venerdì 29 settembre 2006


IL PASSO IN AVANTI

Talvolta di notte mi fermo sull'orlo del baratro e guardo l'abisso. Lo osservo. Prima mi raggiunge la gioia dell'oscurità che mi circonda con il suo tepore, quindi mi assale lo sconforto del vuoto. Poi, come dico spesso, mi rendo conto che confido troppo nella vista. Allora ascolto. Se si chiudono gli occhi ci si può concentrare meglio sui suoni. Non sento nulla. In compesno mi accorgo di una brezza gelida che si solleva, mi accarezza, quasi a sussurrare sulla mia pelle dolci sinfonie. Prendo quello che ho in tasca. E' una lacrima, la conservavo con gelosia e vergogna nello stesso tempo. La getto con dolcezza nell'abisso, senza rimpianti: non ho problemi a liberarmene e sono stupito del fatto che mi sia tornata utile. Aspetto un suono. So che l'abisso ha un fondo e quando la lacrima lo toccherà, ne sentirò il suono. Lo spero e tanto mi basta per saperlo con certezza. Non mi sbaglio, non ho bisogno di farmi coraggio perchè non mi sbaglio. Non mi sbaglio eppure il suono non arriva. Per quanto lo aspetti non arriverà. E so anche perchè. Il mio udito, per quanto mi sforzi, non arriva a percepire un suono così lontano. La speranza lo percepisce, l'udito muore prima, tutto muore prima della speranza. Questa la lezione: la vita non è bella e costellata di situazioni infelici, la vita è infelice e costellata di situazioni piacevoli e di conseguenza ingannevoli; le mie speranze rimarranno, io morirò prima, tutto muore prima della speranza. E non trovo alcun senso. Per cercare il senso riapro gli occhi ed è nuovamente giorno, nella naturale routine della vita morente. Mi guardo intorno e vedo che sono sì sull'orlo del baratro, ma solo perchè sono in cima ad una torre. La presuzione umana! L'illusione umana! Quando credo di essere sprofondato sono ancora in alto, per questo cerco di scendere al livello dell'umiltà. E quando le mie fatiche verranno premiate raggiungerò quello che avevo gettato, ma non potrò raccoglierlo: è passato troppo tempo, ormai è troppo tardi. La lacrima si è distesa sul fondo senza che avessi potuto udire alcun suono: pensavo di dominarla, avendola in tasca, tenendola nel pugno, invece si è vendicata. Capisco che le mie convinzioni sono sbagliate, ed è sempre troppo tardi. Le mie speranze rimarrano, io morirò prima, tutto muore prima della speranza, sul letto delle proprie lacrime. Ma almeno questo, capire che nella vita bisogna solo scendere e non salire, questo è già un passo avanti: un passo in avanti che stranamente ti porta verso il basso. Perchè è il passo in avanti di quando stai sull'orlo del baratro.

3 commenti:

s(k) ha detto...

Sembra uno di quei testi da diario scolastico. Dieci anni fa, scrivendo questa parole, avresti fatto strage di cuori tra le ragazzine.

Domhir Muñuti ha detto...

Falena, che ne dici di ricominciare col romanzo? Eh?

K, ho dato un'occhiata al tuo blog. Certo pure te...

falena ha detto...

k, hai reso felici tante persone con questo tuo commento/critica.
tanto basta per risponderti e rispondermi a mia volta.
VULCYXB