domenica 17 dicembre 2006


De profundis di un blogghista di merda.

Bello "Fight club", davvero.
Ha una storia che, non so come, fa centro in pieno. Per niente banale.
Lo pensavo mentre ero in macchina qualche settimana fa.
La macchina è diventata il mio pensatoio ideale. Concentrato sulla guida, deconcentrato dalle luci e dal flusso tutto intorno i pensieri mi sgorgano da dentro senza troppi filtri.
Mi sono detto: "Caro Cristian, è inutile che ti sbatti tanto qua e là. E' molto probabile che tu nella vita non combinerai mai un cazzo di importante."
Mi sono vergognato subito di questo pensiero.

Però ho capito che a un certo punto dell'esistenza uno è costretto a fare una scelta. La scelta è spesso quella di mettere la testa a posto. Basta con le stronzate e il cazzeggio giovanile, è ora di crescere!
Di solito a questo punto, uno si dedica con impegno al lavoro, mette i soldi da parte invece di sperperarli, cerca di rendersi autonomo.
E' una cosa nobile diventare adulti, ma è una scelta conformista.
Abbiamo passato tutta la prima parte delle nostre vite a imitare i grandi, a giocare con le bambole, a giocare al dottore o al soldato.
Diventare grandi vuol dire soltanto che adesso quella maschera te la sei meritata, è tua di diritto. Ma il gioco è finito e non è più divertente.
Certo, ci sono pure adulti molto spiritosi e apparentemente spensierati ma in genere sono guardati con sospetto.

Tyler Durden si presenta nel momento in cui ti accorgi di quello che hai perso. E' nel momento in cui ti risulta penoso guardarti allo specchio per quello che sei. Uno si crea un'identità fittizia a suo piacimento per continuare a sopravvivere.
Un tempo me ne fottevo, poi ho capito che facevo solo finta.
Un tempo mi ubriacavo volentieri, se potevo. Oggi lo trovo stupido.
"Che fai? Esci con noi stasera?"
"No, vado a dormire presto. Domattina mi devo svegliare all'alba. Lavoro, io. Sono un tipo serio."

Ci vuole molto coraggio, determinazione, delle doti innate e soprattutto una lucidità prodigiosa per scegliere in tempo di diventare Tyler Durden e non l'anonimo protagonista del romanzo/film.
L'immaturità, una serie di comunissime coincidenze mancate, certe promesse-miraggio ti spingono sulla strada più sicura.
Il lavoro mi ha dato stabilità. Psicologica, prima. Economica, in parte, col tempo. E' diventato un'ossessione. Mi ha dato abbastanza e io gli ho dato moltissimo.
Ho detto, me ne vado di casa e sono stato orgoglioso di me stesso. Adesso mi ritrovo a dover fare i conti sempre e in continuazione. A dovermi guardare sempre intorno. Ad avere il respiro corto, l'angoscia nelle tasche e nè il tempo nè la forza o la convinzione per una qualsiasi ipotesi di ribellione.
Insomma, vivo a casaccio, lasciandomi rimescolare col mestolo nel pentolone grande e cuocio a fuoco lento.
Benvenuto nel mondo crudele, no?
Beh, forse era pure ora. Ho 25 anni, cazzo.

Poi l'altro giorno ero nella metropolitana, aspettavo seduto il convoglio. Hanno passato negli altoparlanti "Una vita da mediano" di Ligabue e l'ho risentita con curiosità.
Davvero, Luciano, ma cosa ti passava per la testa quando l'hai scritta? Non ho mai sentito una canzona più trishte, rassegnata di quella: un canto alla sconfitta, all'anonimità, alla dignità invisibile degli ultimi.
Per fortuna che ero di buon umore e tutto si è risolto con una risata scacciapensieri, altrimenti avrei meditato se buttarmi o no sotto al treno.
Adesso invece sono in camera, ho le cuffie. Ascolto Vasco Rossi col volume alto.
"Voglio una vita spericolata..." si vabbè!
Però ho voglia di mettermi a cantare anch'io a squarciagola e sognare la vita spericolata che non credo avrò mai.


