domenica 2 marzo 2008


il mattino ha l'argento vivo addosso, come una pellicola. c'è l'inciso di una rondine, mortale per sempre, nell'istante e nel moto. di mattina tutto è ritagliato, preciso. spavaldo e incosciente come ogni cosa nuova, ignaro. zabaione ad un fotogramma dall'affondo del cucchiaio.

il mattino dimentico di essere cieco. dimentico che c'è la guerra. ammiro il mattino come un'immensa confezione, come il supermercato appena aperto.

il mio fascino è schiavo del consumo. ma di un consumo inconsumabile, pubblicitario. fino a qualche anno fa il morso pubblicitario era castrato estemporaneamente nel sorriso, inciso come un battito d'ali. ogni pubblicità, volendo, era adatta ad un dentifricio.

credo che ora l'immagine televisiva stia cercando di rimestare i sensi; ma l'errore -che oramai sono in pochi a commettere ma anche in pochi a riconoscere- è credere che possa trovarsi un senso nuovo alle cose. o, peggio, che possano trovarsi cose nuove. e io me ne illudo ogni mattino.

il mattino è vergine e la foresta lo possiede. non l'ho mai vista, che starò mai aspettando? il profumo verde della pioggia lo affido a kenzo, a kipling, a salgari o a chiunque sappia rinchiudere e racchiudere insetti giganti e altri animali in un logo sicuro. in una borsa di pelle.

ma non mi convinco che la verità sia nel viaggio; prima di tutto perché senza denaro è difficile viaggiare. oggettivamente. e nel denaro, mi pare, non c'è niente di vero. e risistemare tutto senza tener conto del denaro è la vera impresa. ma non disprezzo il denaro io; disprezzo il suo prezzo e l'equazione col tempo.
non averne bisogno (del denaro) è da sé un viaggio. autosufficiente.
non mi impressiona il racconto, il diario di bordo. anzi, mi fa pena, come tutto ciò che non è mio. mi impressiona studiare dolcemente le vicinanze. un cieco non può fare altrimenti. il cieco non ha nulla in cambio della cecità. ma il suo silenzio è più vivido, il suo buio è psichedelico.

scivolare in quel buio frastorna, rigenera, ammansisce. è svestire il buio, toccarne la pelle elettrica, subirne la folgore perpetua.

così come ogni cosa è rigenerata, nulla è nuovo. nemmeno il senso cambia. la cosa buona è che ciascuno ha il suo, di senso. il mio è kipling senza gli animali, è l'alba minerale.

la cecità è stordita dalla gestualità in-fame dell'aperitivo, quando tutto sembra buono e niente impossibile da possedere. ci sfugge l'indi-gesto.

l'aperitivo è un sogno tattile, il pranzo un incubo, tutto degli occhi.

ma non credo che al mio, di tatto. l'altro non ha senso per me. solo io ho sensi per me.


8 commenti:

Prisma ha detto...

Pura poesia... in prosa. Come sempre.

DRESSEL ha detto...

capito perchè mi sveglio sempre tardi? sei speciale, davvero

Bk ha detto...

Oddio... ma che ci metti nel caffè la mattina!? :-D

Domhir Muñuti ha detto...

@museum: una volta scrivevo solo in versi ma mi venivano fuori delle filastrocche.. ora sono condannato a quest'ibrido, non so raccontare storie..

@dressel: grazie, davvero. tra poco mi licenzio dall'albergo e inizio a svegliarmi tardi anche io. è ora di raccogliere tutte le visioni e farne un discorso sensato..

@bk: stamattina, ad esempio, c'ho messo la panna montata.. spero non fosse andata a male.
ma se bevessi caffè prima di scrivere sarei ancora più noioso.

Prisma ha detto...

è ora di raccogliere tutte le visioni e farne un discorso sensato..

Parole sante. Vorrei riuscirci, giuro.

Unknown ha detto...

Questa e' chimica, dove nella tabella periodica appaiono figure retoriche anziche' elementi con peso atomico di diverso valore.
O<-<

psp. sono stato pertinente stavolta?

Domhir Muñuti ha detto...

sì, in effetti ci sono troppi effetti speciali nei miei post..
a volte le tue critiche sono persino costruttive :)

Unknown ha detto...

Allora sto peggiorando ...
;-D