in quel tempo, mi si perdoni il tono biblico, qualcuno mi diceva: sei disattento, oh, eh, concentrati, rispetta il prossimo, guarda che non ci sei soltanto tu qua in giro.
eh, ma io lo so, rispondevo.
ma io penso che il mio peggior difetto sia, rispondevo, che quando il prossimo non rispetta me non sto lì a farglielo notare a tutti i costi. e un altro difetto che ho, peggio del peggiore, è che quando chiudo un occhio vorrei che mi si ricambi la strizzata, capisci a me, capisco a te.
mannò, mi dicevano allora, mannò, devi essere onesto e dire a tempo debito quello che va e quello che non va, a tempo debito, né tutte le volte, né nemmeno mai.
fatto si è che gli uomini siano spesso assai vicini ai cani, nel modo che hanno di comportarsi. più alzi la voce e più ti leccano le mani, pensavo sotto sotto. ma non dicevo niente. perché anche io mi sentivo un cane, una specie di cane ignudo e ricco di una gravissima zavorra tutto in cima.
mi veniva da pensare anche che gli uomini, per l'appunto, fossero tutto il contrario d'una mongolfiera: di sotto cacciavano l'aria, di sopra ci avevano la zavorra. ed era come se mi sentissi di vivere un po' a testa in giù, quando pensavo questo. tutto il contrario di una mongolfiera, pensavo; eppure gli uomini sono tutti un po' mongolfieri, a pensarci bene. ero e sono mongolfiero anche io.
i giorni stramazzavano come galline al macello, e io stavo a fare il portiere in un albergo. da qualche parte affacciato ad una finestra, con la pipa tra i denti, c'era per forza qualcuno che invece di fare il guardiano in casa d'altri pensava a dove infilare la rivoluzione.
in quel momento, un qualsiasi momento, capii che quelli che fanno le rivoluzioni, in verità in verità, non è che vogliono cambiare il mondo: le fanno perché è bello farle. è bello come la festa di paese, ma in più c'è che puoi fare la pelle al sindaco, al parroco e al maresciallo dei carabinieri tutti e tre in un colpo, e proprio sulla piazza. e c'è ancora di più quell'odore di fuoco e di natale. e c'è anche che tutti, in questa grande festa, fanno finta di essere incazzati, chi per difendere qualcosa, chi per offendere. così come ci si accanisce, da bambini, quando si gioca a fare le guerre o i criminali, e il rumore delle bombe vorresti riuscire a farlo con la bocca.
poi quel tipo con la pipa richiudeva la finestra e si chinava sul pianoforte, per scrivere le ultime note dell'inno. ecco, pensavo, quello che manca alle rivoluzioni di oggi: la musica giusta.
martedì 11 dicembre 2007
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1 commento:
Caro Hig,
le rivoluzioni di oggi non hanno bisogno di un inno, perchè oggi abbiamo e-mule, la nostra arma piu potente.
E poi è vero, fare le rivoluzioni è molto divertente ma anche crederci lo è, quindi W le rivoluzioni!
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