offerta della settimana: mandarini 3x2. Ne compri tre, ne paghi due. Quindi preferibile acquisto di mandarini in numero di tre o suo multiplo.
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Scalia: beh, me ne farò una ragione anche io di sicuro. Anzi, me l'ero già fatta da un tempo ma non pensavo se la passasse così male. Da Disfunzioni ci ho comperato negli anni almeno una quarantina di dischi nuovi o usati, tra cd, vinili, 45 giri e cassette.

Anonimo ha detto...

Si, in effetti nemmeno io credevo che avesse problemi così seri... anche perchè è stato veramente un punto di riferimento per molti musicofili.
Ciao K.

assunta altieri ha detto...

Scusatemi se irrompo in questo blog senza un invito, in genere non lo faccio. Ma l’effetto ponte è un dato di fatto e perciò mentre ero da Lucia…

Interessante il tuo post, un velo di nostalgia e una patina di modernità.
Personalmente ho superato con una certa facilità l'abbandono del vinile (mitico? o solo un percorso? o solo un materiale, un mezzo?). Me lo ricordo sì come funzionava: la puntina da pulire e da cambiare, il telo di velluto bordeaux per pulire i dischi, la scatola di cartone, i graffi, i salti. Beh, non mi emoziona! Mi emoziona il ricordo di una melodia, o di un rock sparato a crepapelle dalle casse, talvolta fruscianti. Mi emoziona il ricordo di quando andavo con la mia amica in radio e sceglievamo i pezzi da inserire. Mi emoziona il ricordo delle settimane a risparmiare per acquistare un disco (o meglio la musica che conteneva il disco). Protagonista dell’emozione è la musica e non il materiale.

Il pezzo degli autori sconosciuti? Sinceramente, credo che sia molto più facile adesso trovare cd “anonimi” o “rari” perché la registrazione è diventata molto più semplice e ormai quasi tutti sono in grado di farlo con maggiore economia. Altra cosa è il prezzo lievitato, ma non è la musica che costa di più quanto piuttosto il packaging, l’involucro, perché siamo nell’era del bello a ogni costo e la cover del cd fa – anche! – la differenza. La possibilità di scaricare pezzi è sicuramente più rapida del passaggio (attraverso cavetto, e io faccio giusto in tempo a ricordarlo) dal piatto alla piastra, e le musicassette, ma vi ricordate che incubo? Quella pellicola maledetta che sul più bello diventava tutto un groviglio con le testine. E giù di cottonfioc e spirito.

Il problema vero è la qualità della musica che migliora sotto l’aspetto tecnico e peggiora sotto l’aspetto produttivo. Volete cd di sconosciuti che diventeranno presto rari? Il prossimo anno provate a cercare in giro un cd dei neo cantanti, neo gruppi, eccetera. Vale quasi la pena acquistarli per il valore futuro di mero oggetto da feticista o collezionista.

Ciao

s(k) ha detto...

O Assu, benvenuta.
Mentre ti scrivo ascolto un vecchio concerto degli Smiths scaricato da internet. Il bello della rete è che si trova davvero l'impossibile e senza Napster, E-mule, Bearshare non avrei mai potuto conoscere tante cose bellissime o evitare consapevolmente delle schifezze spacciate per buona musica. Io credo che un ragazzo che si avvicina oggi alla musica ha un grandissimo vantaggio e l'opportunità di farsi in maniera più semplice, economica e precisa un'idea di quello che gli può piacere o meno.
In realtà si doveva uscire da un periodo di crisi e stagnazione. Internet ha dato una bella necessaria mazzata, ma magari non ha proprio colpito bene e ci fa le spese anche chi c'entrava poco e niente. Tra questi non solo negozianti e commessi, ma anche una certa editoria musicale, le riviste specializzate e alcuni dj.
Ho un parente che ha lo studio pieno di migliaia e migliaia di vinili. Sono il suo lavoro, la ricerca di anni, perchè campa mixando dischi. Oggi un ragazzo qualunque può procurarsi tutto quel ben di dio con un mese di download sfrenato.
Io che i dischi li ho comprati fino all'altro ieri dovrei essere contento. Con 20 euro risparmiati ci faccio una buona spesa che mi dura una settimana, o li spendo in benzina e per un paio di giorni dovrei stare a posto. E' una bella frustrazione dover metter dei soldi da parte per comprare un disco che non si sa neanche se poi vale la pena.
Però per rendere l'idea mi viene in mente una vignetta di Silvia Ziche pubblicata su Musica! l'allegato del giovedì de La Repubblica di qualche anno fa. Un tipo davanti al computer: "Com'è divertente scaricare la musica da internet...
é ascoltarla che è noioso!"
Spendere un sacco di soldi in dischi è una forma di consumismo tanto quanto scaricare discografie complete di qualsiasi autore. Un consumo meno costoso ma più superficiale. Non puoi mica ascoltare tutto, quindi dedichi a tutto un ascolto più rapido e meno attento.
Adesso l'ascoltatore medio di oggi sembra proprio un ascoltatore rapido e meno attento e gran parte della musica che circola oggi sembra fatta apposta per lui.
Poi tutti, io compreso, si concentrano solo sulla crisi economica della musica. Perchè non dire pure che la musica di oggi fa piuttosto schifo? Non compro un disco di un neo-cantante perchè dubito ci sia molto che varrà la pena ripescare fra dieci o vent'anni e di schifezze negli anni passati ne ho comprate tante. Qualche nome? Manowar, I love you, uno degli ultimi di Nada, Ustmamò... errori de ggioventù!
Ci vorrebbe qualche novità che faccia tornare un po' di vero amore perchè la musica non la fanno nè i negozianti, nè i giornalisti musicali, nè gli ingegneri informatici, nè i produttori ma solo gli autori, gli interpreti, i musicisti o i musicanti.

