martedì 29 gennaio 2008

Presentènse (1-day-old post)

Ho mangiato molto presto. Insalata, un paio di wurstel crudi, gallette di riso. Alle venti sono già fuori casa, diretto alla macchina, una Camel lights in bocca.
Duecento metri dopo mi accorgo che ho le scarpe slacciate. Getto la sigaretta, mi chino, faccio quello che devo fare, e quando mi rialzo arriva una sbandata tremenda.
"Cado" penso. Ma non cado.
"Adesso cado" ma non cado neanche la seconda volta.
Però ondeggio niente male e la signora davanti a me deve aver pensato che sia ubriaco, almeno per un istante.
Rimango in questo stato per lo spazio di quattro cinque passi, poi riacquisto il senso dell'equilibrio e continuo il mio percorso.
E' stata la sigaretta, e il fatto che ultimamente mangio poco. E che sono molto stanco, lavoro troppo.
La tentazione è di andare subito a prender un kebab, o uno schifossissimo pollo arrosto, o un cornetto, mangiare qualcos'altro. Ma forse dovrei solo gettare le sigarette una volta per tutte. Non c'ho il fisico per il tabacco.

Da quando abito qui ho scoperto che il parcheggio può essere il buco tra due macchine che non ti aspetti, quello che ti fa urlare per la botta di culo anche se abiti a cinquecento metri e piove a dirotto. Ci vuole fantasia, e aggressività, quando le cose non bastano per tutti e tutti vogliono un posto al sole o all'ombra, non importa, basta che ci sia un posto. Per parcheggiare la propria macchina, s'intende.
Da questa estate poi hanno introdotto le strisce blu in maniera selvaggia. Parcheggi a pagamento in tutta la zona.
E' stato il primo segnale che me ne dovevo andare. Non fa per me San Giovanni.
Così me ne vado.
Mi sposto a oriente, Roma est, Cinecittà, zona più popolare e alla mano.
Vado incontro al nuovo incognito, mi preparo ad infilarmi in un nuovo letto. Stavolta, per la prima volta, a una piazza e mezzo, tanto che devo comperare le lenzuola apposta.
Mi infilo nel letto che fu di Giulia, che è una con cui molti vorrebbero andare a letto. Ma Giulia non c'è. Se ne parte quando io arrivo.
Si sposta a Ovest. Los Angeles, California.

Domenica mattina sono uscito con una ragazza. Appuntamento insolito alle 10. Abbiamo fatto un giro molto ampio per tutto il centro. La sua zona, non la mia.
"Qui" indica una scuola a due passi da via del Corso "ha fatto il liceo un mio amico".
Io penso a lei-16-anni con montgomery addosso e non oso chiederle di più.
"Qui ho fatto le scuole io." E penso un palazzone niente a che vedere con quello indicato da lei. Vengo da Ostia, ce l'ho stampato sulla lingua e mi porto una polvere addosso che si infila tra i capelli. Dormimi accanto e poi la senti anche tu. Altro che odore del mare.
Io soffro un grandissimo complesso di inferiorità verso i romani e Piazza di Spagna val bene un attacco di panico per un provinciale come me che so che niente di quello che vedo sarà mai mio, e sulla scalinata di Trinità dei Monti ci piscerei volentieri per ripicca, ma di nascosto, pieno di vergogna.
Non so quale senso di malinconia mi mette lo starle accanto, mentre formulo poco per volta la mia idea su di lei e lei di certo formula le prime idee su di me. E il futuro che ci sta davanti, gelatinoso e imperscrutabile- hai voglia a consultare oroscopi e tarocchi- mi informa chiaramente della caducità del tutto. Così mi godo quanto posso questa domenica mattina senza sole, il suo odore piacevole che ormai riconosco tra mille, i suoi occhi, e tutto quello che posso avere accanto senza potere avere davvero. Fino al momento in cui ci salutiamo, esattamente dove ci siamo incontrati tre ore prima. Torno a casa a piedi.

Sto andando verso la macchina per prendere degli scatoloni che ho rimediato a lavoro. Devo cominciare a muovermi, sistemare, impacchettare tutto.
Traslocare.
E' il primo vero trasloco.
Sono andato via di casa con due valige e uno zaino come uno studente Erasmus.
Mi sono spostato per la seconda volta che avevo un scatolone e una busta gigante in più.
Adesso devo pensare anche a un computer con tanto di casse e monitor, una bicicletta, e una quindicina di chili di libri, dischi, e film in aggiunta.
Devo sollevare il materasso per scoprire cosa si è nascosto sotto il letto. E domenica chiudere un altro capitolo che ridendo e scherzando si è preso un anno intero. Mi mette fatica solo a pensarci e basterebbe questo a darmi una sbandata, altro che le sigarette.
Chiudo con San Giovanni, piazza Tuscolo, zona bellissima. Chiudo con il mio seminterrato sempre sporco, con la polvere della strada che mi arriva dentro casa, con il via vai di auto a tutte le ore, con il mio compagno di stanza colombiano e il padrone di casa argentino, con il mito del personaggio tragicomico che mi si è cucito addosso senza neanche accorgermene.
Chiudo. Me ne vado e sono contento, perchè qualunque cosa mi accadrà adesso penso che ci sarà ancora per molto tempo una speranza che le cose si aggiustino da sole poco per volta.
Più sono solo più ho bisogno degli altri.
Più ho bisogno degli altri più mi apro a loro.
Più mi apro a loro più loro si aprono a me. C'è tutto un mondo da conoscere. C'è un fondo di entusiasmo anche nella mia recente stanchezza.
La rinuncia a parte della propria paura da un'energia incredibile.
E a volte le mura cadono senza fare rumore.
Mentre penso a me-stesso-oggi-26-anni e mi vedo già proiettato in avanti di dieci anni.
"Questa era la mia casa" e indico una finestra all'altezza del marciapiede in via Britannia.
Il futuro, gelatinoso e imperscrutabile, mi sta davanti agli occhi senza che io riesca a vederlo.
Chiudo gli occhi e allungo la lingua per leccarlo.

sono ancora in tempo per riscattare la luce del giorno. non come il metronotte che viene qui in albergo a trovarmi di quando in quando, con la palpebra sempre a mezz'asta e con la mano tosta e ruvida come un filone di pane. che deve mai riscattare lui, la notte ce l'ha nell'osso delle ossa, rapito per sempre com'è dall'aria salata e sorda di quel buco nero che sta tra le 3 e le 4 am. il resto è alba o attesa dell'alba o libri pornograficamente sciorinati al centro della scrivania, prima di dormire, prima che il freddo bruci, prima che la notte fonda.
perché leggere coricati no, meglio di no, la lettura richiede concentrazione e la concentrazione richiede un filino di scomodità e soprattutto una severa dose di compostezza.
finalmente ho riaperto i libri pure io, scomodo e composto, dopo tanto e tanto tempo. finalmente riesco ad escogitare una fuga, e mi sento una mezza specie di clint eastwood con il cervello di bergman e l'immeritevole classe di morricone.
il cinema l'ho sempre vissuto come un oggetto tutto esteriore, non un qualcosa da vedere ma un qualcosa per cui stravedere. non un temporale ma le gocce sull'esterno della finestra, ed è lì che si acquieta il mio fuoco. edonismo, preambizionismo, concentrazione deviata. tanta bellezza solo pregustata, e qualche rara sbronza, di quelle che lì per lì ti tolgono "per sempre" il bisogno di bere. come le chiuse alla cinémathèque française, tre film di fila e uscirne senza capirci un cazzo, e senza nascondere che il tutto fosse un pretesto per meritarsi un sandwich grec e un chilo e mezzo di patate fritte. una volta ho portato anche K a mangiare il kebab a Bercy, mi pare fosse appena prima del suo treno di ritorno a roma. se ci ripenso mi chiedo come cazzo ho fatto a mangiare kebab per nove mesi. e non solo: era il cibo che desideravo di più, uscivo apposta per andarmelo a comprare anche se avevo alternative culinarie in casa. è il cibo dei pigri. ti stordisce e ti nausea ogni volta e ogni volta ti torna dentro con l'autorità di una sigaretta. è l'ottavo vizio capitale. cazzeggiando con Sgamas una volta era venuto fuori il sogno grottesco e morettiano di avere uno spiedone di kebab accanto alla scrivania, per darci una raschiata ogni tanto accompagnandosi con un pezzo di pane arabo.

eppure gli riconosco un fascino pazzesco, al cinema, una potenza devastante. e non parlo di derive rivoluzionarie: parlo dei film dove c'è una storia con una testa e una coda. il sogno è una vita così, dove c'è un qualcosa che incomincia, si svolge e volge alla fine, sistematicamente e secondo un intreccio plausibile. la differenza tra cinema e vita sono i tempi. il cinema ha il vantaggio di tagliare il tempo non funzionale alla comprensione del tutto. la vita ha il vantaggio di includere il tempo funzionale alla comprensione del cinema.

sabato 26 gennaio 2008

La bellezza della natura ...

