venerdì 19 gennaio 2007

Beluga Higuerra, musicista (prima parte)

La mia prima chitarra fu una classica da quattro soldi. Avevo dodici anni. La mia grande passione era sempre stata la batteria. Già da tempo consumavo paia di bacchette sopra i jeans, e paia di jeans sotto i colpi delle bacchette. Ma i miei suoni preferiti si nascondevano nello schienale del divano, che percuotevo al ritmo dei miei dischi preferiti, il primo dei Maiden, il secondo, Rust in Peace dei Megadeth, tanto altro metal delle annate buone. L'incontro con lo Heavy Metal aveva spazzato via tutta l'altra musica dal mio orizzonte. Nel mentre sorgeva il sole-buco-nero di Seattle e io gli voltavo le spalle (Nevermind a parte, Nevermind incluso), per riscoprirlo tanti anni dopo, con rammarico e falsa nostalgia.

...

Mio padre aveva il gusto della sorpresa, e un giorno mi fece recapitare una batteria direttamente a casa, una Williams bianca, cinque pezzi, piatti Headliner. Una cosetta da principianti ma per me, che ero meno che un principiante, era una batteria e basta. La suonai da subito con una certa disinvoltura. Pochi minuti ed ecco il vicino di casa: "La batteria non è cosa da gestire in un condominio". E allora chiesi una chitarra classica. Imparai i primi accordi sul libro di educazione musicale delle medie. Avevo l'abitudine di riporre la chitarra accanto al termosifone; complice qualche botta contro i mobili di casa, essa assunse ben presto le sembianze di una grottesca banana. Un giorno la buttai platealmente nella spazzatura. Mio padre, impietosito, mi comprò un'elettrica, una Clash rossa. Anni dopo, riverniciandola, avrei scoperto che era di legno multistrato. Ma fu su quella chitarra che mi feci le ossa. Avevo un gruppetto, gli Harlot, facevamo le cover dei Maiden e avevamo addirittura un paio di pezzi nostri. Ero il più giovane. Suonammo anche dal vivo, una volta persino senza bassista. Il gruppo non sopravvisse ai miei esami di licenza media e agli obblighi di leva di alcuni componenti.

Nessun commento: