sabato 21 ottobre 2006

Storia avventata di merda e altre cose

Eppure ci si scorda sempre qualcosa. Salutare qualcuno, l’asciugacapelli, la macchinetta per la barba, gli occhiali da sole, il vestito della festa. L’asciugacapelli. Salutare qualcuno.
Insomma, cammino e cammino, e a un certo punto mi succede una cosa, e mi dico “Questa cosa mi resterà impressa, sarà il primo ricordo di questo viaggio.”
E la cosa, roba da non credere, la cosa è una gran puzza di merda, mi spiace, sembrerà una barzelletta, di quelle che si ride quando c’è la parolaccia, cacca, culo, pipì, e più la dici grossa e più la dici a voce alta e più si ride, cacca, pipì, scemo, cretino, culo. Ma non è così, non è una barzelletta, è tutto vero. Una puzza avvolgente, inconfondibile. Tanto che Piòtr mi fa capolino dallo zaino e mi fa, dice: “Dove siamo? Siamo già arrivati?”
Gli faccio, “Mi manca l’aria, con questa puzza. Ci avessimo messo anche l’aria, nello zaino… Ma ci si scorda sempre qualcosa. L’asciugacapelli, salutare qualcuno. L’aria.”
“E senz’aria,” mi dice Piòtr, con la testa fuori dallo zaino e le mani aggrappate al bordo, “senz’aria le farfalle colano a picco, caro mio”
“E senz’aria niente vento, e senza vento i soffioni sembrano pali della luce, sembrano”
“E i capelli sembrano un cappello, sembrano”
“E non c’è il gusto di tirarsi su il bavero della giacca”
“E nemmeno di fumarsi una sigaretta, insomma non c’è il gusto di fare un po’ i misteriosi, con i capelli al vento, il bavero alzato, la sigaretta in bocca, e mettersi ad un angolo di strada a guardare le donne che passano”
“E poi senza vento le donne non devono reggersi la gonna”
“E gli uomini tanto meno”
Ma insomma Piòtr, l’avrete capito, è uno che sa le cose, uno che ha studiato. Piòtr è uno che le cose del mondo le guarda in un certo modo suo particolare, e non è da tutti. E allora mi fa, dice “Vedi, non tutti i mali vengono da soli, a volte sono pure male accompagnati. Ma in questo caso bisogna guardare il lato positivo della faccenda”
“Come sarebbe a dire?”
“La puzza di merda,” mi fa, “è pur sempre una traccia, un indizio da seguire.”
“Porca miseria,” faccio io, “e perché mai?”
“Perché mai? Porca miseria,” mi fa, “perché mai? E la puzza di merda chi la porta, se non il vento?”

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