C'e' chi non vuole ammettere che i Beluga possano essere piu' intelligenti degli umani, di sicuro sono piu' capaci.

Da wikipedia:

Il beluga, noto anche come balena bianca, è un cetaceo.
Possiete una livrea bianca o giallastra. Alla nascita i piccoli sono scuri o grigio-bruni, poi con l'età si schiariscono, fino a raggiungere la gradazione bianca tra i 5 e i 12 anni d'età.
Il corpo, grinzoso e flessibile come in pochi altri cetacei, sembra sproporzionato in rapporto al melone piccolo e arrotondato. Quest'ultimo cambia conformazione con l'età e le labbra assumono una forma arrotondata durante le vocalizzazioni. Il collo, ben distinto, è molto mobile e il capo può ruotare consentendo un ampio campo visivo.
In mare le beluga sono difficili da avvistare per via del profilo basso: la pinna dorsale è ridotta a una lieve protuberanza. Compiono raramente balzi fuori dall'acqua, nuotano lentamente ed è possibile distinguerle quando emergono grazie al loro corpo bianco. Talvolta mantengono la testa fuori dall'acqua per guardarsi intorno e mostrano curiosità nei confronti delle imbarcazioni. È molto più facile avvistarle nei fiumi, come il Churchill nel Manitoba, o il San Lorenzo-Saguenay.
Le beluga si spostano in gruppi di 5-20 individui; in estate si possono avvistare assembramenti di oltre un migliaio di esemplari nelle aree di alimentazione intorno agli estuari e nei fiumi. In alcuni corsi d'acqua di Russia, Canada ed Europa settentrionale sono state osservate a centinaia di miglia dal mare. Se spiaggiate, spesso sono in grado di aspettare la marea successiva.
Una curiosità potrebbe essere questa, tanto simpatica quanto veritiera: i beluga erano, nel corso del XVI Fino al XVIII secolo, cacciati dai Pirati che solcavano l'oceano Pacifico e l'Oceano Atlantico come veri e proprio strumenti di simpatia sessuale: infatti le donne erano considerate dai Pirati una maledizione, se portate in mare. Per questo motivo i Beluga, una volta pescati, venivano usati e poi rigettati in mare. Ancora oggi le beluga sono cacciate per le carni e in alcune zone le popolazioni stanno registrando un calo, ma le minacce maggiori vengono dall'attività petrolifera e dall'inquinamento chimico.

The English name comes from the Russian белуга (beluga) or белуха (belukha) which derives from the word белый (belyy), meaning "white".

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martedì 22 gennaio 2008


la notte m'è bastata a buttare giù quattro righe d'amore.

sulle prime provo a dormire. dopo mezz'ora esatta mi sveglia un suono. corro (si fa per dire) a vedere cos'è: una sagoma scivola al di là della porta dell'hotel. ospiti nottambuli, ma il mio sonno mi si spezza in due e hai voglia te a cercare di rimettere insieme le cose. erano le 3 e mezza.

avere sonno e non poter dormire è doloroso più o meno come un destro in faccia; a differenza dell'insonnia che invece è necessaria come un destro in faccia, anche se non mi riguarda.

però da piccolo c'era l'asma, e l'aerosol alle 4 del mattino, perché le crisi amano affacciarsi quando uno è distratto. mi preoccupavo che quel basso continuo svegliasse -e non è escluso che accadesse- tutto il palazzo. poi dicono che sono egoista: a cinque anni avere l'asma e preoccuparsi per i vicini svegliati dal suono molesto del mio erogatore. sì, bastardo, sei egoista: il tuo orgoglio di bambino viziato e tartufesco ferito dal figurarti il vicino vegliare compatirti. egoista, oltre che maniaco protagnista.

ma mi ha insegnato tanto, l'aerosol: primo: che il prefisso che designa una qualche relazione con l'aria è aero- e non areo-. a cinque anni non tutti lo sanno.

secondo: il suo suono è una nota fissa con cui far risuonare la voce in molti modi.


eppure è stata piccola, la notte. per carità, un involucro pesantemente vuoto. ma niente che io non sia in grado di tollerare.

ho iniziato a sbrigare il lavoro alle 5 e poco più, subito dopo la consegna dei cornetti. alle 5 e mezza non avevo già più niente da fare.


cosa dovrei essere io, dunque, se non un musicista?

lunedì 21 gennaio 2008

Acquisti del fine settimana.