Il vinile non l'ho mai conosciuto bene per questioni di età, ma con le cassette ci sono cresciuto. Ho ancora un walkman per cassette vicino al letto. I pochi negozi che ne hanno ancora qualcuna te le tirano appresso. A volte ci puoi comprare uno Springsteen d'annata, un Coltrane, un Battisti o Patti Smith a 3 o 5 euro. Niente male, secondo me.

Non ti scusare per l'irruzione, non serve mica l'invito per passare o lasciare un commento, almeno da queste parti. Perdona piuttosto la mia abbondanza di parole.
Ciao.

Sara Sidle ha detto...

Bel post.Con parole semplici e chiare, hai saputo descrivere le sensazioni provate, per un negozio che ha racchiuso il tuo amore per la musica e tanti tuoi ricordi.
Scaricare la musica è comodo e bello, ma nulla a che vedere con l'andare a comprare il vecchio e caro LP.Niente come il vinile racchiude l'anima della musica!

s(k) ha detto...

Tempo fa ho letto un articolo contro la pornografia. Diceva che ammazza il desiderio, modifica il rapporto delle persone con il sesso. Il ragazzo che cresce basando parte della sua educazione sessuale su qualche immagine di un film porno cresce con un'idea distorta del sesso, addirittura fatica a concepire l'idea di sensualità che pure è parte integrante dell'erotismo.
Abituato a certi canoni estetici o a certi stimoli espliciti che offre la pornografia non riesce ad eccitarsi se non di fronte a stimoli reali altrettanto espliciti.
Il giornalista faceva l'esempio di certe donne ebree mi sembra, coperte da capo a piedi, e di certi uomini ebrei che trovano sensuale poter vedere in maggiore intimità il viso intero della propria amata. Qualcosa di inconcepibile per chi oggi esce per strada e trova ragazze con la pancia di fuori e lembi di pelle varia esposti e nudi anche in pieno inverno.
Ora io non voglio entrare nel merito della pornografia o dei nostri costumi, però mi sembra di trovare una qualche affinità tra l'evoluzione della fruizione della musica e del sesso.
Cinquant'anni fa c'era forse maggiore sacralità intorno al sesso, lo si faceva di meno (forse) e con meno disinvoltura. Di sicuro se ne parlava di meno ed era meno esposto. Oggi c'è stata una grande liberalizzazione in tale proprosito. Il sesso è dappertutto, anche in formato 6 metri x 3 sui cartelloni. Oggi per voltarmi a guardare una ciclista un po' più svestita a momenti non facevo un botto con l'auto.
Il sesso oggi fa meno paura, si sa quasi tutto anche quando non lo si fa, lo si fa già anche molto presto e quasi nessuno ci trova niente di male nel farlo ogni volta che si può. Meglio così forse. Dà un giusto valore e un senso di libertà a qualcosa demonizzato per secoli, permette di conoscerlo meglio e, stando a quando direbbe anche Freud, di vivere quasi tutti un po' meglio.
Però ecco chi dice che si perde la concezione della sensualità.
Ecco, io penso alle volte si sia persa un poco della concezione della sensualità della musica. Non che non ci sia più sensualità nella musica, ma nell'approcco con essa.

s(k) ha detto...

Sara Sidle:
ah, bentornata. Beh, di vinili ne avrò avuti al massimo una ventina in vita mia.
Di cd ci ho riempito gli scaffali e di cassette anche le case di qualche amico. Di mp3 almeno un terzo del mio hard-disk e una ventina di dvd. Almeno occupano meno spazio.
Però ti sei mai chiesta come mai dieci anni fa tutti a sfoggiare l'impianto stereo, l'hi-fi; oggi vanno in giro con i-pod e gli mp3? Provassero a sparare i loro mp3 in un impianto di quelli buoni e vedranno come si sente la differenza di qualità.
E non venissero a dirmi che non è vero perchè se non la sentono oggi vuol dire che non la sentivano neanche dieci anni fa quando spendevano bei soldi per le casse e l'amplificatore migliori.

Anonimo ha detto...

Gay(gher), ho trovato il gruppo che fa per noi...non ti inventare palle, basta trovare un sax baritono e il gioco è fatto. Tribute dei Morphine, canto io, ti fidi?

Domhir Muñuti ha detto...

Caro Stone, non mi tirerei indietro manco di fronte alla tribute band di Fiordaliso. Ma sarebbe ora che ci scambiassimo i numeri di telefono..