lunedì 22 settembre 2008


si ricomincia mezzo a lavorare.
lavorare per dire: lavorare, vendere i propri tempo ed energie in cambio di denara. questo genere di cose -mettersi a lavorare, ad esempio, ad un mese dalla consegna della tesi- fa di me una persona perlomeno enigmatica. ho fatto lo stesso lo scorso anno col risultato di rimandare la tesi di 2 sessioni. ora: la tesi è non dico pronta, ma sta bella che avanti. il lavoro, poi, è un lavoretto leggero, venti ore settimanali, più o meno lo stesso numero di ore che perdo su facebook. visto che al lavoro (lavoro di "segreteria" presso un centro sportivo) disporrò di un computer, potrò sostanzialmente continuare ad impiegare quelle venti ore alla coltivazione di facebook. così mi sentirò finalmente meno idiota e meno in colpa, e riceverò per giunta denara per fare quello che non dovrei fare; più altre due tre mansioni extra, come consegnare chiavi, litigare con estranei, accendere caldaie, dire di sì.
da questo punto di vista sembra la manna dal cielo: un datore di lavoro, inconsapevole intercessore presso Iddio (stanotte ho sognato di bestemmiare), mi offre soldi per convincermi a relegare il tempo-per-le-stronzate ad orari ben precisi, evitando così pericolosi dispendi di energie e concentrazione in vista della definitiva archiviazione del caso RomaTre.
ma d'altronde sono abituato a una vita così, fatta di dissolvenze incrociate e montaggi paralleli, di sintagmi a graffe, di colpi di scena e clamorose sospensioni del tragico.

ps: a volte, rileggendomi ad alta voce, mi rendo conto di quanto il mio modo di scrivere sia lontano dal mio modo di parlare; lontano da tutti i miei modi di parlare.

1 commento:

Unknown ha detto...

Già, vero.
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