Sabato:







Domenica:
"E' sempre un atto di invadenza interpretare i pensieri inconsci di una persona, per rendere conscio ciò che essa desidera mantenere preconscio."
Bruno Bettelheim, "Il mondo incantato".

sabato 19 gennaio 2008








Lesson nº1: The cat is on the desktop.

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venerdì 18 gennaio 2008


L'araldica di Internet ...
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giovedì 17 gennaio 2008

Se e' vero che cio' che non strozza ingrassa ... beh allora tutti i grandi critici della societa' avrebbero fatto meglio a tacere invece di suggerire ai loro nemici l'elenco dettagliato dei loro difetti.

Se un virus rimane latente l'ospite non lo combatte. Credo che il sistema abbia superato la febbre ... ahinoi!

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mercoledì 16 gennaio 2008

Ancora una volta di fronte a questa casella bianca da riempire ... eppure mica mi obbliga nessuno?!¿! Pero' che ci vuoi fare, e' l'istinto. Quel bisogno di buttarla li', cosi', senza ragione. Di portare avanti quel discorso ... MA CHE DISCORSO?¿?¿?¿? Criticavo a Beluga la mancanza di contenuti, e come al solito ritrovo in lui piu' di quanto vorrei capire di me stesso. Vediamo un po', scriviamo dei fatti reali. Ieri ho mangiato la lasagna di Sabrina ... LA PIU' BUONA MAI ASSAGGIATA NELLA VITA! Veramente l'ha fatta la sera prima perche' avevamo Peppe a cena e si e' messa li' a scartabellare fra i suoi libri di cucina: lasagne di ragu' e spinaci per primo, coniglio alle olive nere per secondo, patate novelle e cipolline in salsa di aceto balsamico di contorno. Visto che le sfoglie di lasagna erano di quelle gia' pronte, ha dovuto modificare la ricetta ed ha messo gli spinaci lessati in acqua salata foglia per foglia a formare uno strato, alternandosi con besciamella vegetale e ragu' ... MMMMMMMM. Senza parole. Tiruttiru' ... tiruttiru' ... plim plim plim plim plim ... tiru' ... Felix the cat, the wonderful wonderful cat ... Cazzo la sveglia! E il gatto sul petto che ti annusa le caccole degli occhi. Ormai sente la canzoncina e sa che ti alzerai per dargli i croccantini. Mi alzo e la prima cosa che penso e': "LAAASAAAAGNAAAA"; e sembro proprio quel ciccione giallo pelato che sbavando fa: "CIAAAMBEEELLEEEEE". Mi trascino mezzo zoppo verso la cucina e resisto ai vari kilobar che premono sulle pareti della mia vescica, apro l'anta del frigo e tiro fuori il succo di pompelmo ... glug ... diretto dalla bottiglia. Una rotazione in senso antiorario di 90º mi permette di dirigere il mio arto sup sx in direzione del forno, applicare una trazione/torsione dello sportello e catapultare le mie fauci su la lasagna fredda. Pensate solo che potevo mangiarla con le mani per quanto fosse ben compatta: da manuale! Ritorno a letto, faccio il vago ... "Felix ha mangiato?" ... "Si tesoro, riposa". Che bello quando non devi andare a lavorare. Felix si che ha capito tutto, lui si ...

sabato 12 gennaio 2008

salvo certe -e non sporadiche- emorragie inventive, la mia mente, ringraziando madre natura, funziona.
è vero, a volte la fantasia sbizzarrea e rischia grosso, galoppando senza capire un cazzo giusto in pizzo al precipizio. ma per farsi risucchiare dal vuoto tocca essere pazzi per davvero, e non è il caso mio, mi spiace.
l'equilibrio vero, però, è una dote rara, spettro traslucido di tutte le doti. è raro perché consiste nel reciproco annullamento di due forze. se le forze sono due, s'intende.
se sono più di due esso è ancora più raro, per ovvie ragioni. e, oltre che più raro, sarà tanto più bello quanto più numerose sono le forze in gioco. ogni forza coinvolta nell'equilibrio risulterà scevra da ogni vizio e brillerà -umilmente compartecipe del tutto- di sola virtù, assieme ad ogni altra forza e a tutte le altre.
troppo facile buttarla in caciara e dire che l'equilibrio appartiene al cosmo tutto, e basta. se anche così fosse, a me, in quanto higuerra, me ne frega poco.
mi interessa invece capire come raggiungere un equilibrio tutto mio, di cui cospargermi come di un unguento, per andarmene in giro, o restare qui, ma insomma per fare solo ciò che è utile e dilettevole fare. in parte già mi riesce, ma si deve poter fare di più.

