martedì 17 aprile 2007


Mi sveglio e c'è Piòtr, seduto accanto al mio letto, mi sorveglia, mi sta al capezzale. Lo riconosco subito, prima di inforcare gli occhiali, nonostante la miopia, lo riconosco da qualcosa che solo i ciechi vedono. Sto male? gli chiedo.

- Dimmelo tu, mi fa, come stai, stai male?

- Aspetta, fammici pensare. Sto così, ho la nausea.

- Bevuto troppo? mi fa.

- Forse poco, forse bevuto poco. E poi vedi, vedi, ho lasciato la finestra aperta, stanotte - gli indico la finestra aperta - avrò preso freddo, avrò preso.

- E così c'hai la nausea, c'hai.

- C'ho la vertigine, c'ho. La vertigine.

- Bella 'sta cosa della vertigine, è tua?

- Mia? Dico, boh, non lo so se è mia, in questo momento sì, è mia. Magari non solo mia, ma anche mia di sicuro.

- Bella. Ma vertigine come quando guardi giù? mi chiede.

- O come quando guardi su, gli rispondo.

- Eh, no - mi fa Piòtr - no. Sono due vertigini diverse. Una ti prende qui, all'altezza del diaframma, come un grido, e punge. E questa è la vertigine del guardar giù. L'altra è silenziosa, sferica, sta un po' più in basso, quasi in mezzo allo stomaco.

- Boh.

- Alzati - mi fa -, alzati e vai a bere.

Mi alzo, vado a bere, a pisciare. Mi infilo una tuta, una tuta per dentro casa, per non stare in mutande ma neanche per uscire.

- Che fai? mi fa Piòtr, che fai? Ti metti una tuta per dentro casa?

- Dico, eh, sì, mi metto una tuta, per non stare in mutande, ma non devo uscire.

- No, non devi, in effetti, non devi - dice Piòtr, che intanto si è alzato in piedi e passeggia in un metro quadro, e si guarda intorno girando solo il collo.

- O meglio - dico io - o meglio devo, ma non voglio. Ho la vertigine.

- Non devi, dice Piòtr. Chi ti ha detto che devi?

- Dicono. Dicono che c'è il dovere.

- Sì - dice Piòtr -. il dovere c'è. Ma non ha niente a che vedere con il mettersi addosso abiti borghesi, e uscire, niente.

- E cos'è, allora, il dovere che c'è?

- C'è una sola cosa che t'hanno imposto per davvero, pensaci. E questa cosa è il corpo, il corpo è il tuo dovere. Pensaci bene. Il resto, alzarsi, fare le cose, lavorare, togliersi la tuta per dentro casa, il resto dovere non è. Non direttamente. Stai tranquillo.


Ma io lo so che questa è un'altra delle sue provocazioni, di Piòtr, intendo. Ma ogni tanto con Piòtr ci si diverte anche, eh, e allora la prossima volta, promesso, vi racconto una storia divertente, che ci siamo io e Piòtr, e succede qualcosa di strano.

4 commenti:

Unknown ha detto...

mi ricordo di piotr nella tua stanza a carrer de freixures
dormiva dandoci le spalle
saggio uomo il tuo amico
O<-<

Domhir Muñuti ha detto...

già, me lo ricordo anche io.
ma ho dovuto riflettere qualche istante per ricordare cosa designasse quell'indirizzo: carrer des freixures.. quella stanza non mi manca per niente.. e, ahimé, manco quella città..

Unknown ha detto...

rileggevo il post e riconosco la sana verità del dovere unico ...
che io trascuro per i falsi doveri.
Forse mi contagiò il ritorno dall'inghilterra tanti e tanti anni fa. Fui costretto a passare per le bianche scogliere.
O<-<

Domhir Muñuti ha detto...

Però attenzione: non c'è solo il dovere verso il corpo. C'è anche e soprattutto l'obbligo di averne uno. Il bello è che il diritto non c'entra nulla. Il diritto la natura non lo conosce; la natura, mi dirai, non conosce manco obblighi e doveri. E' vero: ci siamo inventati tutto, anche la morte.