La propensione, la ricerca volta al funzionamento del testo, lo spinge ad agire dall’interno. Il testo, di conseguenza, in lui non agisce secondo un andamento organizzato dei materiali, non è volto ad una espletazione crono-logica delle proprie funzioni. La funzione è individuata ed elaborata, nel nostro autore, per quelli che sono i suoi aspetti, diremmo, sincronici. Ciò è ravvisabile non soltanto nello scardinamento della diacronia, della marco-sintassi filmica, del climax, in una parola: della narrazione. La sincronia è anche nel trascurare, camuffare, sfigurare, denigrare la forma dialogica e con essa ogni elemento di contiguità, a favore di un approccio, di una necessità, di una modalità rappresentativa fortemente “simultanea”. Lo svisceramento del nucleo del testo ha a che fare con quello che molti critici, a partire da D., definiscono l'amputazione degli elementi di potere, che al nostro autore occorre nella sua maniera di mettere in scena i drammi elisabettiani. Il dialogo stabilisce inevitabilmente una gerarchia, quindi va soppresso.
Agire dall’interno, rompere il gioco narrativo e interpretativo per svelarne il senso “fermo”, per mostrarne il motore; sospendere il tragico, come scrive un suo contemporaneo: «Una azione fermata nell’atto abortito è quanto m’è piaciuto definire sospensione del tragico. È così che, grazie all’interferenza di un accidentaccio, la surgelata lama del comico si torce lancinante nella piaga inventata tra e pieghe risibili-velate della rappresentazione del teatro senza spettacolo. Annientamento erotico.»
Mostrare sostanzialmente il divenire del testo, così come C. alludeva a trasformazioni, per così dire, bidirezionali. Il nostro autore addita, una volta estirpato il nucleo e soppressi gli elementi di potere, la possibilità di procedere in una direzione qualsiasi, pretestuosa o arbitraria. Ma poi non procede proprio affinché l’atto resti in potenza, o procede in modalità minore.
L’ipotesi è che lo faccia per avere a disposizione non un testo da interpretare, citare, recitare, variare, dissacrare, distruggere: ma per avere un luogo, una chora, un ricettacolo, una partitura aperta o una cavità in cui far risuonare la phonè, in cui muoversi ed esprimersi senza vincoli, senza inibizioni, senza tabù.
4 commenti:
dove e quando posso trovare questo libro, al quale farò un pubblicità vergognosa (in senso buono)?
purtroppo devo concluderlo presto.. quando sarà pronro ne avrai una copia.
pronto, non pronro..
lo voglio pronro, non pronto! grazie carissimo!!!
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