giovedì 15 novembre 2007


frattanto la strada qui di fronte, la notte, è solida e praticamente immobile. fare la notte, al lavoro, non è nemmeno noioso. il sonno, ho sempre pensato, ti avvicina ai tuoi desideri; non necessariamente il sonno realizzato, il fatto cioè di dormire. è avere sonno e non poter dormire, anzi, che rende più vicini alle proprie pulsioni; o forse genera pulsioni palliative, la fame, la libido, l'improvvisa esigenza di scrivere due righe. mentre dormendo, si dice, le pulsioni le realizzi col sogno.


e il punto è qui: capita che il sogno uccida l'ambizione, che talora i sogni siano talmente reali da toglierci la libido di realizzarli. ed è per questo che bisogna smettere di sognare e iniziare a dedicarsi agli oggetti.

accettiamo e glorifichiamo la società dei consumi, coccoliamoci nella lucentezza di giovani lamiere, di solidi legni, di ikea e di mc donald's. chi non subisce il fascino commosso della funzionalità unita alla perfezione geometrica? chi non desidera comprare il comprare?


lo so, non è niente di nuovo. ma c'è ancora l'orgoglio ebete di schiaffare le chiappette su un sedile che profuma di fabbrica, i peperoni in un frigorifero miracolosamente inodore, i libri in uno scaffale che non ha ancora mai conosciuto la polvere, le dita fra le pagine illibate di un profumatissimo, geometrico libro. e se siete musicisti saprete che uno strumento musicale nuovo di zecca è la prova schiacciante dell'esistenza di Zeus con tutto l'Olimpo.


e per comprare gli oggetti c'è il lavoro. lavori e qualcuno stampa denaro per te; poco, fattelo bastare.

ma se l'illusione del benessere è data dalla potenza d'acquisto, non è altrettanto vero che cotanta potenza d'acquisto segue - e non precede - l'illusione del benessere? il dilemma è, in altre parole: compro l'euforia o euforizzo l'acquisto? e può, l'economia di mercato, basarsi su questo paradosso sostanziale?


non saprei cosa rispondermi, ma fortunatamente riesco a darmi una regolata, resisto alla tentazione di comprare tutto il comprare. non resisto però alla tentazione di dire che la vera libido del mondo occidentale è il fantasma dell'acquisto di là da venire, quando la tasca sorride ancora e l'oggetto del desiderio - per sempre e per un istante lungo una strisciata di bancomat - non ci appartiene. dopo, inesorabilmente, il sogno e la dedizione all'oggetto implodono l'uno nell'altra.

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