Certo, per voi è domenica mattina. Uno si sveglia, dice: "Fammi dare un'occhiata al mio blog preferito" e si ritrova il poema epico di uno squilibrato.
Perdonatemi.
Davvero.
Ma se siete arrivati sani e salvi fin quaggiù vi ringrazio di cuore. Erano pensieri a cui tenevo molto e non mi è riuscito di essere più sintetico di così.
Se non ci siete arrivati o condividete poco e niente di quanto detto fin qui, non importa. Vi posso comprendere.
Hitchcock diceva che non si dovrebbe mai scrivere di notte. Al mattino si scopre di avere detto soltanto scemenze e ovvietà.
Spero che avesse ragione.
E adesso: buona domenica!

4 commenti:

Anonimo ha detto...

De profundis di un blogger.
Punto.
di merda, perchè? Perchè ti perdi in riflessioni?
Va bè, chi è che non si autodenigra in alcuni momenti? ma sì, è ovvio!!
Anch'io ho scritto di notte (stanotte)...ah ah!! qualcosa "di simile" (purtroppo).
?
"di simile" (purtroppo) perchè erano riflessioni sul bilancio della vita!
...
Scusa se molto spesso intervengo, e quindi spesso ti trovi la solita faccia di Valentina nei post!
Forse sono troooppppooo presente, nevver?
In verità, trovandomi a leggere le prime righe, mi piacciono, e vado avanti:
hai una bella vita (un bel coraggio), una bella testa, bei pensieri, e un bel desiderio di condividerli, buona domenica!

s(k) ha detto...

L'altro giorno mi sono beccato degli insulti telematici che avevano più o meno a che fare con la cacca. Il loro buon odore mi ha accompagnato fino alla scrittura del post.
"Confessioni di un'artista di merda" è il titolo di un romanzo di Philip Dick, in parte autobiografico. "In parte" perchè è un romanzo di fantascienza. Non l'ho mai letto ma il titolo mi fa sganasciare.
Non mi ritengo una persona divertente ma ho scoperto di avere una autoironia superiore alla media e che mi ha giovato parecchio sul piano personale.
Tutto qui.

Il resto è altrove, appena più lontano da occhi e orecchie indiscrete loro malgrado.

Domhir Muñuti ha detto...

Gide invece diceva: scrivete da ubriachi ma rileggetevi da lucidi.

Io ho iniziato a lavorare quest'anno e quest'anno ho incominciato a intravedere le possibilità e le modalità di una vita un po' avventurosa. Sarà che non mi sono costruito le fondamenta per una vita regolare..
"Mettere la testa a posto" nel senso socialmente accettato dell'espressione è abbastanza spaventoso. Preferisco schiattare l'anno prossimo: avrò l'età di Cobain, Hendrix, Morrison, Joplin e del vero Paul McCartney (grasse risate; dico sempre che se Paul McCartney - come vuole la leggenda - è morto nel '66, quello che lo ha sostituito è stato assai più geniale di lui).
Non ne avrò la fama, né i soldi, né la fattara? Meglio, meno cose da rimpiangere dall'al di là. ;)

Buona domenica a todo el mundo.

Anonimo ha detto...

Crescere non è facile per nessuno, tranne per coloro che lo sono sempre stati. Adulti, intendo. E non è una bella categoria. Nonostante la società voglia farci credere che ci sono degli spartiacque (qualcuno ha parlato di spartiacque proprio da queste parti, se non sbaglio...) a dividere le età della vita, non sempre è così. La verità è che ognuno di noi ha la sua strada e i suoi traguardi. Io personalmente non voglio nè mettere la testa a posto, nè schiattare il prossimo anno (basta con queste vite da poeti maledetti, o alla Jim Morrison, chè tra l'altro non vanno nemmeno più di moda), ma semplicemente avere una vita conforme ai miei desideri. Che cambiano e "maturano" col crescere della mia età. Poi l'esterno si adegua man mano, a volte lentamente, altre volte di scatto.
"Diventare adulti" non è una scelta conformista se non si è conformisti. E poi basta col conformismo, con l'anticonformismo, la cosa veramente difficile e l'unica per la quale valga la pena vivere è essere sè stessi, il resto è maschera, è personaggio, sia esso un personaggio "conformista" o "anticonformista".
Non scusarti, K, il tuo post non sa di poema epico, è bello. E perdona l'anonimato.