giovedì 10 gennaio 2008

Sono grato di essere frai i tuoi eletti.
Ne ho approfittato per rivedere il vecchio blog di Barcellona ... ti dico solo che sono le 23:48 del 10-01-2008 e sto nel turno di notte. Non mi sento affatto in colpa per rimandare il lavoro all'ultimo, relegarlo nell'infimo ultimo posto dei miei pensieri meno urgenti (il passo successivo e' l'oblio).
Rileggere le proprie cose fa bene e fa male allo stesso tempo, quasi in maniera incrociata: ti rileggi e pensi "che bello quando pensavo ste cose" poi ti critichi con "ammazza pero' sta cosa la potevo scrivere meglio, ma forse stavo fattissimo" e ti giustifichi. La metti vicino a cio' che scrivi ora e ti accorgi di quanto arido sei diventato e di come ogni post non sia nemmeno un passo ma uno strascicarsi verso la sedia a rotelle da dove la tua creativita' e' caduta. La scena si svolge nel bagno pubblico di una metropolitana. Che tristezza.
Hai ragione Beluga, hai ragione. Quelli erano i tempi non troppo andati degli pseudonimi fra noi, dei Remo Remotti come liturgia, delle trasmutazioni del senso per assonanza nelle chat, della fantasia e degli stimoli del genio Boada, delle partite a scacchi con la speranza di perdere, dei P(aki)C(omputer), delle storie a distanza, dei detournement, delle scarse ambizioni accompagnate da grandi soddisfazioni personali, della nostalgia dei Session Garage (che oggi c'e' sempre meno), di Alice e delle sue meravigliose espressioni di stupore, della voglia di credere che Barcellona fosse casa mia e delle mie idee, dei giorni di festa che sembravano durare di piu', di casa Amarilla e degli specchi riflessi.
Erano tempi migliori, senza dubbio. Non so se fare come Proust o generare qualcosa di nuovo, momentaneamente non hho l'energia per nessuna delle opzioni possibili.
Tornero', lo prometto. A modo mio.
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c'est génial!!!

café absurd ha ottenuto la nomination al thinking blogger award!!!



non so, museum, se un blog disattento, egoista e autorefenziale come questo meriti cotanto riconoscimento.. ma davvero, mi ha fatto immenso piacere ricevere la targhetta.

ecco cosa ha scritto museum di café absurd:

"È come sedersi a un tavolino in un Caffè degli Artisti e aspettare che qualcosa di insolito accada davanti ai nostri occhi e ci sorprenda. Non importa che ti abbiano appena servito una tazza di cioccolata calda o una tazza di all'arancia e cannella, un aperitivo o una birra alla spina. Quando meno te lo aspetti uno dei membri del team farà il suo ingresso e lancerà il suo messaggio in bottiglia. Vale la pena aspettare."

prometto - così da guadagnarmi a posteriori la fiducia accordatami - di ricominciare ad interessarmi a ciò che scrivono gli altri, al di fuori delle mura di questo café :)


milioni di grazie, ancora e ancora!!!

ecco a voi le regole del concorso:

-partecipare solo se si è nominati

-linkare il post originario

-inserire nel proprio post il logo del thinking blogger award

-indicare 5 blog che abbiano la capacità di farti pensare

ora sta a me "nominare".. eheh!

1- anzitutto grex, http://lowcostgeneration.blogspot.com/ , blog fecondo, immaginifico, mai superfluo, sempre ispirato e ben scritto. Grex è un pensatore, un provocatore, un affabulatore.

