sabato 24 maggio 2008

Nuovo post.
anche se le idee sono scarse. e se mai ne fiorisse qualcuna improvvisa, urgente, necessaria, inesorabilmente chiuderei questa finestra e rimanderei, ancora una volta, il mio nuovo post. e andrei a stendere un nuovo paragrafo della tesi. lo stenderei con un destro secco. ma non so dare i pugni, e mi farei un po' male alle nocche. è scritto nel mio ruolo, che io non sappia picchiare. forse imparerò a farlo verso la fine, come il padre di martin seamus mcfly in un film che tutti, per fortuna, abbiamo visto più d'una volta.
ma posso dire con una buona dose di certezza che questo non avverrà. cioè, l'idea urgente non si presenterà. ne ho la certezza.
anche se il mondo, mi hanno detto di recente, va per i fatti suoi. pare che assumere una simile consapevolezza abbia il potere di salvarci da certe nevrosi. in buona sostanza ci si può difendere dall'inesattezza del cosmo soltanto se la si accetta. ma non è inesatto il cosmo, mi hanno detto anche, è inesatto il nostro modo di incastrarci col cosmo. inesatto, poi, rispetto a quale esattezza? questo è ciò che scivola davvero. ecco il buco nero.
è lì che sorge l'esigenza di scegliersi con cura un'orbita. il buco nero c'è, e lo so. devo tenermene alla larga.
ma scusa, come si fa a non subirne il fascino magnetico? chi non desidera il rischio di finirne risucchiato? è la pulsione di morte, in cui degenera il principio di piacere.
il mondo va per i fatti suoi.
io so' io e voi non siete un cazzo, sintetizzava un altro noto personaggio del cinema.
ma è la premessa che è sbagliata: io so' io. eh no, questo non è vero.
io non sono in grado di fare un'affermazione tanto audace. io non sono io.
io è un altro? no, neanche. sarebbe fin troppo semplice.
e allora che?
allora tu sei tu. questo è già qualcosa. tu non sei me.
né mai lo sarai.
per qualcuno questa conclusione è fonte di comprensibile angoscia. per qualcun altro è, inspiegabilmente, la solida base di un ottimismo durevole.
non è difficile capire quale sia il mio pensiero al riguardo.
lo scacco dell'identità a volte ti piomba oltre lo specchio. e finisce che tu, accipicchia, diventi me. è così che il mio corpo si difende. e una volta trapassato il cristallo hai voglia a tentare di tornare indietro. è difficile, è difficile. ti scontri con la durezza della superficie. a piombare dall'altra parte non ci vuole niente; a tornare indietro, ah, è una parola.
ecco il punto di non ritorno.
ma prova che ti riprova la soluzione arriva, spontaneamente. craniata dopo craniata lo specchio si spezza, cade, si frantuma. e che fai, lasci i frammenti a terra? prendi una scopa e raccoglili, gettali via. se fai la raccolta differenziata avrai cura di farli recapitare al contenitore del vetro. altrimenti li imbuchi nella casella "per tutte le altre destinazioni"

4 commenti:

Unknown ha detto...

Per ogni frammento un altro "avversario" ...
Se fossimo saggi abbastanza da essere privi di paura vedremmo tutto l'avvenire richiamare il passato in un unico eterno presente.
Così sapremmo abbastanza su cosa ti attanaglia.

O<-<

DRESSEL ha detto...

Quei momenti di smarrimento davanti allo specchio del cesso...e chi non li ha? poi ti ricordi chi sei e che devi fare. qualcosa tipo pulire la tazza o prendere le forbicine per le unghie. e ritorni sulla terra come se niente fosse, sentendoti un po' più profondo

Bk ha detto...

Non pensarci...
poi passa...

LeCannu ha detto...

A gaigher, invece de dì cazzate fai un salto a prenderti un caffè a casa mia..

ciao bello!