2- ancora grex, perché il suo genio post-sovietico trasborda e un blog solo non gli basta. Ma qui troverete anche gli exploit micidiali di altri (abbastanza) straordinari pensatori: http://cronachelowcost.blogspot.com/

3- http://haikelbak.blogspot.com/. Sì, premio anche bak. Ma è più che altro un premio alla carriera :) Il premio va al blog succitato, ma date un'occhiata anche (e soprattutto) qui: http://www.tripwood.it/haikel/

4- il blog del cannù ha vissuto tempi migliori; ma un blog è un libro, una storia, una specie di vita, e dentro c'è tutto, il bello e il brutto. d'altronde sono più che certo che il ricciuto istrione saprà tornare a stupirci. eccovi il link: http://noneraprevisto.blogspot.com/

5- e a proposito del buon vecchio fibbio tripwood - che ospitò presso di sé il primo glorioso blog di bak - nomino anche lui: http://memoriediunpescerosso.blogspot.com/. Quasi soltanto letteratura, e della peggiore. ma tripwood ha prodotto talmente tanto, e in così poco tempo, che di perle in mezzo al guano ce n'è a bizzeffe. comunque il suo blog mi fa pensare proprio perché c'è la quantità, quello che a me manca; e con ciò non voglio dire che in questa sede ci sia la qualità!

Mi unisco al dolore di museum per la scomparsa precoce e forse un po' "personaggesca" di un blog veramente fico: http://zerosettantadue.blogspot.com/. Ora il link, tristissimamente, vi porterà in uno degli innumerevoli non-luoghi della rete. Una lapide, un nulla -io dico- più significativo di tanti sprechi di parole.

mercoledì 9 gennaio 2008

dev'essere successo qualcosa. qualcosa che spieghi il tempo ignorante.

nei racconti di vita certe persone rimpiangono.
per me è più comprensibile restare esterrefatti. mettersi a urlare parole senza senso, senza senso per chi non vuole riconoscervi una sfilza di succulente bestemmie.



il problema è che non capisco com'è che sono ancora uno studente universitario. siamo nel 2008, è ridicolo. e infatti rido. ma nemmeno troppo; solo che non voglio amareggiare nessuno, quindi faccio buon viso a cattivo gioco, come quando mi dicono che come musicista mi butto via.

che bisogno c'è di cercare il tempo perduto? sarà lui a trovarti e ti farà un culo così.

certe persone sanno fare ogni cosa al momento giusto. altre no. e io faccio parte di altre.

la consolazione è che, a quanto vedo, non è quasi mai il tempismo che fa la differenza tra un fico e un coglione. la fortuna ci mette del suo. e aiuta gli audaci ma soprattutto incoraggia i fortunati.

epperò l'essere umano davvero dotato è quello che sa stare comodo nell'abito che indossa, sia esso (abito) una tuta da meccanico, una tunica, la pelle nuda, un paio di occhiali da sole. certe tute da meccanico sono belle, che peccato sporcarle di grasso.

tant'è che l'università mi è diventata un fardello grottesco, le scadenze sono calci sulle gengive. ma anche chissenefotte, tanto con quello che studio posso finire a fare solo il ricercatore, e se avevo la stoffa del ricercatore non ci mettevo nove anni a laurearmi :D

finire tocca finire, per carità.

la necessità, si dice, aguzza l'ingegno. ma la fretta, si dice anche questo, è cattiva consigliera. cosa c'entra? non lo so. pensavo alle scadenze e al fatto che non so come fronteggiarle, o meglio lo so ma non mi piace.
nel frattempo riconosco il peso di mille giorni ignoranti, duemila giorni. ma non avrei potuto viverli diversamente, e non si tratta di rimpiangere o rimordere. m'è andata davvero bene così. sono stato in giro, ho fatto il cazzo che mi è parso per un sacco di tempo. non mi è mai piaciuto niente e mi son sempre piaciute troppe cose insieme. ho sempre ottenuto quello che volevo.

ma è qui il punto: essere in grado di volere mooooooooolto di più. e non è per niente facile. non per uno che come musicista si butta via.



si tratta di restare esterrefatti e cacciare bestemmie delle più croccanti e profumate. e poi basta. poi si ricomincia. magari dall'acqua. bere e nuotare.

magari dall'aria e dalle gambe, correndo.

magari ancora dal sonno.

magari ancora dal dormire meno.

dallo smettere di fare qualcosa che fa male.

dall'iniziare a fare qualcosa che fa bene.

dal desiderare di nuovo partire.

dal desiderare la roba d'altri.


ah, torbida comodità della stasi, fatiscente accontentezza del gioco.

a fare le persone serie non si comincia di punto in bianco. si nasce, si cresce seri o poco seri.
e io sono poco serio; ma porto avanti il mio progetto comico con estremissima serietà.

e chi non mi conosce non lo sa.

ho voglia di andare a cena da zeeshan kebabish. mi basterebbe fare un biglietto per barcellona.